Festival di Roma 2014: Il mio amico Nanuk recensione

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Luke è un ragazzo di 14 anni che vive nell’artico canadese, una sera trova nel suo garage Nanuk, un piccolo cucciolo di orso abbandonato. Il giovane Luke (Dakota Goyo) sfiderà i pericolosi elementi naturali per riportare il piccolo da sua madre. Nell’impresa lo aiuterà Muktuk (Goran Višnjić), una guida Inuit che conosce bene questi ambienti ostili.

il-mio-amico-nanukIl mio amico Nanuk è il film presentato nella sezione Alice nella città ed Eventi Speciali del Festival del Film di Roma 2014. La regia di Brando Quilici è il risultato di anni di ricerche e riprese nell’artico canadese, questo diventa l’elemento cardine nella sceneggiatura di Hugh Hudson e Bart Gavigan che hanno il modo di raccontare una storia di frontiera, o meglio, l’esatto confine tra il regno degli uomini e quello degli animali nelle desolate zone dell’artico in cui il sentimento di amicizia sopravvive anche alle prove più difficili. Si viene a strutturare così un’avventura, nonché un viaggio di formazione per il giovane Luke, che scoprirà la verità sulla morte di suo padre e la sua vera indole attraverso i coraggiosi atti di amicizia nei confronti del cucciolo di orso nonché la sua determinazione e amore per un ambiente così estremo. La storia, inevitabilmente, segue con prevedibilità tutte le tappe che l’eroe deve compiere (l’iniziazione, i sacrifici ed i pericoli) creando così grandi sequenze d’azione che si contrappongono alle scene comiche messe in moto dalle distrazioni e le prime esperienze di un giovane adolescente. Il mix oltre a non appesantire il film in un melodramma permette di sottolineare la matrice “teen” della pellicola. Ma ciò che rimane impresso nella memoria dello spettatore sono le spettacolari panoramiche che danno il modo di comprendere tutta la bellezza dei vasti “deserti di ghiaccio”. Esse ci forniscono la giusta prospettiva di come siano popolati questi ambienti, sia nella fauna che nelle antiche popolazioni indigene che vivono e prosperano in ambienti inospitali ma che si stanno estinguendo a causa degli evidenti problemi climatici. Il film inoltre non tralascia neanche la componete più cruda di questa realtà, i cacciatori di orsi e le baleniere, che con i loro atti non fanno altro che turbare il delicato equilibrio dell’Artico.

Il mio amico Nanuk è un film leggero e ricco di avventura che entra nella fascia di film quali Belle e Sebastien che rinnovano il rapporto cinematografico tra i ragazzi e gli animali, ma che scopre e pone l’attenzione sulla componete ambientale e documentaristica dell’Artico.

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