Buoni a nulla: recensione del film di Gianni Di Gregorio

Buoni a nulla

Il terzo lungometraggio di Gianni Di Gregorio, Buoni a Nulla torna a parlare dei tipici micro mondi che il noto regista romano ha già raccontato ed egregiamente esplorato in Pranzo di Ferragosto.

In Buoni a Nulla Gianni a pochi mesi della pensione si è trasferito in un ufficio lontanissimo che lo costringe ad abbandonare il suo quartiere e cambiare del tutto il suo stile di vita. Marco invece è un uomo buono, gentile e indifeso. Innamorato di Cinzia, la giovane collega che lo schiavizza e lo illude. Bisognerebbe arrabbiarsi ed imparare a farsi rispettare, ma come si fa?

Buoni a Nulla, il film

La sceneggiatura, scritta a quattro mani con Pietro Albino Di Pasquale, porta in scena l’Italia dei “furbetti” coloro che negli uffici delegano lavori agli altri attraverso atteggiamenti adulatori o attenzioni particolari, oppure i condomini sempre pronti a giudicare lo stile di vita altrui per poi concludere con i familiari “arrivisti” che pensano come sistemarsi a discapito del parente. Pertanto la regia segue in maniera semplice e lineare gli evidenti “prima” e “dopo”, ossia il Gianni surclassato dal lavoro e dalla famiglia fino al giorno in cui decide di mostrare il suo “lato cattivo”, quello che la vita gli impone dopo aver pagato fin troppe conseguenze. La nuova condotta porterà Gianni a degli inevitabili contraccolpi, soprattutto a livello personale, perché se è vero che essere cattivi a volte premia la propria indole non la si può plasmare e si finisce con farsi del male. Il privilegio della storia è di saper intrattenere attraverso i tempi della commedia e con i classici stereotipi italiani (e romani), evidenziato con toni divertenti quel grande ed innegabile strato di insofferenza che si nutre nei confronti del prossimo e l’inefficienza lavorativa che sta caratterizzando la società contemporanea.

Di Gregorio per dare compattezza alla storia predilige un cast di attori che sanno incarnare e sviluppare la maschera richiesta dal genere, troveremo in parti già visitate al cinema, Valentina Lodovini nel ruolo dell’impiegata che ricorre alle sue doti naturali per svolgere il lavoro, Anna Bonaiuto direttrice che vuole essere servita e Gianfelice Imparato nel più classico dei galoppini-doppiogiochisti. Ma chi primeggia nel ruolo, anche più dello stesso Di Gregorio, è Marco Mazzocca che forte della sua esperienza di teatro e di spalla comica cavalca il ritmo della sceneggiatura concludendo le gag o apportando la sua mimica a fine scena.

Buoni a nulla è un film che fa ridere ma non graffia, il titolo, evidentemente indirizzato a tutti coloro che non fanno nulla e vivono alle spalle “dei buoni a tutto”, passa tra le righe non c’è alcuna polemica né denuncia, bensì una constatazione sulla realtà moderna e nessun rimedio per cambiarla. Il film segna la personale visione del regista con l’unico intento di far ridere e divertire come dimostra il cercatissimo happy ending.

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