La serialità britannica ha ormai consolidato una tradizione prestigiosa di show che adoperano il thriller poliziesco per raccontare le contraddizioni e i problemi dell’odierna società del Regno Unito. Criminal Record, targata Apple TV+ si inserisce in questa “famiglia” rispettando in pieno le regole che il pubblico ormai conosce e apprezza: la serie (qui il trailer) sceglie infatti di confrontarsi col sistema giudiziario, in particolare con lo stato della polizia londinese, sfruttando in pieno le regole del genere.
Criminal Record, la trama
Protagonisti sono infatti due poliziotti schierati l’una contro l’altro. Nelle sue indagini su un caso di violenza domestica finito in maniera tragica il detective June Lenker (Cush Jumbo) si trova a incrociare il proprio percorso con un vecchio caso di omicidio per cui un uomo è stato condannato e si trova in carcere da ormai svariati anni. Quando la donna inizia a ritenere il detenuto innocente, ecco che deve fronteggiare il muro di omertà e depistazion innalzato dall’anziano detective Daniel Hegarty (Peter Capaldi), uno dei poliziotti più potenti e stimati della città che però nasconde anche più di qualche scheletro nel proprio armadio…
Criminal Record parte in maniera precisa, stringata: la narrazione è senza fronzoli, i personaggi sono delineati prima di tutto attraverso le loro azioni – e in maniera ancor più convincente attraverso i loro silenzi – la messa in scena possiede quel verismo scarno che tanto ben si sposa con determinati quartieri della Londra meno conosciuta e maggiormente “urbana”. La sequenza finale del pilot è poi un momento di televisione tesissimo, drammatico, che cattura lo spettatore anche grazie alla prova nerboruta e insieme vulnerabile di Jumbo.
Meccanismi sin troppo classici
Per almeno un paio di episodi Criminal Record è un drama/thriller che mantiene le proprie promesse con efficacia e senso dello spettacolo volto alla funzionalità. Dal terzo episodio in poi però la serie inizia a perdere evidentemente di efficacia dal momento che si poggia in maniera fin troppo classica sui meccanismi della detection, allungati in maniera a tratti addirittura esasperante. Ecco allora che all’azione si sostituiscono dialoghi che in molte scene sembrano interminabili, i quali portano a colpi di scena che producono altre lunghissime scene di dialogo.
In questo modo Criminal Record sperpera del tutto o quasi quanto di buono era riuscita a creare nelle prime puntate quanto e tensione e lavoro sul genere, condito con la giusta dose di azione. Senza che negli episodi centrali nulla o quasi succeda veramente, ecco che anche la faida tra i due personaggi principali si dilunga inutilmente fino a perdere di credibilità. In particolar modo la figura di Hagerty diventa sempre più monolitica e meno complessa, quando invece il primo episodio di aveva regalato un anziano investigatore malinconico e tormentato dal proprio passato.
I due protagonisti
Peter Capaldi in virtù delle sue enormi capacità di attore drammatico riesce a conferire al personaggio comunque un interesse accettabile, ma uno sviluppo meglio concertato lo avrebbe potuto rendere davvero difficile da dimenticare per chi ama questo tipo di serie TV. Un compito decisamente più semplice spetta invece a Jumbo, in quanto la sua June Lenker diventa una figura in chiaroscuro piuttosto complessa, non scontata soprattutto nel modo in cui gestisce vita privata e dimensione professionale non certo facilissima, sia a livello fisico che in particolar modo psicologico.
Criminal Record non può certamente essere considerata una serie TV che fallisce il compito assegnato, ma allo stesso tempo non riesce neppure a distinguersi a causa di una dilatazione narrativa che sperpera quanto di efficace proposto nei primi, avvincenti episodi. Un format con un numero minore di puntate sarebbe stato molto probabilmente più consono a una storia che intende raccontare in filigrana i problemi della polizia britannica nel fronteggiare la criminalità urbana, rivelando la necessità di un cambiamento sostanziale nell’approccio. Il risultato si fa troppo altalenante per convincere pienamente, ma il messaggio dietro la confezione di genere rimane importante e degno di considerazione.