Constellation, recensione della serie con Noomi Rapace di Apple TV+

La serie sarà disponibile su Apple TV+ a partire dal 21 febbraio 2024.

Constellation recensione
Constellation serie Apple TV+

Nell’odierno panorama dello spettacolo che offre un sempre maggior numero di produzioni che hanno a che fare con realtà alternative, Constellation, nuova serie prodotta per Apple TV+, offre uno sguardo decisamente non preconfezionato sul tema, prendendosi dei rischi a livello narrativo ed estetico che, seppur non riuscendo sempre a sviluppare una storia capace di tenere, la durata delle varie puntate, alla fine tutto sommato pagano.

 

Constellation, la trama

La vicenda si dipana intorno al personaggio dell’astronauta Jo (Noomi Rapace), la quale dopo essere sopravvissuta a una missione spaziale quasi trasformata in disastro a causa di un misterioso incidente, torna sulla Terra soltanto per scoprire di avere grossi problemi a distinguere la realtà dalle proprie spaventose allucinazioni. A tentare di risolvere il mistero l’ex-astronauta e ora scienziato della NASA Henry (Jonathan Banks), il quale decenni addietro aveva vissuto un simile, traumatico ritorno a casa. Ma cosa si cela veramente dietro i problemi di Jo? E quale scoperta potenzialmente devastante ha riportato sul nostro pianeta?

Produzione americana con la partecipazione di Germania e Finlandia tra le altre nazioni europee, Constellation riesce in larga parte a fondere la bellezza dello spettacolo mainstream con il dramma psicologico. Un risultato non scontato e ottenuto non senza evidenti difficoltà, in quanto si tratta di uno show evidentemente ondivago, anche all’interno delle stesse puntate. Il pilot contiene già tutti i difetti ma anche i pregi che lo spettatore potrà riscontrare negli episodi successivi: a livello estetico vi sono infatti alcune scene di indubbio impatto spettacolare, dirette e montate con la giusta tensione, che poi si alternano con momenti in cui la messa in scena sembra piuttosto approssimativa, come nella prolungata cornice ambientata nella baita in mezzo al bosco innevato.

Constellation Noomi RapaceConstellation sembra quasi una produzione che non ha saputo distribuire con equilibrio il proprio budget, dedicandone una gran parte ai momenti spettacolari per poi ritrovarsi a realizzare altri momenti in evidente povertà di mezzi. Anche a livello narrativo la storia soffre di evidenti e inutili lungaggini, salvo poi riservare scene di elevata potenza emotiva, coinvolgenti nel tono e credibili nell’esporre il dilemma dei personaggi. Merito principale va attribuito senza alcun dubbio alla protagonista Noomi Rapace, capace di “trattenere” il personaggio di Jo e per questo costruirlo con pochi, efficaci tratti. Tutto lo spaesamento esistenziale, fisico e psicologico della donna viene espresso dall’attrice con abilità, pacatezza. Si tratta davvero di una delle prove migliori dell’attrice scandinava, la quale dimostra grazie a Constellation di possedere vari timbri a disposizione per dipingere i propri ruoli in profondità.

Noomi Rapace è la cosa migliore di Constellation

È senz’altro Rapace la cosa migliore di Constellation e il motivo per cui questo show alla fine merita di essere visto. Lo stesso purtroppo non si può dire per il resto del cast, piuttosto anonimo nelle interpretazioni, con l’eccezione di Jonathan Banks che adopera come sempre il suo carisma e l’esperienza necessaria per tentare di offrire credibilità a un ruolo che davvero non gli calza a pennello, tutt’altro. A partire dalla terza puntata però la sottotrama legata al personaggio henry diventa maggiormente interessante, consentendo all’attore almeno di uscire dalla retorica del “Tipo fisso”.

Anche se si tratta di una serie televisiva non troppo bene equilibrata, Constellation possiede alcune indubbie qualità, la principale delle quali consiste nello spingere il pubblico, alla fine di ogni puntata, a voler proseguire per scoprire il mistero che si cela dietro il fardello dei personaggi. Non si tratta di un fattore che deve essere sottovalutato in quanto significa che, dietro all’eccessiva dilatazione della storia attraverso troppi momenti ad effetto, l’idea di partenza e i personaggi posseggono il necessario spessore emotivo per coinvolgere. E poi, vale la pena sottolinearlo ancora una volta, Noomi Rapace davvero buca lo schermo.

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