The Hate U Give: recensione del film di George Tillman Jr. #Romaff13

Courtesy of Twentieth Century Fox.

The Hate U Give del regista George Tillman Jr. presentato alla Festa del Cinema di Roma, ci dipinge in modo chiaro e fresco il quadro attuale, senza mezzi termini e in modo potente. E per farlo sceglie la giusta “voce”: quella di Starr, sedicenne di Garden Heights in Georgia, eroina dell’omonimo libro scritto da Angie Thomas, uscito solo due anni fa e nato proprio sotto l’ombrell del movimento Black Lives Matter.

 

The Hate U Give, la trama

Trayvon Martin 17 anni, Jordan Edwards 15 Anni, Michael Brown 18 Anni, Oscar Grant 22 anni, Philando Castile 32 Anni: sono solo alcuni nomi di ragazzi uccisi dalla polizia americana negli ultimi anni. Non sono nomi di personaggi inventati, avevano una vita, una famiglia, erano persone prima di tutto. La loro colpa? Il colore della loro pelle. Sentiamo queste news in modo distratto alla TV o Qui in Italia quasi non arrivano, così che questa realtà sembra così lontana da noi. Eppure, per la maggior parte dei ragazzi afroamericani, è la quotidianità.

The Hate U Give, il film

Starr (Amanda Stenberg) è una ragazza come tante, ama le sue scarpe da ginnastica, l’hip-hop anni ’90 e il Principe di Bel Air. Ha una bella famiglia, due genitori che si amano e due fratelli che le vogliono bene. Ma Starr ha anche una doppia vita: quando è a casa, nella sua comunità, tra la gente che l’ha vista crescere, è quella di sempre. Sa come comportarsi, conosce bene chi gestisce la gang locale perché suo padre ne faceva parte e sa badare a se stessa. Ma quando è a scuola, una privata dall’altra parte della città, diventa una versione “più bianca” di se: cerca di non usare lo slang, evita i conflitti e riga dritto, per non essere identificata come una del ghetto. Ma la particolarità di Starr è che è entrambe queste versioni di sé e capisce e conosce entrambi i mondi. Una sera per caso incontra il suo amico di infanzia Khalil (Algee Smith) e in una escalation di eventi diventa unica testimone della morte dell’amico per mano di un poliziotto. Da questo punto il film poteva prendere le direzioni più disparate, concentrarsi sugli eventi o sui perché, come in Fruitvale Station, film di debutto di Ryan Coogler del 2014 che raccontava la vera storia di Oscar Grant. Ma The Hate U Give trova la sua forza nel punto di vista che ci offre sulla tragedia: quello di Starr.

Una ragazza giovane, intelligente, che si fa domande, che non ci sta alle ingiustizie ma allo stesso tempo non sa cosa fare, che non è invincibile, che non ha sempre ragione e che non giudica le cose a priori. La perfetta performance di Amandla Stenberg poi aiuta molto,  rieuscendi a veicolare tutte le emozioni della protagonista attraverso sguardi e primi piani che a volte fanno davvero tanto male, soprattutto se ci si ferma a pensare che tutto questo non sia finzione.

George Tillman Jr. trova la Giusta lente sotto la quale sviluppare questa storia in modo da farla diventare perfetta per il pubblico più giovane: sceglie un linguaggio visivo accattivante, degli attori idoli dei teenager ( KJ Apa star di Riverdale e Sabrina Carpenter direttamente da Disney Channel), riferimenti di pop-culture tra una battuta e l’altra e una colonna sonora che spazia da Kendrick Lamar a Tupac. E il titolo del film proviene proprio da un idea di Tupac, che negli anni 90 coniò il termine THUG LIFE:  non è nulla di gangster ma semplicemente l’acronimo della frase “The Hate U Give Little Infants F—s Everybody” ovvero che quello dell’odio è un circolo vizioso, l’odio genera odio e se noi mostriamo ai bambini l’odio loro impareranno solo ad odiare e non amare. Spesso si dice che un film è “necessario” e The Hate U Give era proprio il film necessario in questo preciso momento storico, in particolare in America.

Forse non era il prodotto giusto per un circuito da festival: troppo “pop”, “poco artistico” magari… Ma questo non è di certo un film da “critici”. È un film fatto per le persone, fatto per i ragazzi, protagonisti assoluti e involontari di questa tragedia. E l’importante è che The Hate U Give trovi la giusta collocazione anche nelle sale italiane perché è una di quelle storie raccontate così bene e in modo così  forte e diretto da entrarti dentro e non uscirne più.

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