Bodies: recensione della nuova serie Netflix

In un’atmosfera confusa ma travolgente, Bodies è disponibile in piattaforma dal 19 ottobre.

Bodies recensione

Thriller dai tratti fantascientifici, Bodies è la nuova serie Netflix scritta e diretta da Paul Tomalin e basata sull’omonima graphic novel della DC Vertigo. La serie, formata da una sola stagione di otto episodi, ognuno da circa 50 minuti, è avvolta in un perenne velo di mistero. Il cast presenta figure già note nel panorama cinematografico anche internazionale: Jacob Fortun-Lloyd (La regina degli scacchi) qui interpreta il detective Charles Whiteman, mentre Kyle Soller (Anna Karenina, Fury) è nei panni del detective Hillinghead. L’attore Stephan Graham (Pirati dei caraibi: la vendetta di Salazar, Rocketman) è nel ruolo del comandante Mannix.

Bodies: il corpo del passato, del presente e del futuro

Luglio 2023: durante una manifestazione a Whitechapel, Londra, la detective Shahara Hassan trova un cadavere a Longarvest Lane. Il cadavere ha una ferita da arma da sparo in corrispondenza di un occhio. Il corpo, non identificato, ha fatto altre apparizioni nella storia: nel 1890, nel 1941 e ritornerà nel futuro, nel 2053.

Sono quattro i detective che nelle rispettive epoche storiche cercano di risolvere il caso, senza arrivare a smascherare il colpevole.

Se il primo episodio di Bodies si concentra maggiormente sul presente e sui casi passati, diventa fondamentale in un secondo momento la narrazione attraverso gli occhi del detective Maplewood nel 2053. La società ha subito in questo periodo storico un cambiamento radicale rispetto al passato: ciò è dovuto ad un misterioso attacco, avvenuto il 14 luglio del 2023, che porterà alla morte di centinaia di migliaia di persone ed all’instaurazione del nuovo governo di stampo totalitario, con il comandante Mannix al potere.

Le vite dei quattro detective, apparentemente legati solo dalla scoperta di un corpo, finiranno per intrecciarsi indissolubilmente, creando una realtà in cui il tempo viene piegato ai voleri di un uomo, in un perenne paradosso temporale.

Un loop temporale che sorprende il pubblico

Pian piano che si prosegue con la visione attraverso i vari episodi, sarà subito chiara allo spettatore la particolare complessità che caratterizza questa serie. Già da qui non si può che elogiare la bravura nella sceneggiatura e nella realizzazione: talvolta, quando si punta a dare vita ad un qualcosa di così complicato, si potrebbero tralasciare alcuni elementi creando così dei controsensi nella trama. Qui, nonostante i vari salti temporali, si garantisce allo spettatore un quadro completo e credibile degli avvenimenti.

Ad ogni modo, Bodies presenta tanti piccoli elementi che potrebbero non essere colti subito in una prima visione: sicuramente in un rewhatch si noteranno tanti particolari con cui si rimette più facilmente insieme tutti i pezzi del puzzle.

Nonostante la trama si svolga in quattro periodi storici differenti, vengono mantenuti in tutti gli episodi degli elementi di collegamento: un esempio sono le indagini di Shahara sui detective del 1890 e 1941. Altro particolare tecnico utilizzato come ponte tra presente e passato è lo split screen: questo permette allo spettatore la visione in contemporanea di due periodi storici, per poi effettuare il passaggio verso le vicende nel passato, presente o futuro.

Ad alleggerire le vicende contribuiscono anche le storie personali dei singoli detective: la relazione clandestina tra Hillinghead ed il giornalista nel 1890, il rapporto forte che si instaura tra la bambina Ester ed il detective Whiteman, le tante attenzioni che Shahara dedica ad Elias, incolpato dell’assassinio dell’uomo nel vicolo, ed il rapporto tra Maplewood e lo scienziato De Foe.

Bodies: predestinazione o libera scelta?

La libera scelta non esiste, è un’illusione.

Un altro tema attorno al quale si sviluppa tutta la narrazione di Bodies è la predestinazione: per quanto si cerchi di modificare il passato, questo sembra essere ormai marchiato nella pietra. Non sembra essere possibile modificare le scelte di una persona: ciò è almeno quello che il professore Gabriel De Foe spiega alla detective Maplewood. Le nostre scelte non sono realmente nostre, ma dipendono da tante variabili esterne che influenzano il nostro giudizio.

Ad ogni modo nel finale effettivamente si riescono a fare dei cambiamenti nel passato: non tutto sembra essere già scritto. Ma allora sorge spontaneo chiedersi quanto delle nostre scelte dipende da noi e quanto dipende dall’universo?

Un elemento che si può analizzare che rende molto la contrapposizione predestinazione/ libera scelta sono gli amori e le relazioni che si sviluppano durante la narrazione. Nel finale, senza fare spoiler, le piccole modifiche attuate nel passato non permetterebbero al detective Hillinghead di conoscere il giornalista di cui si innamora, ed allo stesso modo il detective Whiteman non avrebbe avuto l’occasione di conoscere la piccola Ester. Ma l’Universo, o magari il loro affetto sopito, fa si che l’amore e l’affetto trovino il modo di germogliare ugualmente tra questi personaggi.

Un’interessante rappresentazione dei viaggi nel tempo

Già nei primi episodi di Bodies il professore De Foe spiega durante una lezione universitaria la teoria dei viaggi nel tempo. Si tratta di una rappresentazione molto originale di questo fenomeno fantascientifico: secondo le parole di De Foe, un corpo, nel viaggiare nel tempo, si duplica, creando delle versioni alternative di sé nel passato o nel futuro. Questa teoria ricorda molto la clonazione: si crea un clone del soggetto che viene catapultato nell’epoca designata.