C’è un’infondata leggenda riguardante Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Salieri, ovvero quella della loro rivalità. Una competizione costante tra i due musicisti che avrebbe portato il secondo ad avvelenare il primo, non potendo sopportare la presenza di un talento maggiore del suo. In realtà, di questa versione tramandatasi nel corso dei secoli non ci sono prove ufficiali, ma l’idea di un simile scontro tra geni della musica è comprensibilmente troppo appetibile per rinunciarci, specialmente considerando che nel 1984 ha portato alla realizzazione di uno dei film più celebri della storia del cinema, l’Amadeus di Miloš Forman (qui la nostra recensione).
Tratta dall’omonima opera teatrale di Peter Shaffer, a sua volta liberamente ispirata alla vita del prodigioso compositore, questa storia viene ora riproposta alle nuove generazioni grazie alla nuova serie Sky intitolata a sua volta Amadeus, con protagonisti Paul Bettany (WandaVision), Will Sharpe (The White Lotus) e Gabrielle Creevy (Three Women). Tuttavia, come spesso avviene, il formato della serie offre l’occasione per ampliare la narrazione, permettendo una visione più profonda dei due protagonisti e del mondo musicale che li circonda. Il risultato è sorprendente.
La trama di Amadeus
A 25 anni, Amadeus (Will Sharpe) arriva nella vivace Vienna determinato a tracciare il proprio percorso artistico, al di là della celebrità che ha conosciuto da bambino prodigio. Disoccupato e finalmente libero dal padre autoritario, trova un’alleata inaspettata in una giovane cantante destinata a diventare sua moglie: la passionale ma leale Constanze Weber (Gabrielle Creevy). Le sue conoscenze nel mondo culturale introducono Amadeus nell’orbita del rispettato e devoto compositore di corte Antonio Salieri (Paul Bettany). Incuriosito, disgustato ma non senza sentirsi minacciato, Salieri lo accoglie nei circoli più influenti e tra i due nasce un’amicizia.

Quando però diventa chiaro che la musica di Amadeus trascenderà la sua reputazione, Salieri vede vacillare le fondamenta stesse della sua fede in Dio. Quella che era una rivalità si trasforma in ossessione, mentre Salieri si convince a distruggere colui che considera l’eletto di Dio, una volta per tutte. Dopo un fallito tentativo di togliersi la vita, trent’anni più tardi Salieri viene chiamato a raccontare l’intera verità proprio da Constanze, la moglie di Amadeus. Emergeranno così tutti i segreti, gli orrori e i peccati rimasti fino a quel momento nell’oscurità.
Il linguaggio di Dio
Come al solito in questi casi, dar luogo ad un confronto volto a stabilire se sia meglio il film o la serie ha ben poco senso. Non solo perché si tratta di formati diversi con diverse esigenze nella struttura del racconto, ma anche perché la serie scritta da Joe Barton e Julian Farino sembra interessarsi in particolar modo all’aspetto spirituale, quel legame con Dio che in un modo o nell’altro porta sia Salieri che Mozart ad essere in conflitto con sé stessi e con il mondo. Lo rendono ben chiaro i primi due episodi, che abbiamo potuto vedere in anteprima alla 35ª edizione del Noir in Festival, dove se Salieri si rivolge a più riprese a Dio colpevole di averlo abbandonato, mentre Mozart lo attacca con la musica per avergli portato via alcuni affetti.
Nasce ad esempio proprio da questo stimolo una delle scene più belle e struggenti, presente verso il finale del secondo episodio, in cui Mozart cerca a suo modo di mettersi in contatto con l’aldilà attraverso la musica, avvalendosi anche dell’aggraziata voce di sua moglie. Un rapporto con la spiritualità, dunque, importante tanto quello con la musica, che resta ovviamente centrale. Quando le due sfere si uniscono si hanno poi i momenti migliori di questi episodi (come quello poc’anzi descritto). Ma ovviamente quelli con Dio e la musica non sono gli unici conflitti della serie, in cui resta assolutamente centrale il rapporto tra Mozart e Salieri.

I nuovi volti di Mozart, Salieri e Costanze
Risultano innanzitutto vincenti le scelte di casting dei protagonisti. Will Sharpe è un Mozart particolarmente convincente, brillante e cupo, ribelle e tormentato. Ancora una volta l’enfant prodige della musica viene ritratto come una personalità fuori dal suo tempo, o meglio, che sembra averlo capito a tal punto da volerlo smantellare e riformulare. Una rock star ante litteram, che dietro l’esuberanza nasconde però profonde ferite interiori, che Sharp riesce a rendere credibili rendendo particolarmente apprezzabile il suo Mozart. Per motivi affini Paul Bettany si dimostra un convincente Salieri, che dietro i suoi occhi di ghiaccio nasconde tutto lo struggimento del vedersi superato in ciò che si riteneva il migliore.
“Mi hai donato abbastanza talento da capire quanto immensamente poco ne possiedo” rimprovera Salieri a Dio. Una frase che ben lo sintetizza, con Bettany che riesce a farsi carico del peso emotivo di questo ruolo nel 1985 fruttò l’Oscar a F. Murray Abraham. Bisogna però parlare anche di Gabrielle Creevy, che si è qui assunta l’impegno di restituire una Constanze tutt’altro che in balia degli eventi, che ha la forza di rinunciare ai propri sogni per permettere al marito di raggiungere i suoi, senza per questo lasciarsi schiacciare da quel mondo di uomini. A partire da questo terzetto di protagonisti la serie dimostra di avere qualcosa di valido da offrire, motivo per cui sarebbe un peccato considerarla solo all’ombra del film omonimo.
Inoltre, se è vero che interpretazioni e discorsi musicali e spirituali hanno già lasciato promettenti semi in questi primi due episodi, va anche detto che l’intera ricostruzione storica, tra scenografie e costumi, è particolarmente ammaliante e gioca la sua parte nella costruzione di un atmosfera che promette divertimento ma anche mistero e tensione. Sebbene si siano visti per ora solo i primi due episodi di cinque, se Amadeus continuerà su queste note la si potrà senza dubbio un più che valido nuovo adattamento del testo teatrale, ribadendo la forza di questo racconto.
GUARDA ANCHE: Amadeus: il trailer della nuova serie Sky Original
Amadeus
Sommario
Amadeus si rivela un adattamento sorprendentemente solido, capace di ampliare il mito di Mozart e Salieri con nuova profondità emotiva e spirituale. Le interpretazioni di Will Sharpe, Paul Bettany e Gabrielle Creevy elevano la serie, rendendo credibili conflitti interiori e slanci musicali. Visivamente curata e già ricca di momenti potenti nei primi due episodi, si preannuncia come un adattamento moderno e riuscito del celebre testo teatrale.
