Psycho: recensione del film di Alfred Hitchcock

Psycho film

Psycho è il film culto del 1060 diretto da Alfred Hitchcock e con protagonisti nel cast Anthony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles, John Gavin, Martin Blasam.

 

 

Alfred Hitchcock è senza dubbio il Re dei film gialli. Molti di questi sfociano nel genere thriller, lasciando lo spettatore in balia dell’inquietudine e della suspance. Aiutato in ciò da una pellicola in bianco e nero che dà ai suoi lungometraggi un maggiore alone di mistero.

PsychoTra i suoi film, Psycho è forse il più conosciuto. Benché sia uscito nel 1960, turbando milioni di americani e venendo perfino censurato per diversi anni in vari Paesi, questo film è tutt’oggi insuperato. Le tecnologie moderne non potranno mai colmare quell’aura di mistero che con pochi trucchi il regista inglese sapeva dare ai suoi film.

Un’impiegata di una società immobiliare, Marion Crane, sogna un futuro migliore con il suo compagno, Sam, e così fugge con 40 mila dollari di un cliente anziché depositarli in cassaforte. Si dirige con l’auto verso il suo compagno, venendo anche pedinata da un’inquietante poliziotto che ha dei sospetti su di lei. Dato il forte temporale in corso, decide di passare la notte in un Motel. Viene accolta da uno strano receptionist, che pare non andare d’accordo con la madre.

Psycho è un film thriller del 1960 diretto da Alfred Hitchcock, tratto da un romanzo di Robert Bloch del 1959. Candidato a quattro Oscar, nel 1992 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Il film venne girato negli Universal Studios di Hollywood dalla fine di novembre del 1959 fino al 1 febbraio del 1960. Non si sa ancora con certezza perché, nel titolo italiano, la ‘h’ sia scomparsa, diventando Psyco. Il film fu una miniera d’oro per la Universal: girato con un budget di 800.000 dollari, incassò 40 milioni. Per le riprese Hitchcock si avvalse della troupe della serie tv Alfred Hitchcock Presenta per risparmiare tempo e denaro. Pochi, malgrado il successo commerciale, i riconoscimenti ottenuti dal lungometraggio: 1 Golden Globe 1961: miglior attrice non protagonista (Janet Leigh) e 4 nominations ai Premi Oscar 1961.

altAnche in Psycho, non può mancare il solito brevissimo cameo del regista: con in testa un cappello texano, fa la sua apparizione sul marciapiede davanti alla società dove lavora la protagonista Marion. La scena del film passata alla storia è senza dubbio quella della doccia; la quale, si racconta, spaventò milioni di spettatori, che non volevano più compiere quell’atto elementare timorosi che qualcuno arrivasse con un coltello dietro le loro spalle. Pare che il film sia proprio in bianco e nero per ovviare alla scena del sangue, ed evitare censure.

Il liquido che scorre nella doccia è cioccolato fuso. Inizialmente Hitchcock voleva che la scena non fosse accompagnata da commento musicale, ma Bernard Herrmann (autore della colonna sonora anche di Taxi Driver) gli fece cambiare subito idea dopo avergli fatto ascoltare una sua composizione. Fortunatamente se ne convinse. Furono apportate molte modifiche alla scena in cui Marion Crane appare già morta sul bordo della vasca da bagno col viso sul pavimento, perché durante le anteprime, quindi a pellicola quasi ultimata, la moglie di Hitchcock, Alma Reville, fu l’unica ad accorgersi che si poteva vedere l’attrice Janet Leigh respirare. Per girare i 45 secondi della scena della doccia, su uno storyboard di Saul Bass, occorsero sette giorni di lavorazione, 72 posizioni della macchina da presa ed una controfigura per Janet Leigh. L’accoltellamento dura 22 secondi, per un totale di 35 inquadrature. In nessuna delle numerose scene montate per l’omicidio nella doccia si può vedere il coltello affondare nel corpo di Marion; è il montaggio serrato che fa supporre allo spettatore quello che non si vede.

