All the Devil’s Men – Squadra Speciale è un action thriller del 2018 diretto da Matthew Hope, che si colloca nel solco dei film di genere militare e spionistico, con atmosfere cupe e un ritmo serrato. Ambientato tra Londra e altre location internazionali, il film segue le operazioni di un gruppo di mercenari al soldo della CIA, impegnati in una missione che si trasforma rapidamente in una lotta per la sopravvivenza. Il tono è quello crudo e realistico tipico dei moderni war-movie e spy-movie, con sparatorie, tradimenti e alleanze che si sgretolano nel giro di poche scene. Le sequenze d’azione sono il cuore pulsante del film, caratterizzate da un uso massiccio di armi da fuoco, combattimenti corpo a corpo e inseguimenti adrenalinici.
Tra le caratteristiche che distinguono il film c’è però anche l’attenzione alla psicologia dei protagonisti, in particolare al tormentato Jack Collins, ex Navy SEAL diventato mercenario, interpretato da Milo Gibson. Il film scava nel lato oscuro dei soldati d’élite, uomini consumati da missioni segrete e conflitti interiori, spesso incapaci di trovare una collocazione nella vita civile. L’atmosfera generale è volutamente cupa e disillusa, riflettendo un mondo in cui ideali e morale sembrano essere sacrificati in nome di interessi politici ed economici. La trama, pur basata su schemi narrativi noti, cerca di offrire un intreccio ricco di tensione e colpi di scena, dove nulla è come sembra e ogni scelta ha conseguenze letali.
Nel corso di questo approfondimento ci concentreremo però non solo sull’azione e sulle dinamiche che caratterizzano All the Devil’s Men – Squadra Speciale, ma anche sulla spiegazione del suo finale. Analizzeremo come si conclude la missione del protagonista e quale sia il significato più profondo delle sue scelte e di quelle dei personaggi che lo circondano. Il film, infatti, non si limita a un susseguirsi di scontri armati, ma propone una riflessione su lealtà, sacrificio e il prezzo della guerra segreta.
La trama di All the Devil’s Men – Squadra Speciale
Il film ha per protagonista Jack Collins (Milo Gibson), ex Navy SEAL profondamente segnato dalla guerra e che vive tormentato dai suoi demoni interiori e da un passato difficile da dimenticare. Diventato cacciatore di taglie per conto della CIA, accetta un’ultima missione ad alto rischio offertagli da Leigh (Sylvia Hoeks), agente dell’antiterrorismo: fermare Terry McKnight (Elliot Cowan), un ex collega della CIA diventato un pericoloso rinnegato, capace di agire senza scrupoli. McKnight si trova a Londra e sta trattando con criminali russi per ottenere un’arma nucleare, minacciando una catastrofe globale e il fragile equilibrio tra le potenze mondiali.
Per Collins, però, questa missione è anche una resa dei conti personale, essendo McKnight un suo vecchio commilitone con cui ha condiviso il campo di battaglia in operazioni clandestine. Affiancato dai compagni Brennan (William Fichtner) e Samuelson (Gbenga Akinnagbe), Collins si ritrova a Londra, dove ingaggia una vera e propria guerriglia urbana contro l’esercito privato di McKnight, addestrato ed equipaggiato con precisione militare. A complicare tutto, c’è Tony Deighton (Joseph Millson), un ex collega che ora combatte dalla parte sbagliata, spinto da motivazioni oscure. In un mix esplosivo, la missione diventa una lotta per la sopravvivenza, dove niente è come sembra.
La spiegazione del finale
Nel terzo atto di All the Devil’s Men – Squadra Speciale, l’intensità raggiunge il culmine quando Collins, ex Navy SEAL trasformato in cacciatore di taglie per la CIA, si ritrova braccato tanto quanto le sue stesse prede. Dopo una lunga caccia all’uomo nelle strade di Londra, Collins e la sua squadra riescono a individuare McKnight, l’ex agente della CIA passato al nemico, intenzionato a vendere un carico letale di uranio arricchito a terroristi. Lo scontro finale ha luogo in un magazzino abbandonato, dove le tensioni tra Collins e i suoi alleati vengono messe alla prova. Le sequenze sono frenetiche: tra sparatorie serrate e combattimenti corpo a corpo, la posta in gioco si alza a ogni istante. Collins si trova infatti faccia a faccia con McKnight e, dopo un brutale confronto, riesce a fermarlo, impedendo così che l’uranio finisca in mani pericolose.
Mentre la polizia e le forze speciali irrompono sulla scena, Collins osserva il caos che lo circonda, realizzando che la missione ha avuto un costo personale altissimo. I membri della sua squadra sono decimati e il suo stesso senso morale è ormai logoro. La conclusione lascia un sapore amaro: nonostante la minaccia sia stata sventata, Collins comprende che non esistono veri vincitori in questo gioco letale. La pellicola si chiude con lui che si allontana, silenzioso e solo, mentre le sirene delle forze dell’ordine risuonano nella notte londinese. Non c’è gloria, solo il peso delle azioni compiute e la consapevolezza di essere stato, ancora una volta, solo un ingranaggio in una macchina di morte e potere.
La risoluzione del film evidenzia perfettamente uno dei suoi temi principali: la moralità ambigua nel mondo delle operazioni clandestine. Collins, pur agendo formalmente per il “bene superiore”, si trova coinvolto in un conflitto in cui il confine tra giusto e sbagliato è sempre più sfumato. Il finale riflette come ogni missione, anche quella apparentemente più giusta, abbia un prezzo altissimo e spesso insensato. L’eroismo convenzionale lascia il posto a un realismo cupo e disincantato, che mostra come gli agenti sul campo siano sacrificabili e manipolabili, pedine in giochi più grandi di loro.
Infine, il destino di Collins e la sua disillusione rappresentano una critica al sistema stesso che lo ha creato e usato. Il film pone domande scomode sulla guerra segreta che si combatte nell’ombra e sul valore della lealtà in un mondo dominato da interessi politici e strategici. Il finale, con la sua mancanza di catarsi e il senso di solitudine che avvolge il protagonista, lascia lo spettatore a riflettere sulla vacuità delle battaglie combattute in nome della sicurezza globale, e su come il vero nemico spesso risieda nelle stesse istituzioni che promettono protezione.