Warm Bodies recensione

Cosa succederebbe se la più romantica delle tragedie di Shakespeare, Romeo e Giulietta, fosse ambientata in un non meglio specificato futuro? E, soprattutto, come potrebbe sbocciare l’amore tra i due giovani se Romeo fosse già morto dall’inizio della storia? Probabilmente nessuno se lo è mai chiesto, anzi, quasi nessuno, dato che la produttrice Bruna Papandrea ha deciso di finanziare un film fondato proprio su questi presupposti: Warm Bodies.

 

In un mondo post apocalittico l’umanità stenta a sopravvivere, ed è costretta a rimanere rinchiusa in città difese da altissime mura, poiché minacciata costantemente da zombie famelici (di cervelli umani). Julie (Teresa Palmer), la Giulietta della storia, si è vista mangiare la madre e il fidanzato e, comprensibilmente, combatte contro i cadaveri ambulanti da tutta la vita. Durante l’attacco che decreta la morte del suo innamorato, però, viene notata da R (Nicholas Hoult), un tormentato Romeo-Zombie che si invaghisce di lei e decide di non mangiarla, ma di  metterla in salvo nascondendola nel suo rifugio. A sorpresa, il loro legame non lascia indifferente la comunità di Cadaveri, che, pian piano, riacquista vitalità e si ritrova a combattere fianco a fianco con gli umani contro mostri ancora più terribili, zombie senza possibilità di redenzione, gli Ossuti. Per la coppia, però, il destino non si prospetta roseo: ce la faranno i due a far accettare al padre di Julie, il terribile Grigio (John Malkovich), il legame tra sua figlia e un morto?

warm-bodies-4Warm Bodies, lungi dall’essere un polpettone strappalacrime, ha due grossi pregi: rilegge la fantascienza in chiave leggera rendendola godibile a tutti ed è carico di una grossa e necessaria dose di autoironia. Il personaggio di R, lo zombie dotato di coscienza protagonista della storia, è il fulcro di una serie di situazioni divertenti che punteggiano una storia altrimenti prevedibile. Le contraddizioni provocate dalla velocità dei suoi pensieri profondi, affidati ad una voce fuori campo, in netto contrasto con i movimenti lenti e gli incomprensibili grugniti che emette, ne fanno un personaggio spassoso e non banale.

La sceneggiatura di Warm Bodies tiene abbastanza bene per tutta la durata del film, alternando sapientemente azione, romanticismo, molti toni da commedia e pochi toni drammatici. Un film apprezzabile proprio perché, lasciando le facili morali sull’accettazione del diverso sullo sfondo e concentrandosi soprattutto sulla storia d’amore tra i due protagonisti, senza alcuna pretesa si pone come un prodotto d’intrattenimento leggero, ma non scontato.

Non sarà una pietra miliare della storia del cinema, ma si lascia guardare con piacere. Chissà se, dopo il periodo di vampiri che si prendono troppo sul serio, è arrivato il momento delle commedie di zombie autoironici?

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RASSEGNA PANORAMICA
Marta Pirola
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Marta Pirola
Laureata in Televisione, Cinema e Produzione Multimediale presso l'Università IULM di Milano dal 2009. Amante del cinema e delle parole da sempre.
warm-bodies-di-jonathan-levineNon sarà una pietra miliare della storia del cinema, ma si lascia guardare con piacere. Chissà se, dopo il periodo di vampiri che si prendono troppo sul serio, è arrivato il momento delle commedie di zombie autoironici?