Road to Oscar 2015: il miglior film

Negli ultimi cinque anni è stato vinto da un racconto di guerra, il biopic del Re che annunciò al suo Paese che, per la seconda volta nella vita di molti, il Regno Unito era in guerra, un film muto, la storia vera di un uomo coraggioso che ha rischiato la sua vita per salvare quella degli altri, la triste vicenda, per fortuna a lieto fine, di un uomo venduto come schiavo. Violenza, politica, arte, razzismo, coraggio. Il premio Oscar al miglior film è il riconoscimento ambito da tutti, il premio che materialmente va al produttore, ma che idealmente va all’intero cast e crew che ha contribuito a rendere quell’opera la migliore, e quest’anno a contendersi il premio sono otto racconti, diversi tra loro ed emozionanti, che hanno segnato la stagione cinematografica.

 

La perfezione tecnica contro il grande cuore, il genio appassionato alla vita contro quello misantropo e solitario, l’orrore della guerra contro il magnifico immaginario colorato e farsesco di un’avventura, la lotta sociale per l’uguaglianza contro la lotta personale per essere il migliore. Otto film, otto storie diverse e soprattutto otto diverse intenzioni e idee di cinema. Chi sceglierà di premiare l’Academy quest’anno?

The Grand Budapest Hotel, l’ultimo tenero e visionario film di Wes Anderson, si è dimostrato subito trai favoriti dell’industria americana, che mai come questa volta ha riconosciuto il talento del regista, conferendogli l’onore di ben nove candidature e di una statuetta (quella alla migliore sceneggiatura originale) quasi in tasca.

L’invasione britannica a Hollywood parte da La Teoria del Tutto, biopic su Stephen Hawking che si concentra principalmente sulla storia d’amore di uno dei più grandi scienziati del nostro tempo con la sua prima moglie, Jane Hawking. Il film diretto da James Marsch, gode di cinque nomination e di grande favore presso l’Academy, e anche in questo caso possiamo parlare di un premio già assegnato: Eddie Redmayne migliore attore protagonista.

Film gemello a quello di Marsch è The Imitation Game, che concorre in tutte le categorie principali ma che rischia di tornare a casa a mani vuote, stando a quanto ci ha suggerito fino a ora la stagione dei premi che si coronerà domenica sera al Dolby Theatre. Con buona pace dei sostentori della triste e eroica storia di Alan Turing e delle sue otto nomination, The Imitation Game ha avuto la sfortuna di uscire in un’annata particolarmente affollata di film da premio.

Favorito per la categoria migliore attrice non protagonista e soprattutto per il premio più ambito, Boyhood rappresenta l’amore e la dedizione per l’arte, la devozione che un uomo, Richard Linklater, ha avuto per la sua creatura e il suo impegno verso attori e troupe. Il film è senza dubbio il favorito di categoria, e con sei nomination e (probabilmente) tre premi vinti, è la pellicola che in percentuale farà meglio la notte del 22 febbraio.

La guerra privata del suo eroismo e la condizione di sopravvissuti dei reduci hanno trovato il loro posto al cinema grazie a Clint Eastwood e quello presso l’Academy grazie a American Sniper, che con sei nomination, di cui la più lusinghiera è senza dubbio quella a Bradley Cooper per il migliore attore protagonista, porta a casa il giusto riconoscimento per un grande maestro. Probabilmente però sarà l’unica cosa che Eastwood e il suo film porteranno fuori dal Dolby.

Con due sole nomination, una delle quali alla migliore canzone originale, Selma la strada per la libertà appare il film meno meritevole ad essere presente nella categoria, più che altro perchè un prodotto che eccelle solo nel suo complesso e non anche nelle sue parti desta un po’ di sospetto. Per Selma quindi, oltre alle polemiche che hanno seguito la mancata nomination alla regista Ava DuVernay e al protagonista David Oyelowo, anche lo spettro del dubbio: che la sua presenza nella categoria principale sia solo una mossa politicamente corretta?

Dopo il trionfo di Gravity e di Alfonso Cuaron l’anno scorso, potremmo assistere quest’anno al trionfo di un altro grande regista latino, Alejandro Gonzales Inarritu, che concorre con il suo Birdman in ben nove categorie e che potrebbe certamente ambire a questo premio (Boyhood permettendo) oltre che ai riconoscimenti tecnici che sicuramente avrà (vedi la fotografia di Emmanuel Lubezki). Sarebbe davvero bello se quest’anno Alejandro ricambiasse il favore e potesse ringraziare Alfonso dall’alto del palcoscenico degli Oscar, con il suo omino dorato tra le mani.

Chiude la fila il film che meno di tutti si ci aspettava di trovare trai nominati. Non perchè si tratti di un film mediocre, tutt’altro, ma perchè Whiplash è senza dubbio il film più piccolo e ruvido della lista. Nonostante questo è forse la storia più densa, attuale, potente e drammatica perchè racconta con e attraverso il linguaggio cinematografico una lezione di vita. Sui cinque premi a cui è candidato, l’opera prima di Damien Chazelle porterà a casa il sacrosanto Oscar al migliore attore non protagonista e nulla più. Ma che soddisfazione sarebbe vincere sui grandi colossi di Hollywood.

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