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Nella sesta puntata di House of Cards si confermano le linee narrative del precedente episodio, contestualizzando i vari scacchieri su cui si muove Frank Underwood all’interno di una grossa crisi energetica, che tocca tutti i personaggi e fa innervosire un po’ tutti. Nel mentre Lucas abbandona la speranza di giustizia e Rachel quella di libertà, mentre Claire insinua, con la sua immancabile grazia, il dubbio nella First Lady sull’affiatamento di Christina con il Presidente.

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Chapter 19 riprende il discorso delle precedenti puntate con l’argomento portante della stagione, il braccio di ferro tra il vicepresidente (Kevin Spacey) e il miliardario dell’industria energetica Raymond Tusk (Gerald McRaney). Dall’episodio notiamo che rispetto alle prime puntate, in cui persisteva un sottile gioco di ammaliamenti, nell’affare energetico con la Cina il rapporto tra i due aveva già preso un tono più netto e drastico in cui Frank si è esposto completamente verso il suo presidente mettendo in disparte il vecchio consigliere. I primi frutti di questa mossa ci vengono mostrati dallo stesso presidente Walker (Michel Gill) che ascolta di continuo i consigli del suo secondo, sia durante le riunioni di governo, sia nel privato all’interno della stanza ovale, rafforzando anche nel momento più disperato la sua posizione rispetto a quella del magnate dell’industria che è costretto ad un ultima minaccia che si rivelerà fatale e in cui dovrà imparare la lezione che Frank ha desiderato sottolineargli, “La testardaggine ha un prezzo, molto più dell’obbedienza”.
Se i fini del vicepresidente sono dichiarati, quelli di Claire, sono ben poco noti, difatti la gelida moglie si concede molto tempo con la First Lady (Joanna Going) in cui insinua un dubbio infondato per screditare Christina (Kristen Connolly) e metterla sotto una luce diversa.
Chi invece viene allontanato da qualsiasi fuoco fatuo di speranza, sono le vicende drammatiche di Lucas (Sebastian Arcelus) e Rachel (Rachel Brosnahan), il primo è in galera con prove schiacciati a suo carico e privato prima da Tom (Boris McGiver) e poi da Janine (Constance Zimmer) di qualsiasi possibilità di vendetta o di giustizia. I due giornalisti hanno deciso di liberarsi di questa idea del complotto, per via della mancanza di prove e per la sua attuale posizione, pur sapendo che un fondo di verità l’ex caporedattore del Herald Washington deve averla trovata. La seconda vive una prigionia, esiliata ed isolata con la possibilità di vedere solo il suo carceriere Doug (Michael Kelly), che ben presto mostrerà la sua evidente debolezza nei confronti della ex prostituta.

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L’ultima puntata ha la struttura di un episodio di transizione, in cui sono mostrate delle intuibili conseguenze per determinati personaggi ed in cui vengono accennati lievi cambiamenti nel palazzo, senza andare ad incidere nel ritmo dell’episodio ma confermando l’assoluta ponderatezza con cui i coniugi Underwood pianificano il loro futuro.

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