Oggetti Smarriti recensione

oggetti smarritiGuido (Roberto Farnesi), architetto di successo, con un matrimonio alle spalle, deve fare un favore alla ex-moglie (Giorgia Wurth), badando alla figlia di 6 anni (Ilaria Patanè, prima volta sullo schermo) che non vede mai, per una notte intera. Ma la figlia sparisce, pur restando in casa col padre, insieme ad un cacciavite, come talvolta accade con quegli oggetti d’uso comune che scompaiono proprio da sotto il naso. C’è anche il narratore (Michelangelo Pulci) che fornisce le 7 regole d’oro su “cosa fare nel caso si smarriscano degli oggetti (o persone)”. Non c’è spazio per la polizia, ma solo per un particolare ufficio di oggetti smarriti.

 

Fantasy? Eccessivo. Commedia surreale? Sì, come se ne producono poche nel nostro paese (o forse come ce ne sono molte in cantiere, che non trovano però un canale distributivo accettabile). Oggetti Smarriti, diretto da Giorgio Molteni, è una favola che sulla linea dell’oggetto comune apparentemente introvabile, costruisce qualcosa di più grande, dove  lo “smarrito” non è tanto il mero oggetto in sé che spesso sarà poi “dove dovrebbe essere”, ma la persona che lo sta cercando. Per farlo, non passa attraverso banalità ordinarie, ma crea ed entra in una realtà seconda, sospesa, da dove è possibile tornare indietro. Con un piccolo aiuto.

Ioggetti smarriti recensionel film è diviso in due blocchi: il primo ha il sapore della commedia più standardizzata, con la battuta modellata sulla cadenza toscana, anche se più lenta e meno grintosa rispetto ai canoni di genere. La seconda parte acquista quel tocco di magia, che dalla prosa arriva alla poesia, alla coscienza, all’onirico, tra offuscamenti registici e mentali. Il passaggio da una parte all’altra, pur cominciando con la sparizione della figlia, è sancito dall’entrata di Sonia (Chiara Gensini), vicina di casa di Guido, mandata dall’ufficio oggetti smarriti, che ha il compito di fargli raddrizzare la testa. Solo che prima gliela fa perdere.

Guido si scontra anche con il passato, in un gioco di flash-back dove ricorda il padre, la madre e oggetti smarriti della sua infanzia. Il surreale narratore, di cui vediamo le fattezze fisiche, spezza la narrazione, la alleggerisce, conversa con lo spettatore quasi fosse, pur avendo ben presenti i fatti e probabilmente la loro conclusione, parte del pubblico e si godesse la storia insieme a lui.

Farnesi è bravo a fungere prima da “toscanaccio” con la battuta facile, superficiale, latin lover dalla macchina sportiva e dalla donna giovane e bella, poi a trasformarsi nel delirante e disperato padre di una bambina che non si trova, che arriva alla pazzia, prima di recuperare la ragione.

Oggetti Smarriti è un film indipendente dove il regista Molteni ha fatto un buon lavoro, offrendo un prodotto che lascia qualcosa senza appesantire, rinunciando agli stereotipi della commedia italiana del nuovo millennio, operazione possibile proprio grazie a tale “indipendenza”.

L’unione di una parziale sperimentazione, più contenutistica che tecnico/registica, con la figura ben nota (televisivamente) di Farnesi, potrà farlo restare a galla nelle sale. Esce l’11 Luglio 2013.

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