Vivere all’ombra di un nome importante, pesante e ingombrante, il nome di un padre diventato mito per intere generazioni, non è mai facile soprattutto se hai intenzione di intraprendere una carriera nel medesimo ambito. Molti penseranno che per Micheal Douglas essere figlio del grande Kirk abbia conseguito vantaggi ed agevolazioni nel raggiungere una certa notorietà, ma rileggendo e rianalizzando la carriera di quest’uomo, ormai quasi settantenne, comprendiamo che forse, probabilmente, non è stato proprio così. Al contrario, Micheal ha dovuto sempre lottare per affermare il proprio talento e per dimostrare al mondo il proprio valore, smentendo coloro che lo consideravano solo un raccomandato.

 

Micheal Douglas, biografia

Micheal Kirk Douglas nasce a New Brunswick il 25 settembre del 1944; in realtà il suo rapporto col padre Kirk, famosa ed affermata star di Hollywood, verrà ben presto ostacolato dalla separazione tra i genitori (anche la madre Diana Dill era un’attrice) che costringerà il ragazzo a vedere il padre solo durante le vacanze comandate.

E’ evidente che il germe della recitazione è ben radicato nella famiglia Douglas ed il giovane Micheal non sfugge da questa naturale influenza; si dedicherà da subito a studi di recitazione arrivando a laurearsi, all’Università della California, in drammaturgia.

Tornato a New York, Micheal si getterà a testa china nel lavoro di attore trovando però solo piccoli ruoli da semplice comparsa. Con l’inizio degli anni ’70 sarà la televisione a dare il via alla sua ascesa nel mondo dello spettacolo; infatti otterrà ruoli importanti nella serie tv CBS Playhouse, con Tisha Sterling, e soprattutto nel mitico poliziesco Le strade di San Francisco al fianco del grandissimo Karl Malden. Gli anni ’70 si concludono con un’importantissima affermazione che Micheal non otterrà però da attore bensì da produttore; infatti sostituirà proprio il padre Kirk nella produzione del capolavoro di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo del 1975 che gli valse un premio Oscar ed un Golden Globe come miglior film.

Micheal Douglas, filmografia

Nel decennio seguente, Douglas si rende protagonista di una serie di film che lo lanceranno definitivamente come attore affermato e riconosciuto; tra il 1984 e il 1987 sarà protagonista di tre fortunatissimi lavori che avranno un grande successo di pubblico: Alla ricerca della pietra verde e il sequel Il gioiello del Nilo, di cui è anche produttore e che interpreta insieme a Kathleen Turner, oltre al riuscitissimo thriller Attrazione fatale nel quale deve sfuggire alle pericolose ossessioni della bravissima Glenn Close. In questi tre film, che rimangono tra i più amati dal suo pubblico, Micheal Douglas presenta tutto il suo miglior campionario recitativo nel quale abbina ed alterna dramma e ironia come solo i bravissimi attori sanno fare.

Il momento più alto della sua carriera, l’apice assoluto della sua notorietà, arriverà con il celeberrimo Wall Street di Oliver Stone (1987) nel quale interpreta la mitica quanto cinica figura di Gordon Gekko, stereotipo perfetto dello squalo d’alta finanza. Il ruolo di Gekko gli varrà il più ambito dei riconoscimenti: l’Oscar come miglior attore protagonista. Intanto la straordinaria affinità sul set con la bellissima Kathleen Turner porterà all’idea di un nuovo film con i due per protagonisti: La guerra dei Roses, spassosissima commedia sui difficili rapporti coniugali tra un uomo ed una donna in procinto di separarsi.

Gli anni Novanta sono caratterizzati da altri due grandi successi di pubblico: Basic Instict, thriller pregno di sequenze ardite e alquanto discinte che non fanno che aumentare i “rumors” relativi ad una sua vita sessuale piuttosto turbolenta e frenetica, quindi Un giorno di ordinaria follia bellissimo film drammatico diretto nel 1993 da Joel Schumacher in cui Douglas interpreta mirabilmente il personaggio di William “Bill” Foster, un normalissimo impiegato della middle-class americana che perso famiglia e lavoro decide di imbracciare un fucile da guerra e spargere il panico per la città. Un film di denuncia importante in cui Micheal dimostra, come mai in precedenza, straordinarie capacità recitative anche in ambito drammatico. Nel corso dell’ultimo decennio la carriera di Micheal aveva segnato un altro importante tassello con l’interpretazione nell’ottimo thriller a sfondo politico-sociale Traffic di Steven Soderbergh (2000) e solo quattro anni dopo, il mondo del cinema lo tributa con il Golden Globe alla carriera.

Il 2010 è l’anno in cui Stone gli chiede di re-indossare gli eleganti e costosissimi abiti di Gordon Gekko per il sequel di Wall Street – il denaro non dorme mai; purtroppo è anche l’anno di un’altra e ben più sconvolgente notizia, rivelata in diretta tv al David Letterman Show, in cui annuncia di avere un tumore alla gola. Grazie a delle cure tempestive e all’amorevole aiuto della bellissima seconda moglie, l’attrice Catherine Zeta-Jones, sposata nel 2000, Micheal è riuscito a sconfiggere il male dopo sei mesi di terapie che lo hanno portato a perdere sedici chili. A dimostrazione di una guarigione ormai completa, ci sono i due film in prossima uscita in questi mesi: Last Vegas, commedia diretta da Jon Turteltaub e il discusso Supermensch: the legend of Shep Gordon di Mike Myers, in cui si proporrà in “vesti” quantomeno inedite e particolari.

Particolarmente lieti di ritrovarlo sul grande schermo chiudiamo ricordando che, sebbene spesso molto chiaccherato per pettegolezzi più o meno fondati riguardanti le sue personalissime abitudini sessuali, di Micheal Douglas si pubblicizza decisamente meno l’impegno filantropico che, da anni, lo vede impegnato in prima linea. La “Micheal Douglas Foundation” è un’associazione no-profit che da molti anni è impegnata in nome della pace, dei diritti umani e del disarmo nucleare, tanto da aver ricevuto un riconoscimento dallo stesso ex segretario dell’ONU Kofi Annan.

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