Giffoni Film Festival 2014: Richard Gere contro la guerra

Richard Gere Giffoni 2014Sette respiri al minuto contro la guerra. Richard Gere insegna la ricetta buddista per cercare di contribuire, ciascuno nel proprio ruolo, alla pace nel mondo. Ospite del Giffoni Experience, il 65enne attore nato a Filadelfia arriva alla Cittadella più famosa del mondo con camicia bianca, sorridente, gentile, saluta fotografi e giornalisti uno a uno.

 

“Sono molto molto contento di essere qui a Giffoni -spiega Gere arrivato in Italia assieme a suo figlio 14enne Homer- sono onorato di essere ospite di un festival in cui si realizza una cosa importantissima: mettere in relazione i ragazzi di tutto il mondo, un elemento che avrà in futuro un impatto positivo per l’intero pianeta”. Non ha paura di Hollywood, anzi: “Tutti pensano che Hollywood sia un mostro vorace ma è solo un posto dove si fanno i film. Non dobbiamo venire a patti con Hollywood, dobbiamo fare purtroppo di peggio: venire a patti con i nostri demoni personali”.

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Parla dell’ultimo film che ha interpretato, “Time out of mind”, in cui recita il ruolo di un homeless: “il film andrà al festival di Toronto e poi spero a quello di Roma -annuncia- la sceneggiatura originale è stata scritta 25 anni fa. Da allora possono essere cambiati dettagli ma i problemi interiori di quel mondo sono sempre gli stessi. Avevo avuto contatti con un’unica associazione di New York  che si occupa della cura e dei diritti di queste persone, New York  è l’unica città al mondo dove per legge ogni persona deve avere un posto dove dormire per la notte, gli deve essere dato un letto. Nel film abbiamo voluto rappresentare il processo di transizione per diventare homeless e  tutta la burocrazia che ne consegue”.

Gli chiedono delle sue abitudini alimentari: “Non sono vegetariano, mangio pesce, ogni tanto pollo, non mangio carne rossa. Penso che alla fine arriverò al punto da non mangiare del tutto prodotti di origine animale. Avevo un amico che stava per avere un figlio ed era studente del Dalai Lama. Gli chiese come poteva fare a insegnare qualcosa a suo figlio. Il Dalai Lama rispose: insegnagli  a rispettare la vita di ogni insetto, anche l’insetto ha una famiglia intorno, cerca di sopravvivere ogni giorno. Gli insetti sono gli animali meno gradevoli, se riesci ad insegnargli questo gli hai insegnato tutto”.

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Poi le tensioni internazionali e i venti di guerra: “Ricordo molti anni fa l’insegnamento di un mio maestro giapponese zen che diceva che lui non prendeva una decisione finchè non riusciva ad abbassare il numero di respiri a sette in un minuto. Con questo esercizio riusciva a controllare l’emotività e l’impulsività. Abbassare il numero dei respiri significa non reagire subito, non rimanere sulla superficie, andare più giù nella coscienza fino al punto di acquisire una razionalità più forte per capire che siamo tutt’uno con il resto dell’umanità. Non mi fido dei politici che reagiscono subito, creiamo gentilezza gli uni con gli altri, essere gentili è il punto di partenza”.

Come sceglie i suoi film? “Non ho mai scelto una parte che conteneva una motivazione che non fosse per me importante. Ma ho fatto anche scelte sbagliate”.

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Poi l’incontro con i ragazzi: “Che consiglio do’ a chi vuol fare l’attore? Impegnatevi, impegnatevi, ipegnatevi, per imparare a far bene una cosa ci vogliono almeno diecimila ore. E sappiate che è molto difficile, il 99 per cento degli aspiranti attori è disoccupato. Ma se ci credete, se sentite che sia la cosa più importante per voi, allora fatelo!”.

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