Roma di Alfonso Cuaron è il miglior film del 2018 per la Los Angeles Film Critics Association, associazione di critici cinematografici fondata nel 1975 che ogni anno vota per i Los Angeles Film Awards, riconoscimenti ai membri dell’industria cinematografica che hanno eccelso per il loro lavoro nel corso dell’anno.
Vi ricordiamo che la pellicola di Cuaron, vincitrice del Leone d’Oro a Venezia 75, arriverà su Netflix il 14 dicembre, Roma.
Di seguito tutti i premiati dei Los Angeles Film Awards:
- Miglior Film – Roma
- Miglior Regia – Debra Granik, “Leave No Trace”
- Miglior attore protagonista – Ethan Hawke, “First Reformed”
- Miglior attrice protagonista – Olivia Colman, “The Favourite”
- Miglior attore non protagonista – Steven Yeun, “Burning”
- Miglior attrice non protagonista – Regina King, “If Beale Street Could Talk”
- Miglior sceneggiatura – Nicole Holofcener, Jeff Whitty, “Can You Ever Forgive Me?”
- Miglior scenografia – Hannah Beachler, “Black Panther”
- Miglior montaggio – Joshua Altman and Bing Liu, “Minding the Gap”
- Miglior colonna sonora – Nicholas Britell, “If Beale Street Could Talk”
- Miglior fotografia – Alfonso Cuarón, “Roma”
- Miglior film straniero – Burning, Shoplifters
- Miglior documentario – Shirkers
- Miglior film d’animazione – Spider-Man: Into the Spider-Verse
- Premio New Generation – Chloe Zhao
- Premio speciale – The Other Side of the Wind
Roma: trailer del film di Alfonso Cuarón
Messico, 1970. Roma è un quartiere medioborghese di Mexico City che affronta una stagione di grande instabilità economico-politica. Cleo è la domestica tuttofare di una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna, quattro figli e un cane. Cleo è india, mentre la famiglia che l’ha ingaggiata è di discendenza spagnola e frequenta gringos altolocati. I compiti della giovane domestica non finiscono mai, e passano senza soluzione di continuità dal dare il bacio della buonanotte ai bambini al ripulire la cacca del cane dal cortiletto di ingresso della casa: quello in cui il macchinone comprato dal capofamiglia entra a stento, pestando i suddetti escrementi.
Perché nel Messico dei primi anni Settanta tutto coesiste: la nuova ricchezza come la merda degli animali da cortile, il benessere ostentato dei padroni e la schiavitù “di nascita” dei nullatenenti. Tutto convive in un sistema contradditorio ma simbiotico in cui le tensioni sociali non tarderanno a farsi sentire, catapultando il recupero delle terre espropriate in cima all’agenda dei politici in cerca di consensi.