JGL, altresì detto Joseph Gordon-Levitt , è uno di quelli che fino a qualche tempo fa ti chiedevi dov’è che l’ho già visto, e il nome ce lo avevi sempre sulla punta della lingua… Un attore del circuito indipendente, uno bravissimo, per carità, ma poco lanciato. Poi Hollywood si è finalmente accorta di lui e allora quel nome non te lo sei scordato più.
Sarà che suo nonno faceva il regista e il DNA non è acqua, ma Joseph è un vero bambino prodigio, perché a 4 anni entra a far parte di un gruppo di teatro musicale, e a 6 è già un habitué degli spot pubblicitari (burro d’arachidi & altre meraviglie made in U.S.A). Appare poi in un paio di episodi del telefilm Casa Keaton e, si sa, dal piccolo al grande schermo a volte il passo è davvero breve. Il giovanotto esordisce al cinema con Beethoven nel 1992, seguito a ruota da In mezzo scorre il fiume di Redford, ma rimane sempre con un piede in TV, e a partire dal ’96 lo troviamo fra i protagonisti della sit-com Una famiglia del terzo tipo, in cui il ragazzino è Tommy Solomon, extraterrestre che finge di essere un ebreo (ironia della sorte, JGL è ebreo per davvero).
Il ruolo gli regala grande notorietà in patria e il suo faccino conquista le copertine di diversi teen-magazine, con buona pace del diretto interessato, che per sua stessa ammissione non ama “essere famoso”. Magari dovrebbe cambiare mestiere, ecco, e invece no, continua a recitare e nel suo curriculum finiscono titoli come Il giurato (è il figlio di Demi Moore), Halloween 20 anni dopo (lo fanno fuori prima dei titoli di testa), 10 cose che odio di te (è lo sfigatello che affianca il duro del liceo, ovvero un altro divo in erba, il compianto Heath Ledger). Con l’arrivo del nuovo millennio, Gordon-Levitt si iscrive alla Columbia University per studiare storia/letteratura/poesia francese, salvo poi mollare tutto nel 2004: l’amour pour la France evidentemente non può competere con quello per la recitazione, anche se, in questa pausa di riflessione accademica, Joeseph ha capito di voler fare solo “bei film”.
Sarà, dunque, questo il mantra che l’attore seguirà nella scelta dei progetti futuri, e sicuramente le prime pellicole con cui si riaffaccia nello showbiz sono opere di un certo spessore, autoriali al limite della ‘nicchia’, come il tostissimo Mysterious Skin (in cui sveste i panni di un gay con un passato di abusi e un presente nella prostituzione) o il noir adolescenziale Brick (in cui è uno studente coinvolto in un giro di droga mentre indaga su un omicidio).
Un set dopo l’altro fino alla svolta del 2009/10, biennio fortunato che lo vede in azione sia in territorio indie – con una storia d’amore, (500) giorni insieme, e una di de-formazione, Hesher è stato qui – sia in zona blockbuster, con G.I. Joe – La nascita dei Cobra e, soprattutto, Inception di Nolan (che per quella parte aveva scelto James Franco, ma poi lo ha dovuto rimpiazzare, offrendo a Joseph la sua grande occasione). Il tempo di girare 50/50 e Gordon-Levitt torna a lavorare col regista di Batman nel terzo e ultimo capitolo della saga, Il cavaliere oscuro – Il ritorno (2012).
Ormai JGL è uno che si fa vedere spesso sul grande schermo (Senza freni, Looper, Lincoln), quindi perché non cimentarsi anche dietro la macchina da presa? La pratica con qualche cortometraggio l’ha già fatta e nel 2013 è pronto per Don Jon, storia di un porno-dipendente che non conosce l’amore vero finché non incontra Scarlett Johansson e/o Julianne Moore (forse). Non contento, Joseph firma anche la sceneggiatura e presta il volto al dongiovanni post-moderno di sua creazione. Un artista a 360°, insomma (con tanto di casa di produzione multi-tasking da lui fondata e diretta).
In attesa di vederlo nel sequel di Sin City, A Dame to Kill For, visto che lui è uno a cui piace dare i numeri (almeno nei titoli dei suoi film), oggi vogliamo fargli un po’ i conti in tasca… o meglio, sulla torta. Sono 33 candeline. HAPPY BIRTHDAY JOE!