Altre ancora sono le curiosità. Durante le riprese dell’arrivo di Marion Crane al Motel Bates, in cui la sceneggiatura aveva previsto un forte temporale (simulato), Hitchcock si accorse che sullo sfondo si intravedeva la Luna. Alcuni degli attrezzisti dovettero coprirla con delle pertiche e dei drappi neri seguendone lo spostamento nel cielo. Ancora, Hitchcock decise di strutturare il film facendo uccidere la protagonista Marion a un terzo dall’inizio, cosa che non capitava normalmente nel cinema classico, ma che rese l’assassinio della donna ancora più sorprendente e inaspettato. È per questo motivo che il regista insistette inoltre per vietare l’ingresso in sala al pubblico e ai critici dopo l’inizio del film, per concentrare l’attenzione dello spettatore sull’importanza del denaro sottratto e per rendere più forte la scena dell’assassinio, affinché costituisse una sorpresa assoluta.

Qualche aneddoto riguarda anche Casa Bates: l’inquietante abitazione posta su un colle e dalla quale si ode la voce stridula della mamma di Norman, compare in un episodio de La Signora in Giallo, con un omicidio simile a quello del film. Nell’episodio della terza stagione del telefilm “Supercar Un gorilla a Los Angeles” sono presenti molti riferimenti al film, tra cui la stessa casa Bates.

Il personaggio psicopatico di Norman Bates è ispirato alla figura di Ed Gein che, nel periodo tra il 1947 e il 1957, uccise due persone nella zona di La Crosse e Plainfield (Wisconsin), creando decorazioni casalinghe con i resti delle vittime. La sua figura viene ripresa anche in altri tre film: ne Il silenzio degli innocenti dove è rappresentato dal personaggio di Jame Gumb (detto Buffalo Bill e interpretato da Ted Levine), in Deranged, rappresentato dal personaggio Ezra Cobb (detto Macellaio di Woodside e interpretato da Robert Blossom) e in Non aprite quella porta (1974) dove è rappresentato dal personaggio Leatherface, interpretato da Gunnar Hansen. In Psycho, Norman Bates è un appassionato impagliatore di uccelli. Alcuni di questi fanno subito pensare ai minacciosi volatili del film Gli uccelli, sempre di Hitchcock. Poiché Gli uccelli uscì tre anni dopo “Psycho“, Hitchcock potrebbe aver già avuto in mente di realizzare questo film. Nell’inquadratura finale, quella che ritrae Norman Bates sorridente, si può notare la sovrapposizione sul suo volto di una figura simile al teschio della madre: questo fu uno dei primi “messaggi subliminali” inseriti in un film per aumentare il senso di orrore trasmesso dal personaggio.

Psycho: recensione del film di Alfred Hitchcock

Il film ha avuto anche un remake nel 1998. Il regista Gus Van Sant Jr., nominato come miglior regista due volte all’Oscar, la prima per Will Hunting, Genio ribelle nel 1998 e la seconda per Milk nel 2009, ed ha vinto il premio per la miglior regia e la Palma d’oro al Festival di Cannes 2003 per Elephant, inoltre con Paranoid Park ha vinto il Premio speciale per il 60º Festival di Cannes e per l’insieme dell’opera. Van Sant ha seguito minuziosamente il film originale, attenendosi totalmente ad esso. Non si è fatto mancare neppure il cameo, posizionandosi nello stesso posto di Hitchcock.

Le differenze rispetto all’originale comunque sono diverse, sebbene trattasi di particolari: innanzitutto, l’azione è spostata dall’originale 1960 al contemporaneo 1998, forse per giustificare il passaggio dal bianco e nero al colore: un altro aggiustamento “cronologico” è la somma di denaro, che dai 40’000 dollari del primo film si decuplica diventa 400’000, decisamente più credibile nel 1998. Poi, la versione di Van Sant è decisamente più esplicita di quella di Hitchcock: nella scena iniziale, per esempio, Sam (Viggo Mortensen) è mostrato completamente nudo a letto con Marion, mentre nell’originale erano in piedi, lui indossava i pantaloni e veniva solo suggerito che i due avessero fatto sesso. Allo stesso modo, nella scena in cui Norman spia Marion mentre si spoglia, si capisce chiaramente che nel farlo si masturba, cosa che non avveniva nella prima versione. Ancora, nella scena dell’uccisione di Arbogast, Norma/Norman colpisce quest’ultimo non con una, bensì con numerose coltellate per farlo cadere dalle scale.

