Underworld: il risveglio, recensione del film con Kate Beckinsale

Underworld: il risveglio

Ritorna nelle sale cinematografiche la guerra sanguinosa fra Vampiri e Lycan, solo che questa volta a temere l’estinzione sono entrambe le razze, a favore di un uomo sempre più temibile e intenzionato a far scomparire dalla faccia della terra questa tremenda epidemia. E’ questo l’incipt (non certo un’ondata innovativa) di Underworld: il risveglio, quarto capitolo della saga di Underwolrd, che vede ritornare in grande forma Kate Beckinsale nella graziosa e sexy tutina di pelle della vampira Selene.  La vicenda inizia con la sua cattura e successivamente il suo risveglio dopo oltre dieci anni in un laboratorio di Antigen, una potente compagnia biotech impegnata a sviluppare un vaccino contro i virus che ha creato Vampiri e Lycan.

 

Il nuovo Underworld: il risveglio, prodotto dall’ideatore della saga, nonché regista dei primi due capitoli Len Wiseman è a tutti gli effetti l’ideale continuazione di Underworld Evolution. Infatti, i collegamenti con il secondo film sono tutti esplicitamente dichiarati nel prologo iniziale, come a voler per certi versi dissociarsi dal terzo capitolo, non del tutto fortunato. Punti  di forza di questa nuova pellicola sono senz’altro la scelta di ritornare ad alcuni registri che avevano regalato il successo al primo episodio. In questa nuova vicenda a dominare la scena incontrastata è l’azione, vero cuore pulsante della saga, che assieme alle atmosfere lugubri e dark, forgiano un’opera adatta al grande pubblico e agli amanti di genere.  Arricchisce ulteriormente il vettore spettacolare di Underworld: il risveglio un’evoluzione stereoscopica sorprendente, funzionale alla storia e servile all’azione.

Il suo impiego non è mai futile, ma sempre scrupoloso ed efficace, tanto da rendere alcune sequenze davvero spettacolari e far sobbalzare lo spettatore a più riprese. Inoltre, il ritorno della protagonista si sente e come, ed è grazie ad essa che lo spettatore viene coinvolto nuovamente nella storia, il suo personaggio affascina e intriga ed aiuta a rendere più umane le vicende. Con Selene ritornano anche le lunghe sequenze di combattimento che senz’altro faranno felici gli avvezzi al genere.  Unica nota negativa è data da una sceneggiatura che risica la sufficienza e si limita a raccontare la vicenda senza mai andare sopra le righe, come se non ci si volesse complicare la vita, e talvolta arriva a essere fin troppo esplicativa; molto spesso il silenzio è più assordante di mille dialoghi.  Questa caratteristica arriva anche a produrre  momenti di presunzione, nel tentativo di dare maggiore profondità e introspezione a personaggi che non necessariamente ne posseggono le capacità.

Underworld: il risveglio rispetta le aspettative del genere, intrattenendo a più riprese lo spettatore, con pochissimi momenti di riflessione e tanta azione e combattimenti, che ne fanno un film degno della saga e lo proiettano senza esclusioni di colpi ad un probabile quinto capitolo.

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