The Specials: la recensione del film con Vincent Cassel #RFF15

Al cinema dal 29 ottobre, il film porta lo spettatore all'interno di una storia di pura bontà umana, esaltando la diversità e le sue peculiarità.

The Specials film

Prendersi cura di chi ne ha bisogno non è affatto un compito semplice, ma vedere poi il sorriso sul loro volto ripaga di ogni fatica. Lo sa bene Bruno Haroche, protagonista del film The Specials, il quale è in costante azione per essere sempre presente per gli altri. Una vita frenetica che di privato ha ben poco, ma da cui si possono imparare grandi valori, che il film aspira e riesce a comunicare con grande intensità. Presentato ad Alice nella città, in concomitanza con la Festa del Cinema di Roma, il film vanta in realtà un già lungo e glorioso percorso. Ha infatti fatto parte della sezione Fuori Concorso del Festival di Cannes 2019, per poi ottenere ben 8 nomination ai premi César. Il film diretto da Olivier Nakache ed Éric Toledano, già autori di Quasi amici, è infatti un toccante racconto che, senza risultare smielato, esalta la diversità e la necessità di prendersene cura.

 

Protagonisti del film sono Bruno e Malik, interpretati dagli attori Vincent Cassel e Reda Kateb. Amici da ormai quasi vent’anni, questi gestiscono due associazioni con un fine comune: salvare dalla strada ragazzi problematici per formarli e insegnargli a prendersi cura di bambini e ragazzi autistici. I due, infatti, hanno costruito la loro popolarità sulla capacità di occuparsi di quei casi definiti “estremamente complessi” e rifiutati da tutte le altre istituzioni di questo tipo. La loro lotta per salvare i dimenticati, però, si ritrova a vivere un incerto futuro nel momento in cui due ispettori governativi si recano da loro per svolgere alcune indagini. L’uomo dovrà fare affidamento sulla bontà delle sue azioni per riuscire a dare ancora una casa a quanti ne hanno bisogno.

The Specials: fare del bene oltre la legge

Quanto narrato dai due registi francesi si basa sulla reale associazione di Stéphane Benhamou, specializzato nella cura di bambini e ragazzi autistici. Vere sono anche le vicende giudiziarie che hanno portato, solo di recente, all’emanazione di un permesso a tempo indefinito per lo svolgimento delle attività. È anche a partire da questo documento che Nakache e Toledano scrivono la sceneggiatura, puntando così ad esaltare due tematiche particolarmente attuali e sempre troppo poco trattate. La prima, come già accennato, è quella relativa alla necessità di opere di bene senza doppi fini. Per tutto il film si assiste alle fatiche di Bruno e Malik nel tentare di dare completa dignità a persone affette dalla citata sindrome. Un compito tutt’altro che semplice, dove ogni caso è unico e necessità di trattamenti specifici.

Ne sono un esempio perfetto Joseph e Valentìn, i due giovani su cui si concentra molto del film, fornendo un ritratto realistico e sincero della loro condizione. Tale aspetto di umanità si va però a scontrare con la fredda burocrazia, che penalizza chi non risulta in regola secondo criteri talvolta estranei agli obiettivi. Lo spettatore è consapevole sin da subito di questa minaccia nei confronti dell’associazione di Bruno. Una volta introdotta, questa è però lasciata più in secondo piano di quello che ci si potrebbe aspettare. L’attenzione si rivolge infatti sull’attività del protagonista, mostrandoci la sua inossidabile forza di volontà. Un bisogno di fare del bene, il suo, che all’occhio cinico potrebbe nascondere qualcosa. Eppure, nonostante tutte le indagini nei suoi confronti emerge solo il desiderio di aiutare il prossimo.

The Specials recensione

The Specials: la recensione

I valori e le tematiche trattate nel film risultano spesso essere un terreno insidioso. Parlare di diversità è tanto giusto quanto delicato, e non sono molti i film che riescono a farlo senza scadere nel banale. The Specials sembra trovare la giusta chiave a riguardo, affrontando il tutto non con gravità ma con la giusta attenzione. Attenzione che si ritrova nella volontà di utilizzare vere persone autistiche nei ruoli che prevedono tale sindrome, come anche nel costruire scene non secondo un ricercato gusto estetico quanto secondo un bisogno di verità. Nel momento in cui si ottiene questa, inevitabilmente il film risulta anche bello da vedere.

Tutto ciò viene infatti portato in scena con una grande semplicità nella scrittura e nella sua messa in scena. I registi non ricercano lo spettacolo visivo consapevoli che quanto viene narrato è già straordinario di suo. Si limitano così a portare sul grande schermo una realtà e una condizione spesso sottovalutata, lasciando che siano le immagini a denunciare le azioni che andrebbero compiute in sostegno di questa, e non in suo contrasto. Condito di grande umorismo, che non nasce da un sentimento di compassione, il film riesce così a divertire e commuovere. Perché risulta difficile rimanere impassibili nel momento in cui si assiste a tanta genuina bontà.

https://www.youtube.com/watch?v=u-vXkBFIXQo

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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
the-special-con-vincent-casselI registi non ricercano lo spettacolo visivo consapevoli che quanto viene narrato è già straordinario di suo. Si limitano così a portare sul grande schermo una realtà e una condizione spesso sottovalutata, lasciando che siano le immagini a denunciare le azioni che andrebbero compiute in sostegno di questa, e non in suo contrasto.