Dragonheart: recensione del film di Rob Cohen

Dragonheart

Dragonheart è il film del 1996 diretto da Rob Cohen e con protagonisti nel cast Dennis Quaid, David Thewlis, Sean Connery (voce), Pete Postlethwaite, Dina Meyer, Jason Isaacs, Julie Christie, Brian Thompson, John Gielguld (voce).

 

DragonheartTrama di Dragonheart: Britannia, X secolo: appena succeduto al tirannico padre, il giovane principe Einon (David Thewlis) viene ferito mortalmente: soccorso dal fido maestro Bowen (Dennis Quaid), che l’ha cresciuto educandolo ai valori dei Cavalieri di Re Artù, il ragazzo viene salvato da un drago (voce di Sean Connery), che gli dona metà del suo cuore, legando indissolubilmente il proprio destino al suo, facendogli promettere che non seguirà le orme paterne.

Il potere tuttavia corrompe, l’arroganza è dietro l’angolo e così il ‘buon principe’ non tarda a mostrarsi peggiore del padre…  Dopo aver tentato senza successo di riportare l’ex allievo a più miti consigli, Bowen si convince che la causa di tutto sia proprio il drago e il ‘dono’ da lui fatto al giovane; dopo una lunga ricerca (nel corso della quale Bowen si specializzerà nel ruolo di ‘ammazzadraghi’) i due si scontrano, stringendo poi un’amicizia che attraverso alterne vicende li porterà ad appoggiare la rivolta contro il tiranno, fino allo scontro finale.

Dragonheart, diventato un cult fantasy

Analisi: Rob Cohen (che nello stesso anno dirige il catastrofico Daylight, dando alla propria carriera una svolta che, lo porterà tra l’altro dietro alla macchina da presa per xXx e il primo episodio di Fast & Furious) dirige questo fantasy un po’ sui generis, dove certi ruoli tradizionali del genere si ribaltano: così, il proverbiale drago diventa uno dei ‘buoni’ che s’impegneranno a combattere un re despota, mentre il  consigliere storico di quest’ultimo (che in certe situazioni è spesso circondato di ambiguità), finisce per diventare un cavaliere errante che sbarca il lunario con metodi non sempre ‘onesti’, prima di farsi di coinvolgere dalla sommossa popolare volta ad abbattere il tirannico monarca.

dragonheart filmCharles Edward Pogue firma la sceneggiatura, per la produzione firmata Raffaella De Laurentiis con un 57 milioni di dollari che verrà più che raddoppiato al botteghino, in tempi – siamo nel 1997 – in cui l’hype per il genere fantasy scatenato dalla trilogia del Signore degli Anelli era ancora ben al di là dallo scoppiare. A interpretare il ruolo di Bowen viene chiamato Dennis Quaid,  interagendo col drago, per i tempi ottimamente animato da Phil Tippett e della Industrial Light e Magic, sulla scorta dell’esperienza fatta con i ‘lucertoloni’ di Jurassik Park; a dargli la voce, viene chiamato un ‘mostro sacro’ come Sean Connery (ma il film si fregia di altri ‘camei’ di rilievo: uno, solo vocale, di John Gielguld, l’altro di Julie Christie nel ruolo della regina madre).

Il cast è completato da David Thewlis nel ruolo del re: l’attore avrebbe in seguito legato il suo nome al personaggio di Remus Lupin nella saga di Harry Potter; nel resto del cast si distingue Pete Postlethwaite, nel ruolo a lui molto congeniale di un monaco. La colonna sonora è affidata a Randy Edelman, in seguito collaboratore abituale dello stesso Cohen.

Discreto sotto il profilo degli incassi, il riscontro di Dragonheart non lo fu altrettanto da parte della critica, che non fu unanime e discretamente divisa: si tratta ovviamente di un film ‘di genere’, che la presenza di un drago parlante  rende inevitabilmente diretto soprattutto a un pubblico infantile e di famiglie.

Visto oggi, dopo che Peter Jackson & Co. hanno stabilito i nuovi ‘canoni’ del genere per il grande schermo, appare a suo modo ingenuo, tuttavia col senno di poi si lascia guardare, nel suo apparire ormai il film di un’altra epoca; a vederlo usando uno sguardo troppo ‘attuale’, c’è il forte rischio di ritrovarsi a sbadigliare. Trama e sceneggiatura appaiono adatte all’occasione, apprezzabile l’intento di fare un film ‘di genere’ senza prendere alcun riferimento letterario preciso e anzi cercando di scompaginare i ruoli classici di questo tipo di storie.

Il limite principale di Dragonheart forse risiede in interpretazioni non memorabili: Quaid con la sua ‘faccia da schiaffi’ appare tutto sommato adatto al ruolo di Bowen, ma nulla più di questo; l’interpretazione di Thewlis non  è certo memorabile, mentre ovviamente a rubare la scena è il drago, ovviamente più con la presenza che con la voce, donatagli da uno Sean Connery chiamato principalmente a coprire il ruolo di ‘nome di grido’ per attirare un maggior numero di spettatori.

dragonheart

Dragonheart ha avuto due sequel direct-to-video, Dragonheart 2 e Dragonheart 3 – La maledizione dello stregone. 

Dragonheart 2, il sequel

Dragonheart 2Dragonheart 2 è il film del 2000 diretto da Doug Lefler. Protagonisti di Dragonheart 2, sono Chris Masterson, Harry Van Gorkum, Henry O, Tom Burke, Rona Figueroa.

In Dragonheart 2 Geoff è uno stalliere con il sogno di diventare cavaliere. Ad aiutarlo a raggiungere il suo scopo Drake, ultimo drago ancora vivo, che diventa suo compagno d’armi. 

Dragonheart 3 – La maledizione dello stregone

Dragonheart 3Dragonheart 3 – La maledizione dello stregone è il terzo film del 2004. Diretto da Colin Teague, il film vede protagonisti Jassa Ahluwalia, Jonjo O’Neill, Jake Curran, Dominic Mafham, Christopher Fairbank.

In Dragonheart 3 – La maledizione dello stregone, quando l’aspirante cavaliere Gareth va alla ricerca di una cometa caduta che si dice possa contenere dell’oro, trova il drago Drago (doppiato da Ben Kingsley). Dopo il salvataggio di Gareth da parte di Drago, i due diventano inseparabili e devono lavorare insieme per sconfiggere un malvagio stregone e fermare il suo regno di terrore. Lungo la strada, Gareth impara il vero significato di essere un cavaliere.

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