Sunshine: recensione del film di Danny Boyle

sunshine film

Sunshine è un film del 2007 diretto da Danny Boyle e con protagonisti Cillian Murphy, Chris Evans, Rose Byrne, Michelle Yeoh, Cliff Curtis e Mark Strong.

 

La trama del film Sunshine

Nel 2057 il Sole si sta spegnendo e la Terra rischia l’estinzione. Per tentare di salvarla, è stato mandato in missione un esperto equipaggio composto da due astronauti e un gruppo di scienziati, a bordo dell’enorme astronave Icarus II, con l’incarico di gettare e detonare nella stella una gigantesca bomba nucleare al fine di riattivare le reazioni nucleari all’interno del Sole ed evitarne lo spegnimento.

A compiere la stessa missione sette anni prima, era stata mandata l’astronave Icarus I, quasi identica, di cui però si erano perse le tracce prima che raggiungesse il Sole.

Fanno parte dell’equipaggio il capitano (Kaneda), un fisico (Robert Capa), una biologa (Corazon, detta Cory), il primo ufficiale addetto alle comunicazioni (Harvey), un esperto matematico (Trey), la co-pilota (Cassie), un ingegnere (Mace) ed uno psicologo (Searle). Durante il viaggio verso il sole, il gruppo ha una serie di vicissitudini, dettate soprattutto dal nervosismo che la difficile e delicata missione scatena in loro.

Sunshine, la fantascienza secondo Danny Boyle

Sunshine è un film di fantascienza del 2007 diretto da Danny Boyle, regista, tra gli altri, di Trainspotting. La matrice del film è puramente apocalittica, essendo la storia basata su un evento tanto caro a Hollywood: la fine del Mondo causata da eventi spaziali catastrofici. Se Armageddon, uscito nove anni prima, delegò a un grosso meteorite il compito di mettere fine alle nostre vite, Sunshine si affida al graduale spegnimento del sole. Rispetto però a tanti film sul genere, lo fa da una prospettiva anticonvenzionale: puntando soprattutto sulla psiche dei protagonisti. In coloro che sono chiamati a salvarci si innesca infatti una tensione scatenata dall’istinto per la sopravvivenza.

sunshine filmD’altronde si sa, in situazioni di pericolo emergono tanti difetti tipici dell’uomo, e le diatribe tra i personaggi quasi fanno dimenticare che il pericolo principale sia lo spegnimento del sole. Del resto lo sceneggiatore Alex Garland – ispiratosi alla teoria della morte termica dell’universo – ha così spiegato la sua idea: “Ciò che mi interessava era l’idea che si potesse arrivare ad un punto in cui la sopravvivenza dell’intero pianeta ricadesse sulle spalle di un solo uomo, e come questo potesse dargli alla testa”. L’egoismo dei protagonisti finisce per diventare più pericoloso del sole stesso.

La scelta del cast da parte del regista Danny Boyle si basò su scelte decisamente etniche. Decise di scegliere un cast artistico misto e complesso, in modo da incoraggiare un processo più democratico, similmente a come era avvenuto per il film Alien di Ridley Scott. L’equipaggio venne composto con attori di nazionalità americana e asiatica, supponendo che nel futuro i programmi spaziali della NASA e il Programma spaziale cinese fossero comunque quelli più avanzati, ignorando però quelli cinesi e brasiliani pure molto avanzati, onde evitare un cast esageratamente disparato. Il produttore, Andrew Mcdonald, richiese inoltre che venisse selezionato un cast che potesse ostentare un accento americano di alto livello.

La produzione del film

La produzione del film fu funestata da iniziali problemi di finanziamento. Nel marzo 2005, dopo aver ultimato Millions (2004) il regista Danny Boyle venne preso in considerazione per dirigere 3000 Degrees, un progetto della Warner Bros. Allo stesso tempo però Boyle ricevette una sceneggiatura scritta da Alex Garland, che aveva già affiancato il regista nel 2000, con The Beach e nel 2002 con 28 giorni dopo. Assieme al produttore Andrew Mcdonald presentarono la sceneggiatura alla 20th Century Fox, che però si dimostrò riluttante a finanziare un film simile al recente remake di Solaris visti bassi incassi ottenuti dalla pellicola.

Il film venne quindi finanziato indirettamente, affidandosi alla Fox Searchlight Pictures. Il budget iniziale stimato però si aggirava sui 40 milioni di dollari, troppi anche per la Fox Seachlight, e quindi Mcdonald cercò altri finanziatori nel Regno Unito, ottenendo aiuti dall’Ingenious Film Partners.

Curiosità sul film Sunshine

Lo sceneggiatore Alex Garland per scrivere Sunshine si ispirò direttamente alla teoria della morte termica dell’universo, in particolare da un articolo che «proiettava il futuro dell’umanità in una prospettiva completamente scientifica ed atea». L’articolo era stato pubblicato da un periodico scientifico statunitense, e Garland si chiese cosa sarebbe successo se il sole fosse morto. Garland sottopose quindi la sceneggiatura al regista Danny Boyle che la accolse di buon grado, rimuginando da tempo l’idea di girare un film fantascientifico ambientato nello spazio. Boyle e Garland lavorarono sulla sceneggiatura per un anno, ideando oltre 35 progetti durante i loro esperimenti.

La storia venne inoltre scritta in parte per riflettere la brillante e «necessaria arroganza» della scienza della vita reale, nel momento in cui agli scienziati del mondo viene presentata la crisi che minaccia la Terra.

L’ambientazione temporale della trama, 50 anni nel futuro, venne scelta per non sembrare troppo distante dalla realtà odierna, ma al tempo stesso per permettere un viaggio verso il sole con tecnologia avanzata e futuristica. Vari consulenti scientifici, teorici del futuro e produttori di strumentazioni tecnologiche vennero consultati per meglio delineare una strumentazione realistica.

Boyle considerò inoltre la storia di Sunshine come un approccio controintuitivo al problema contemporaneo del surriscaldamento globale, con la morte del sole che diventa una minaccia. Originariamente, Sunshine venne pensato con un’introduzione di una voce fuori campo che racconta dei genitori che insegnano ai figli di non guardare il sole, e di come i bambini sarebbero invece stati spinti a farlo proprio dal divieto.

Boyle descrive il sole come una personalità quasi divina all’interno del film, creando una dimensione psicologica per gli astronauti a causa delle sue enormi dimensioni e della sua potenza.

Per ricreare l’ambientazione, Boyle e Garland, si affidarono anche a impiegati della NASA e a vari astrofisici. Un fisico in particolare, Brian Cox dell’università di Manchester, venne consultato per istruire gli attori, dopo che il regista aveva notato il lavoro svolto da Cox con il cast del programma televisivo Horizon. Il fisico tenne regolari lezioni ai membri del cast sulla fisica del sole.

Cox consigliò inoltre a Boyle e Garland di ridurre le dimensioni della bomba nucleare trasportata dall’astronave Icarus II, per parificarla alle dimensioni dell’isola di Manhattan, anziché delle dimensioni della Luna come inizialmente pensato.

Nel retroscena del film, la causa della morte del Sole è una Q-ball, ma secondo Cox il Sole nella realtà non sarebbe denso abbastanza per fermare una Q-Ball. Boyle ha quindi deciso di usare arbitrariamente una licenza poetica per descrivere tale scena, impossibile nella realtà.

- Pubblicità -