Persepolis, il film d’animazione di Marjane Satrapi

Persepolis

Persepolis è il film d’animazione del 2007, candidato all’Oscar, basato sull’omonima graphic novel autobiografica scritto e diretto da Marjane Satrapi.

 

Persepolis, la trama

La storia (che è un romanzo di formazione) inizia poco prima della Rivoluzione iraniana. Nel film viene mostrato, inizialmente attraverso gli occhi di Marjane a nove anni, come le speranze di cambiamento della gente furono infrante lentamente quando presero il potere i fondamentalisti islamici, obbligando le donne a coprirsi la testa e imprigionando migliaia di persone. La storia si conclude con Marjane, ormai ventunenne, che espatria.

Persepolis, l’analisi

Persepolis è il film d’animazione tratto dalla grapich novel scritta da Marjane Satrapi, autrice e regista stessa del lungometraggio. Sono infatti le memorie della scrittrice di origini iraniane a fare da trama narrativa; la storia ci parla infatti dell’esperienza di vita una bambina che passa la sua infanzia a Teheran, ai tempi della caduta dello scià, anno 1978, in una situazione delicata e di transizione in cui in Iran passa dalla caduta di una dittatura di stampo laico alla presa del potere da parte di Khomeini che attraverso la sua propugnata “rivoluzione islamica” infonde sentimenti di speranza e di aspettativa nelle frange della società più progressiste e filocomuniste ,come la famiglia di Marjane, ma che in realtà si rivelerà essere più repressiva ed autoritaria della precedente.

Marjanne emigrerà quindi in Austria e l’esperienza europea, che finirà con un ritorno della ormai ragazza nella sua terra d’origine, coincide con la maturazione della protagonista, che da bambina diventa ragazza, e che attraverso amicizie e amori viene a contatto con i tratti più spiccati della dimensione europea, diversa dalla sua, (in cui non sono assenti razzismi e fondamentalismi religiosi) evolvendo la propria interiorità attraverso un osservazione consapevole della realtà.

Persepolis, tra potere e bigottismo

Persepolis stigmatizza le forme terribili che il potere assume ma rivela  l’ incapacità che la società civile di riuscire ad andare oltre le sue inerzie e le sue false credenze, come quelle che si trascinano dietro i bigottismi religiosi, e gli eccessi di individualismo, come quelli che emergono ad esempio dalla descrizione dei i giovani della società occidentale.

Gli assi su cui fa evidentemente leva il film sono quelli dello sguardo femminile e femminista della realtà da parte della protagonista, che è chiaro ma non disdegna, e il noto meccanismo della messa a confronto di due modelli di civiltà ,quello europeo e quello arabo nel film, attraverso cui emergono similitudini e differenze che portano a intravedere la relatività di ogni modello di vita ed a mettere in discussione il proprio; sembra inequivocabile il richiamo al romanzo di Montesquie “Lettere Persiane”, un libro antesignano dello spirito critico attraverso cui guardare ai meccanismi sociali, il cui protagonista principe persiano Uzbek in viaggio in Europa descrive stupito i costumi francesi provocando l’effetto di stupire il lettore francese(e divertirlo, come lo spettatore il Persepolis).

Un ingrediente che rende eccezionale il lungometraggio animato risiede nella struttura del film, che ci mostra quanto il modo per esplorare la nostra interiorità e di nostri sentimenti sia quello di guardare dall’alto ai modelli sociali in cui ci troviamo; che premia l’idea che le emozioni e la coscienza siano anche in qualche modo legate ed influenzate dal modo di vivere collettivo, non appiattendosi come tanti mediocri e attuali film italiani solo e totalmente su soggettivismi, amicizie, familiarismi e sentimentalismi di maniera che a volte altro rappresentano e descrivono se non il nulla cosmico. Se il concetto dell’integrità morale” può sembrare una congettura, il regolare ed avvenente tratto del disegno di Marjane Satrapi rendono Persepolis un film schierato ed amabile.

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