PsychoLa scena della scoperta del cadavere di Norma e della susseguente rissa è poi decisamente diversa: la cantina è molto più grande di quella della prima versione, nella quale non c’era nemmeno il laboratorio da impagliatore di Norman; l’apparizione di Norman travestito è più lenta e la rissa molto più lunga e violenta, mentre nel 1960 si vedeva solo Sam che toglieva a Norman parrucca e vestito. Infine, Van Sant ha inserito di sua iniziativa delle brevissime immagini subliminali, fotogrammi “nascosti” all’interno delle scene clou (i due omicidi e la scoperta del cadavere): quando Marion viene uccisa, si vedono immagini di una violenta tempesta, quando viene ucciso Arbogast si vede prima una donna nuda con una maschera sul volto e poi quella di un vitello nel mezzo di una strada, ed infine quando viene scoperta Norma Bates, si vedono delle colombe volare via.

Oltre ad un remake, il lungometraggio ha avuto anche 3 sequel:  nel 1982, nel 1986 e nel 1990. Il primo, Psycho II, diretto da Richard Franklin, ebbe anche un inaspettato successo ai botteghini. Nel sequel, lo psicopatico protagonista del primo film, Norman Bates, esce dall’istituto psichiatrico ritenuto ormai guarito 22 anni dopo. Ma tornato a casa, risente la voce della madre e riprende la sua vita turbata. Il suo personaggio è interpretato sempre da Anthony Perkins. Alcune curiosità legate al film: lo pseudonimo che Meg Tilly usa nel film, Mary Samuels, è ispirato a quello con cui Janet Leigh si registra in Psyco nel motel Bates. Il set originale della casa e del motel Bates è stato appositamente ricostruito per le riprese. Il regista Richard Franklin, emula il maestro Hitchcock anche in fatti di cameo: è l’uomo seduto al gioco da bar nella tavola calda dove lavora Norman. Infine, in una scena Norman vuole dare a Mary la stanza numero 1. È la stessa in cui è avvenuto l’orrendo omicidio nella doccia del primo film.

Meno successo ebbe il terzo episodio, Psycho III, che risente un po’ dell’inevitabile ripetitività. Diretto dallo stesso attore protagonista, Anthony Perkins, ancora nel ruolo di Norman, vede quest’ultimo riprendere il suo lavoro e innamorarsi di una ex-suora che contraccambia il suo amore. Ma esso sarà ostacolato di nuovo dall’istinto di sdoppiare la sua personalità e a tenere il cadavere impagliato della madre che lo induce ad uccidere i suoi clienti fino ad uscire nuovamente completamente di senno. Vediamo anche per questo episodio alcune curiosità. Anthony Perkins, che s’assunse come detto anche la responsabilità della regia, decise di tornare con questo terzo capitolo alle atmosfere dello Psyco originale, distaccandosi quindi dalle situazioni splatter del precedente Psycho II (1983). Perkins voleva che l’attore Jeff Fahey apparisse completamente nudo nella scena dell’incontro fra Duke e Red, ma lui rifiutò perché non si sentiva a suo agio davanti alla telecamera. Il regista e attore cercò di convincere la Universal a girare il film in bianco e nero, ma la casa di produzione si oppose. Nella parte della “madre” di Bates compare lo stuntman Kurt Paul, ma nella scena finale, quando Norman è vestito da donna, è Perkins a interpretarla. Kurt Paul ha interpretato Norman Bates nel film TV Il motel della paura.

Il quarto invece (Psycho IV) è un film per la televisione diretto da Mick Garris, incentrato sull’infanzia del pluriomicida Norman Bates. Quest’ultimo racconta la sua infanzia passata con la perfida madre, rivivendo ogni momento di quel tragico periodo ad una stazione radiofonica, e presto tornerà a minacciare ancora. Il film fu girato nel giugno del 1990 agli Universal Studios Florida a Orlando (Florida). La facciata del Bates Motel e la casa sono state ricreate nel parco a tema. Dopo le riprese, la facciata del Bates Motel fu utilizzata per un labirinto stregato durante la Halloween Horror Nights del 1993 intitolata “The Psycho Path Maze”. I set furono demoliti nel 2000 per la costruzione del campo giochi “Curious George Goes to Town”. Durante la prima trasmissione del film fu Janet Leigh, interprete del film originale, a presentarlo.

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