As We See It: la recensione della nuova serie di Amazon Prime Video

Disponibile dal 21 gennaio sulla piattaforma streaming di Amazon, la serie porta lo spettatore a confrontarsi con le difficoltà dell'autismo, permettendo di comprendere meglio questa realtà.

As We See It recensione serie tv

Il cinema e la televisione possono essere strumenti estremamente educativi, i quali grazie alla loro popolarità hanno modo di trasmettere messaggi e valori sempre più necessari per una convivenza civile nel mondo. Al giorno d’oggi, sappiamo che esistono diverse realtà, anche se molte di queste sono ancora oggetto di sospetto, paura e, di conseguenza, silenzio. Tra queste, una delle più trascurate è quella riguardante quanti si trovano a vivere nello spetto autistico. È ancora troppa la disinformazione relativa a questa problematica, il che rende ovviamente altrettanto difficile capire come potervisi approcciare. La nuova serie Amazon, As We See It, cerca proprio di porre rimedio a ciò.

Ideata dal pluripremiato ideatore di Friday Night Lights e Parenthood Jason Katims, questa è il remake statunitense di un format israeliano ed ha per protagonisti Jack (Rick Glassman), Harrison (Albert Rutecki), e Violet (Sue Ann Pien), coinquilini poco più che ventenni tutti nello spettro dell’autismo. Nel corso della stagione li si segue mentre faticano per ottenere e mantenere un posto di lavoro, fare amicizie, innamorarsi e barcamenarsi in un mondo che li evita. Con l’aiuto delle loro famiglie, degli assistenti, e talvolta anche dandosi una mano reciprocamente, i tre coinquilini affrontano battute d’arresto e celebrano i trionfi durante il loro personalissimo viaggio verso l’indipendenza e l’accettazione.

“Normalità” è un concetto superato

Cosa è “normale”? È evidente che stabilire cosa lo sia e cosa no in un mondo sempre più variegato e complesso come quello odierno è cosa assai difficile. Fortunatamente oggi si è sempre più inclini ad aprirsi verso le tante sfumature che compongono l’umanità, permettendo così di abbattere quei pregiudizi troppo a lungo sostenuti. L’autismo non è certo una novità, né al cinema né in televisione (basti pensare alla serie Atypical), ma in As We See It questo viene raccontato con un desiderio di realismo tendente al documentaristico. Ciò lo si riscontra sia nella messa in scena che nella scelta dei tre attori protagonisti.

Per Katims, infatti, sembra fondamentale portare lo spettatore nella condizione dei tre ragazzi. Per questo motivo si preoccupa di esaltare quei rumori, quelle situazioni e quelle sensazioni che possono permettere di vivere, per la durata di ogni episodio, nei panni di Jack, Harrison e Violet. Allo stesso tempo, però, egli riesce a non far inghiottire il racconto dalle loro particolarità, mantenendo quello sguardo esterno ed oggettivo che permette di avere indietro uno spaccato fedele di questa realtà. I tre attori, che si identificano come individui nello spettro dell’autismo, permettono di conferire ulteriore verità ai loro personaggi.

Riprendendo la già citata Atypical, con cui è difficile non fare un confronto, risulta evidente come mentre questa affronta la problematica con un maggior senso dell’umorismo, As We See It è invece più neutrale a riguardo. Non mancano situazioni potenzialmente buffe, ma l’obiettivo primario è mettere al corrente lo spettatore delle difficoltà vissute da quanti vivono questa condizione. Per questo motivo quella di Katims è una serie che richiede una buona attenzione da parte dello spettatore, il quale se avrà voglia di concederla si troverà davanti ad un racconto che stimola la comprensione di tale realtà, trattandola con la giusta importanza.

As We See It Amazon

As We See It: la recensione della serie

Al di là delle intenzioni e dei valori che la serie aspira a trasmettere, As We See It si trova naturalmente a camminare in equilibrio su grandi pericoli. Il maggiore dei quali, come sempre in questi casi, è quello di drammatizzare eccessivamente il racconto e scadere in un pietismo improduttivo. Anche se in alcuni casi ciò avviene, lo showrunner, gli sceneggiatori e i registi riescono complessivamente a mantenere il racconto sulla retta via. Ciò permette di concentrarsi su quanto difficili siano le esistenze di quanti si riconoscono nello spettro autistico. Problematiche causate nella stragrande maggioranza dei casi da chi li guarda con sospetto e si definisce normale rispetto a loro. Ma lo è davvero?

As We See It potrà non essere un titolo per tutti, specialmente per via del suo richiedere un adeguato mood emotivo in vista della visione, e se anche non presenta particolari elementi “visivi” che la identifichino e distinguano rispetto a titoli simili, ha il pregio di avere un obiettivo chiaro. Un obiettivo che viene raggiunto più volte nel corso della stagione. Ci si emoziona, ci si indigna e ci si sente coinvolti dalle vicende dei tre ragazzi. Allo stesso tempo, si impara una volta di più a capire che ognuno intorno a noi sta affrontando le proprie personali battaglie. Se ciò può servire a praticare più gentilezza, As We See It avrà vinto la sua.

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RASSEGNA PANORAMICA
Gianmaria Cataldo
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Gianmaria Cataldo
Laureato in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è un giornalista pubblicista iscritto all'albo dal 2018. Da quello stesso anno è critico cinematografico per Cinefilos.it, frequentando i principali festival cinematografici nazionali e internazionali. Parallelamente al lavoro per il giornale, scrive saggi critici e approfondimenti sul cinema.
as-we-see-it-recensione-amazon-prime-videoAs We See It potrà non essere un titolo per tutti, specialmente per via del suo richiedere un adeguato mood emotivo in vista della visione, e se anche non presenta particolari elementi "visivi" che la identifichino e distinguano rispetto a titoli simili, ha il pregio di avere un obiettivo chiaro: spingere verso una maggior comprensione di una realtà spesso trascurata. Nel corso dei suoi episodi, permette in più occasioni di mettersi davvero nei panni dei protagonisti.