Oggi sarà presentato in concorso a
Venezia 75 At eternity’s Gate, il film
diretto da Julian Schnabel con
protagonisti Willem Dafoe, Rupert Friend, Oscar Isaac,
Mads Mikkelsen, Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Niels
Arestrup.
Questo film è un insieme di scene ispirate a dipinti di Vincent Van Gogh, eventi della sua vita comunemente accettati come fatti realmente accaduti, dicerie e scene completamente inventate. Il fare arte dà l’opportunità di realizzare qualcosa di concreto, che esprime una ragione di vivere, se esiste una cosa simile. Nonostante tutta la violenza e le tragedie sofferte da Van Gogh nella sua esistenza, non c’è dubbio che abbia vissuto una vita caratterizzata da una magica, profonda comunicazione con la natura e la meraviglia dell’essere. L’opera di Van Gogh è fondamentalmente ottimista. Le convinzioni e la visione alla base del suo singolare punto di vista rendono visibile e fisico ciò che è inesprimibile. Sembra essere andato oltre la morte, incoraggiando gli altri a fare altrettanto.
Questa non è una biografia del
pittore realizzata con precisione scientifica. È un film sul
significato dell’essere artista. È finzione, e nell’atto di
perseguire il nostro obiettivo, se tendiamo verso la luce divina,
potremmo addirittura incappare nella verità. L’unico modo di
descrivere un’opera d’arte è fare un’opera d’arte. “Riuscire a
creare qualcosa di imperfetto, di anomalo, qualcosa che alteri e
ricrei la realtà in modo tale che ciò che ne risulta siano anche
delle bugie, se si vuole, ma delle bugie più vere della verità
letterale”.
(Vincent Van Gogh).