Girls Lena Dunham
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Difetti insopportabili, conflitti irrisolti, uomini maschilisti o troppo remissivi, ragazze inconcludenti (e con la cellulite!) e dialoghi irriverenti. Una serie come Girls dovrebbe essere irritante per lo spettatore, e invece lo cattura, proprio perché così spietata e sincera nei confronti dei suoi stessi personaggi. Come ha scritto la giornalista e critica televisiva Guia Soncini su Repubblica Sera, “Negli ultimi anni, dal maggiore laboratorio della creatività attualmente esistente, cioè la serialità televisiva statunitense, sono usciti due autori, intesi come figure con una voce riconoscibile, come gente della quale ti basta un minuto, senza sapere cosa stai guardando, per riconoscere lo stile. Uno è Louis CK (Louie), e l’altra è Lena Dunham (Girls)”.

 
 

hbo-girls-lena-dunhamLa Dunham, protagonista, autrice e regista della serie ambientata a New York e che narra le peripezie di quattro ventenni alle prese con stage non retribuiti, amicizie, conflitti, sesso e amore, è nata nel maggio del 1986 e, anticipando di diverse lunghezze un esercito di colleghi più maturi, è stata capace di farsi ambasciatrice – come il suo personaggio nella serie, Hannah, comunica ai suoi genitori dopo aver bevuto una tisana all’oppio – della “voce di un’intera generazione”. Che sia, semplificandola un po’, la Sex and the City senza ricchezza, griffe e paillettes, lo si evince già da una sequenza della prima puntata, andata in onda negli Stati Uniti su HBO il 15 aprile 2012 – ma già trasmessa al festival South by Southwest il 12 marzo – e in Italia su Mtv il 10 ottobre dello stesso anno. Jessa, la più visibilmente fuori di testa delle quattro amiche, interpretata da Jemima Kirke, dà solo uno sguardo fugace al manifesto della serie campione d’incassi che campeggia nella stanza tutta rosa di Shoshanna (Zosia Mamet), e ammette, col suo accento strascicato, non solo di non aver visto i due film, ma di non sapere proprio cosa sia, questo Sex and the City. Non solo: Jessa, tornata da Bali dopo aver sgusciato perle da ostrica in riva al mare e aver fatto perdere la testa a un surfista, non ha neanche un profilo Facebook, ed è l’unica a non subire le nuove forme di comunicazione dei giovani 2.0 (Jessa sa usare il cellulare, ma non salva i numeri).

Lena Dunham, come ha spiegato in numerose interviste televisive, è infatti molto attenta alle dinamiche che si articolano via social network e app vocali. Sempre nella prima puntata, è il personaggio di Marnie (Allison Williams) – apparentemente la più equilibrata razionale delle quattro, ma anche la più “bitch” – che pone quella di Facebook all’ultimo posto del totem delle chat. Al primo, ovviamente, c’è il faccia a faccia, “ma non è cosa di questi tempi”, e Hannah giustamente osserva: “Come ci arrivo al faccia a faccia se si rifiuta di rispondere?”. La protagonista, gravata da quei sei chili in più che non le impediscono di attirare quasi tutti gli uomini che incontra, che sogna di diventare scrittrice e che, secondo il paragone con Sex and the City, dovrebbe essere la Carrie Bradshow della situazione, non si occupa né di sesso – nonostante lo faccia spesso e volentieri – né di amore, ma di disturbi mentali, manie e dipendenze varie: esilarante, la puntata in cui, pur di consegnare un articolo sugli effetti della cocaina, vivrà un’avventura ai limiti della follia con il suo ex ragazzo e con un ex tossicodipendente che ha una cotta per lei. Il rapporto di Hannah con gli uomini si articola soprattutto nel legame con Adam (Adam Douglas Driver, classe 1983, ed ex arruolato nel corpo dei Marine in Iraq), un aspirante attore ex alcolista, di professione falegname, che è in tutto e per tutto simile a un essere primitivo. La sua casa è il suo cantiere, ed è anche grazie a lui – o a causa sua – che possiamo godere delle sequenze in cui il sesso e le perversioni a esso legate sono mostrate in maniera spassosa, ma quanto mai realistica. Possiamo amarlo oppure odiarlo, nessuna via di mezzo: il suo è un personaggio che esprime senza filtri quello che il cuore, ma più spesso altre zone del corpo, gli comandano. Il rapporto con la protagonista, all’inizio solo sessuale, si trasforma in un legame che, soprattutto nel corso della seconda stagione, ha lasciato tanti spettatori letteralmente di stucco, consegnando al piccolo schermo una delle scene d’amore e di affetto più belle degli ultimi anni. Adam costituisce l’antitesi degli altri ragazzi di Girls, Charlie (Christopher Abbott), Ray (Alex Karpovsky) ed Elijah (Andrew Rannels). Il primo, che ci viene presentato come il devoto ragazzo di Marnie, è apparentemente fragile e sottomesso, ma sarà forse il solo che, alla fine della seconda stagione, sarà riuscito a dare una svolta alla sua vita e a “farcela a New York”. Ray è invece l’elemento esilarante e cervellotico, uomo centrale nella vita dell’ingenua Shoshanna, e che, nel corso di uno splendido e surreale dialogo con Adam sul battello per Coney Island, riconosce di essere completamente fuori di testa. Elijah, ex ragazzo di Hannah, pur avendo scoperto di essere omosessuale proprio nel corso della relazione con lei, dimostrerà di essere ancora molto confuso, e attratto dalle donne… sbagliate.

GirlsL’egoismo e il disturbo ossessivo compulsivo di Hannah, l’ipocrisia e la spocchia di Marnie, i guai dell’ex eroinomane, girovaga e rovina famiglie Jessa, gli stralunati monologhi di Shoshanna e la sessualità esagerata, folle ed esplosiva di Adam, hanno permesso alla serie di ottenere un Emmy nel 2012 (Miglior casting per una serie comedy a Jennifer Euston) e un Golden Globe nel 2013 per la miglior serie commedia dell’anno e come miglior attrice per Lena Dunham. La terza stagione inizierà il 12 gennaio 2014. Lena Dunham ha già annunciato che Hannah sarà un po’ più equilibrata di come l’abbiamo conosciuta e che non ritroveremo il personaggio di Charlie, uscito dallo show. Marnie, quindi, sarà single e di nuovo alle prese con “il periodo più merdoso” della sua vita. Tutti gli appassionati, inoltre, attendono con ansia il ritorno a casa di Jessa, fuggita chissà dove dopo un ennesimo colpo di testa in uno degli ultimi episodi.

Non vediamo l’ora di poter seguire ancora guai, angosce e manie descritte da una delle migliori osservatrici degli ultimi 20 anni di generazione alle prese con il “no future”. Versione pop.

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