A Second Chance recensione del film di Susanne Bier

A Second Chance segna il ritorno di Susan Bier alla regia dopo il fiacco Una Folle Passione (Serena) e l’Oscar conquistato nel 2011 con la pellicola In Un Mondo Migliore. Questa volta, per raccontare una storia umana- troppo umana- di amore, dannazione, dolore, vita e morte, sceglie la sua amata terra scandinava dove il paesaggio naturale plumbeo e silenzioso sembra quasi un co- protagonista assoluto affianco degli attori protagonisti, che sorprendono per la loro intensità drammatica sullo schermo, riuscendo a creare una sorprendente empatia tra gli spettatori e i loro personaggi, catturati attraverso dettagli, particolari e primissimi piani che ne evidenziano i silenzi e le riflessioni nei momenti più drammatici delle loro esistenze destinate a finire allo sbaraglio.

 
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Andreas (Nikolaj Coster- Waldau) è un poliziotto dalla vita apparentemente perfetta: sposato con Anna, (Maria Bonnevie) hanno avuto da poco il bambino che tanto desideravano, Alexander. Simon (Ulrich Thomsen), collega ed amico, sta affrontando un divorzio difficile e, per colmare il vuoto esistenziale che avverte, si ubriaca pesantemente creando problemi; un bel giorno, durante un normale giro di routine, le loro esistenze si incrociano con quelle di Tristan (Nikolaj Lie Kaas) e Sanne (Lykke Maay Andersen), una coppia di tossicodipendenti, anch’essi genitori del piccolissimo Sofus. Queste vite, apparentemente distanti e slegate tra loro, sono destinate ad incrociarsi indissolubilmente quando un evento drammatico- nell’esistenza di Andreas- lo porterà a compiere alcune scelte discutibili che trascendono il labile confine tra bene e male.

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La Bier realizza un film emozionante e angoscioso, riflessivo e melodrammatico, detestabile o amabile: può essere valutato solo ricorrendo ad un drastico aut- aut, perché in fondo è la sceneggiatura stessa che si nutre di questi contrasti irrisolti e marcati. I personaggi evocati sullo schermo corrono il rischio di destare scandalo per via delle loro scelte discutibili che mettono a repentaglio le nostre convinzioni morali ed etiche, strutturate nel corso dei secoli. La scelta, la “seconda possibilità” del titolo che Andreas decide di compiere è sconvolgente e folle ma, emotivamente, necessaria; lo spettro della perdita di un equilibrio familiare costruito dopo tanto lavoro lascia spazio al baratro del vuoto e dell’indecifrabile, spingendo un essere umano ben oltre i propri limiti. A Second Chance è un film poetico nella sua drammaticità, vero perché si ispira alla vita stessa, che induce alla riflessione e pone lo spettatore di fronte a difficili dilemmi morali: in fin dei conti, solo la saggezza e la comprensione da parte degli altri permettono ai protagonisti di essere salvati e di avere una seconda opportunità.

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