La fiaba, il gioco, il comico sono ingredienti che la scrittura di Tolkien amalgama alla perfezione con l’epicità. Qualità che Peter Jackson è riuscito a portare sul grande schermo con Lo Hobbit Un viaggio inaspettato e, dal 12 dicembre, con il secondo film della trilogia: Lo Hobbit La desolazione di Smaug.
Dopo l’inseguimento e l’attacco da parte degli orchi a cavallo dei mannari, Bilbo e i nani salvano Thorin da Azog il Profanatore. Le aquile, chiamate da Gandalf, salvano la compagnia conducendola in un luogo sicuro. Da qui ripartono verso Est e, dopo aver trovato rifugio da Beorn, un mutapelle, giungeranno a Bosco Antro, una foresta oscura dove fronteggeranno nuovi pericoli come il branco di ragni giganti e i melliflui Elfi della foresta. Ma ancora dovranno affrontare l’avventura per cui sono partiti: affrontare il drago alla Montagna Solitaria.
Per il regista, il sodalizio con le opere del filologo inglese è ormai più che decennale. Un tempo abbastanza lungo per poter cogliere a pieno le sfumature di poetica e d’atmosfera evocate da Tolkien, mai uguali e, anzi, diametralmente opposte, nel caso de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli. Una conoscenza che nel caso di Jackson si è tradotta anche nella personalizzazione di alcuni elementi della storia. È stata conservata l’integrità della trama, ma nuove storie e personaggi di contorno hanno fatto la loro comparsa. Vedremo infatti Evangeline Lilly, nel ruolo di Tauriel, l’Elfa Silvana, e Orlando Bloom a interpretare di nuovo Legolas, anche se nel libro non è presente.
New entry del cast anche per l’attore svedese Mikael Persbrandt, al suo primo ruolo importante sul grande schermo dopo L’ipnotista (2012), che si è preparato a fondo leggendo Tolkien per entrare nella parte di Beorn, l’enigmatico mutapelle amante degli animali.
Membro indispensabile del cast, Martin Freeman, nei panni di Bilbo Baggins ci ha ormai abituato, anche con Sherlock, alla sua duttilità recitativa, in grado di interpretare personaggi tragicomici e, allo stesso tempo, conferirgli profondità psicologica. Al fianco di Bilbo, il suo angelo custode, l’unico fiducioso del suo valore, Gandalf il Grigio, ovvero Ian McKellen da ormai dieci anni appassionatosi a un ruolo che porta avanti con grande maestria. Nota particolare riservata anche alla voce di Smaug, doppiata in italiano da Luca Word, forse l’unico che si avvicina alla straordinaria voce di Benedict Cumberbatch, alla sua seconda giovinezza da attore grazie a parti come Sherlock e Khan in Star Trek (2013).
A completare la grande impalcatura del film c’è la canzone originale I see fire, eseguita dal cantautore inglese Ed Sheeran, ma soprattutto la colonna sonora composta da Howard Shore, che aveva collaborato per quella de Il Signore degli Anelli e ne ha riadattato alcune melodie.
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