Il proverbio di omeriche origini “Temo gli Achei anche quando portano doni” potrebbe essere tradotto cinematograficamente parlando di certi registi: tipo “Temo Lars Von Trier pure quando dice che gira un porno”.
Contrastanti sono le opinioni e le interpretazioni di quelli che hanno già visto Nymphomaniac Vol. 1, che arriverà in Italia il 3 aprile poiché, a quanto pare, in mano al danese, anche un film che presenta scene di sesso esplicite – nonostante la censura di più sequenze nella versione italiana rispetto a quella degli altri paesi – riesce a portare alla mente significati che vanno ben oltre quelli circoscritti all’immaginario erotico. Se quindi, da una parte, il prodotto è riuscito ad attirare l’attenzione del mondo – e consistenti introiti al botteghino – grazie all’accostamento delle variabili “maestro del cinema” e “film porno”, lo spettatore che si appresta a vederlo deve sempre ricordare di avere a che fare con Lars Von Trier.


Considerato un capolavoro da alcuni, denigrato e definito addirittura noioso da altri, crediamo sia comunque giusto ricordare che il film conclude un percorso iniziato dal regista con Antichrist e portato avanti con Melancholia, chiamato Trilogia della Depressione. Pur trattandosi di un film porno con brevi e sporadici intermezzi ironici, quindi, Von Trier non rinnega la propria particolare rappresentazione del sesso e soprattutto del rapporto sessuale che sempre, nei suoi lungometraggi, vengono resi in un’ottica ambigua, disturbante e perfino inquietante.
