Roman Polanski rompe il silenzio: “Provano a fare di me un mostro”

Roman Polanski

Roman Polanski ha concesso una lunga intervista al settimanale francese Paris Match – in uscita in patria nella giornata di oggi – nella quale ha parlato per la prima volta della recente accusa di stupro mossagli da Valentine Monnier, fotografa, modella e attrice francese.

 

Si tratta di fatti accaduti oltre quarant’anni fa e caduti in prescrizione, sui quali Roman Polanski – di recente nelle nostre sale con il suo ultimo film L’Ufficiale e la Spia – ha finalmente rotto il silenzio. L’intervista con il settimanale francese è stata realizzata a Parigi lo scorso 5 dicembre: Polanski – da sempre restio a raccontarsi ai microfoni dei giornalisti – ha ritenuto che fosse opportuno questa volta chiarire la sua posizione.

Sulla copertina della rivista – che ripropone un austero primo piano del regista ottantaseienne – viene riportata una dichiarazione dello stesso Polanski: “Provano a fare di me un mostro”. Parole dure e certamente sentite, che anticipano le impetuose dichiarazioni rilasciate dal regista di capolavori quali Rosemary’s Baby, Chinatown e Il Pianista, che proprio a causa delle tumultuose vicissitudini personali si ritrova ancora oggi a dover fare i conti con una grossa macchia che sembra aver infangato tanto il suo nome quanto il suo lavoro.

“Oggi è diventato tutto possibile”, dichiara Roman Polanski. “Si licenzia il capo di McDonald’s perché ha avuto una relazione consensuale con un’impiegata o un ministro della difesa perché quindici anni prima ha messo la mano sul ginocchio di una giornalista. È assurdo! Si mette in discussione tutto: il fatto che la Terra sia rotonda, l’evoluzione, l’esistenza dei due sessi, i vaccini… siamo piombati in una sorta di neo-oscurantismo.”

Valentine Monnier sostiene di essere stata violentata dal regista nel 1975, all’età di 18 anni. Quando viene chiesto a Polanski di rievocare la loro relazione, il regista commenta: “Non ricordo niente di quello che racconta, perché è falso. Lo nego assolutamente. È facile accusare quando tutto è prescritto da decine di anni e si sa che non ci potrà essere una procedura giudiziaria a discolparmi. Mi accusa di averla picchiata, ma io non picchio le donne! Dice che le avrei chiesto: ‘Do You Want to Fuck?’, ma perché in inglese? Cita come testimoni due persone che oggi sono morte… comodo così! […] È una storia aberrante.”

Roman Polanski torna quindi a parlare anche dei fatti del 1977, quando venne accusato a Los Angeles di violenza sessuale ai danni di una ragazzina di tredici anni, Samatha Geimer: “Mi dichiarai colpevole per un rapporto illecito con una minorenne. Quello che ho fatto è profondamente deplorevole. L’ho scritto anche a Samantha, con cui mi mantengo in contatto. Ogni volta che lanciano una nuova menzogna contro di me, tornano a lei […] Sono anni che chiede che vengano ritirate le accuse contro di me. Ha scritto più volte al procuratore che il trauma che le causa il circo mediatico è molto peggiore di quello che le feci subire io. Nel 1977 ho commesso un errore e la mia famiglia ne paga il prezzo dopo quasi mezzo secolo.”

Il regista commenta poi la situazione degli ultimi anni, fra le tante accuse di violenza emerse e l’immediata capacità di formulare giudizi senza che effettivamente vi sia un responso della legge, tirando in ballo anche Harney Weinstein: “Oggi si rovinano reputazioni, carriere e vita con poche parole. Quanti innocenti ci sono nel mazzo? Ci sono senz’altro accuse giuste, ma non si cerca più di distinguere il vero dal falso. Weinstein in persona ha dissotterrato il mio passato in occasione della campagna Oscar 2003, quando aveva due film in lizza contro Il Pianista. Il suo ufficio stampa mi definiva ‘uno stupratore di bambini’.”

Fonte: ComingSoon.it

- Pubblicità -