Le Leggi del Desiderio: recensione del film di e con Silvio Muccino

Le Leggi del Desiderio

A quattro anni di distanza da Un altro mondo, Silvio Muccino torna dietro la macchina da presa per raccontarci un fenomeno attuale, il life coaching, senza tralasciare quella componente sentimentale così candida e schietta che da sempre caratterizza i suoi lavori da regista. Di cosa parla Le Leggi del Desiderio? Di Giovanni Canton (interpretato dallo stesso Muccino), carismatico trainer motivazionale che decide di dimostrare la veridicità delle sue teorie organizzando un concorso per la selezione di tre fortunate persone che verranno da lui stesso portate, in sei mesi, al raggiungimento dei loro più sfrenati desideri. Ben presto, però, il life coach dovrà fare i conti con gli effetti che l’intenso rapporto con il terzetto prescelto avrà nella vita di tutti, soprattutto nella sua…

 

La cosa che più colpisce de Le Leggi del Desiderio è una notevole crescita che Muccino regista dimostra nella direzione degli attori. In diversi momenti il suo Canton viene messo da parte, quasi eclissato, per lasciare maggiore spazio alle storie e alle dinamiche che coinvolgono i tre concorrenti, intepretati dai bravissimi Nicole Grimaudo, Maurizio Mattioli e Carla Signoris. Il trio di attori dà vita a dei personaggi ben caratterizzati, che spingono alla riflessione nel loro emergere come esempi lampanti e ben radicati di una società disposta a tutto pur di realizzare i suoi sogni, e che proprio per questo spaventa. Eppure, troppo spesso il Muccino sceneggiatore eccede nello stereotipo e nella prevedibilità, ed è qui che viene fuori il problema più grande della terza esperienza da regista dell’attore romano.

Se Muccino dimostra di aver raggiunto una maggiore consapevolezza dal punto di vista tecnico, impreziosendo il suo lavoro con una regia molta più acuta e scorrevole (aiutato anche dalla fotografia di Federico Schlatter), non si può dire lo stesso in merito alla sue capacità narrative: scritto da Silvio in collaborazione con la storica Carla Vangelista (che aveva già firmato con lui Parlami d’amore e Un altro mondo), Le Leggi del Desiderio, pur affrontando un tema mai esplorato dal cinema italiano, insegue l’innovazione filmica senza mai raggiungerla veramente, restando come intrappolato in se stesso e nella visione sognante del suo regista, incapace di liberarsi dalle catene della retorica che spianano la strada ad un finale smorfioso e romantico che si fa specchio di uno spirito idealista attecchito, ma che, al giorno d’oggi, sempre più fatica a trovare un riscontro nella realtà.

Le Leggi del Desiderio, in uscita il 26 febbraio, non è certamente l’opera della maturità. Nel suo impellente, pressante bisogno di dimostrare che quella strada (la strada dell’amore, in qualunque forma esso si manifesti) è l’unica via percorribile, Silvio Muccino confenziona un prodotto che scivola a poco a poco nella mediocrità e nella prevedibilità di una conclusione stantia, impedendo al film stesso di rimanere anche lontanamente impresso nelle mente o nell’animo dello spettatore.

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Stefano Terracina
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le-leggi-del-desiderio-recensione-del-film-di-e-con-silvio-muccinoLe Leggi del Desiderio, in uscita il 26 febbraio, non è certamente l'opera della maturità. Nel suo impellente, pressante bisogno di dimostrare che quella strada (la strada dell'amore, in qualunque forma esso si manifesti) è l'unica via percorribile