Sammy 2 – La grande fuga: recensione del film

Sammy 2 - La grande fuga

In Sammy 2 – La grande fuga Amici da sempre, Sammy e Ray, due tartarughe marine, trascorrono giorni felici nella barriera corallina. Un giorno mentre guidano i primi passi verso il mare dei loro nipotini, Ricky ed Ella, si ritrovano prigionieri di una rete da pesca. Catturati dai bracconieri, Sammy e Ray vengono venduti e si ritrovano ben presto in un gigantesco acquario sottomarino di Dubai. Qui faranno la conoscenza di pesci provenienti da tutto il mondo, alcuni simpatici, altri un po’ matti, e tutti insieme tenteranno di scappare dal grande acquario, con l’aiuto di due alcuni amici molto speciali.

 

Il secondo lungometraggio animato della coppia Stassen e Kesteloot (il primo fu infatti Le Avventure di Sammy uscito nel 2010) riprende il filo da dove si era concluso il precedente. Sammy e Ray sono ormai cresciuti e sono addirittura diventati nonni. La nuova avventura coinvolge questa volta non solo loro ma anche i loro neonati nipotini. Dall’uscita di Alla ricerca di Nemo in poi, tutte le case produttrici di film d’animazione si sono cimentate con l’argomento delle avventure sottomarine, costruendo in alcuni casi personaggi e storie molto credibili, e in alcuni altri prodotti molto meno convincenti.

Sammy 2 – La grande fuga, il film

Sammy 2 - La grande fuga

È purtroppo il caso di Sammy 2 – La grande fuga. La galleria di personaggi che i due incontrano durante la loro prigionia del grande acquario di Dubai è sicuramente poco convincente: un cattivo poco cattivo che non suscita quel naturale sentimento di rabbia e frustrazione, la parte dei “giullari” invece è affidata a fin troppi personaggi (addirittura tre) che si spartiscono quel tocco di pazzia e simpatia che li contraddistingue, risultando poco efficaci. Il mondo subacqueo creato dai registi olandesi a ben poco a che fare, poi con la prigione in cui le due anziane tartarughe si sentono rinchiuse: ampi spazi, cibo a volontà, e l’attenzione dei clienti del ristorante extralusso non sembrano poi così insopportabili da giustificare il frettoloso bisogno di fuga, se non fosse per i due neonati bisognosi di aiuto.

I lungometraggi di animazione ci avevano abituati, negli ultimi anni, a esempi di scrittura cinematografica e maestria tecnica ottimi (basti ricordare, tra gli altri, le prove della Pixar e della Disney), nel caso di Sammy 2 – La grande fuga, invece alla validità della proiezione 3D, che ci trasporta completamente sotto i mari, non segue un’eguale energia narrativa.

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