Cannes 2015: Emma Stone e l’uragano Woody Allen fra filosofia e cabaret

Cannes 2015

E il terzo giorno arrivò Woody Allen. Il regista di Manhattan ha portato sulla Croisette il suo nuovo Irrational Man, una commedia con sfumature noir che ha messo d’accordo positivamente quasi tutta la stampa internazionale. Con lui una dei protagonisti del film, una incantevole Emma Stone in un abitino nero piuttosto generoso che poco ha lasciato all’immaginazione, alzando notevolmente la temperatura della sala conferenze del Festival di Cannes. L’incontro è uno di quelli imperdibili, poiché Allen – nonostante i suoi 79 anni – ha ancora uno spirito e una grinta da fare invidia, ha infatti trasformato il tutto in un cabaret con tanto di fragorose risate – quasi continue – dei fortunati giornalisti riusciti a entrare. Per farvi entrare nel mood vi riproponiamo la prima domanda con tanto di risposta a tema: “Signor Allen, ha spesso scritto e girato film in cui i personaggi uccidono qualcuno. Lei ha mai pensato di uccidere?” “Certo, anche mentre stava parlando…”. Primo Levi, campi di concentramento e Kant a parte, è stata una continua risata.

 

“Ho scritto Irrational Man perché arriva sempre il punto in cui si pensa ‘cavolo, che succederebbe se prendessi questa decisione?’, tutti facciamo scelte. Ovviamente è meglio fare scelte giuste, il protagonista del film fa una scelta irrazionale ma in fondo è tutto relativo, anche molte cose che scegliamo di fare nella vita reale non hanno molto senso. Le persone sono sempre alla ricerca di qualcosa che dia un significato alla loro vita, i religiosi per esempio. Fanno scelte irrazionali per assicurarsi un posto in paradiso, non meno folli della scelta di Abe nel film. Io la vedo così.” (risate) Un Allen estremamente ironico e convinto, che ha considerato il tema del suo nuovo lavoro come un’idea banale in realtà, che si può trovare su qualsiasi giornale di cronaca: “Se leggete un giornale certamente trovate ogni tipo di nefandezza, coppie che si tradiscono, gente che si uccide, è assolutamente normale. Tutta la più grande letteratura è così, Anna Karenina, Guerra e Pace, e la gente ama sentire e vedere queste cose al cinema come a teatro. Siamo oltre Shakespeare.”

Difficile dargli torto, del resto chi meglio di lui conosce quello che il pubblico vuole dopo decenni di grandissima carriera. Ma si impara ancora dal proprio lavoro, dopo così tanto tempo? “Non impari tante cose girando film. O meglio, impari tantissimo durante i primi due, tre film al massimo, giusto le cose tecniche basilari, il resto si impara in modo naturale vivendo e non c’è nulla e nessuno che può insegnarti. È anche per questo che non rivedo mai i miei film, sono certo che ora troverei solo gli errori, vedrei solo le cose che potrei migliorare. Charlie Chaplin studiava tutto quello che girava, a volte cambiava, ricominciava, allora era più semplice rimettere su un set e avere gli attori, adesso costerebbe troppo quindi neanche ci penso. Però sono sicuro che rigirerei tutto, avendo gli stessi attori e le stesse location. Tornando alla domanda principale: si impara dalla vita, fondamentalmente, che è piena di lezioni. Basta un attimo per trovarsi faccia a faccia con la morte, basta poco per farci cambiare abitudini di vita.”

Non solo cinema però, come molti di voi sapranno Woody Allen ha anche firmato con Amazon per una nuova serie TV, come procedono i lavori? “Non ne ho la minima idea, non so cosa sto facendo, è stata davvero una leggerezza impegnarmi con loro. Pensavo fosse facile come girare un film, invece qui si hanno ore e ore da scrivere e girare. Non è un’ora e mezza..! Sono davvero perduto, sarà un grande imbarazzo quando uscirà.” (ancora risate generali) Se il piccolo schermo mette così in difficoltà il regista, come se la caverà mai con le grandi domande della vita? “Rispondo facendo film. Viviamo in un universo random vivendo una vita random, tutti moriremo prima o poi e ogni cosa che abbiamo fatto scomparirà. È successo a Beethoven, a Shakespeare, capiterà a tutti. L’unico modo per non pensarci è distrarsi; la gente si distrae con le partite di baseball, con gli stessi film, io per distrarmi li scrivo e li giro continuamente. Non importa se faccio brutti film, è importante distrarsi. Così non penso a quando morirò, a quando sarò vecchio e decrepito in un futuro molto lontano.” (fischi e applausi)

Signor Allen, nonostante tutto è diventato il regista che voleva diventare? “No, volevo diventare un regista serio, il mio mito è Ingmar Bergman. Però la comicità è arrivata come un dono e ho dovuto adattarmi, mi hanno sempre pagato per questo, non mi avrebbero dato un centesimo per scrivere roba seria. Devo essere divertente e va bene così.” Touché.

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