Motherless Brooklyn – I segreti di una città: la spiegazione del finale del film

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Motherless Brooklyn – I segreti di una città (qui la recensione) segna la seconda regia di Edward Norton, che torna dietro la macchina da presa oltre vent’anni dopo il suo debutto con Tentazioni d’amore. Norton non solo dirige, ma interpreta anche il protagonista, Lionel Essrog, un investigatore privato affetto dalla sindrome di Tourette, capace di straordinaria memoria e determinazione. Il film è ispirato all’omonimo romanzo di Jonathan Lethem, vincitore del National Book Critics Circle Award, ma Norton ne rielabora profondamente l’ambientazione, spostando la storia dagli anni ’90 agli anni ’50 per accentuare le atmosfere noir e inserire riferimenti politici e sociali legati alla storia urbanistica di New York.

La pellicola affronta temi complessi e stratificati: dalla corruzione politica alla speculazione edilizia, passando per il razzismo sistemico e le disuguaglianze sociali. Il personaggio di Lionel, con le sue fragilità e ossessioni, diventa il filtro attraverso cui lo spettatore osserva una città in trasformazione, dove potere e interessi economici si intrecciano con segreti personali e tragedie collettive. Norton mette al centro non solo il mistero investigativo, ma anche un forte commento sulla lotta per la giustizia e la verità, facendo convivere la tensione del genere poliziesco con un’indagine umana e morale.

Per il suo intreccio intricato e per il modo in cui utilizza un caso criminale per svelare verità più ampie e scomode, Motherless Brooklyn – I segreti di una città richiama alla memoria un classico come Chinatown (1974) di Roman Polanski. In entrambi i film, un investigatore solitario si trova a fronteggiare un sistema corrotto che permea ogni livello della società, e la città stessa diventa un personaggio vivo e minaccioso. Tuttavia, mentre Chinatown ha un epilogo secco e devastante, il film di Norton si chiude con un finale ambiguo e ricco di sfumature, che lascia spazio a più interpretazioni. Nel resto dell’articolo analizzeremo in dettaglio questo finale, cercando di chiarirne i significati nascosti e le implicazioni morali.

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La trama di Motherless Brooklyn – I segreti di una città 

Il film segue le vicende di Lionel Essrog, un solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, che si avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico amico, Frank Minna. Armato solo di pochi indizi e della sua mentalità ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti gelosamente custoditi che tengono in equilibrio il destino dell’intera città. In un mistero che lo porta dai jazz club grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai salotti dorati dei potenti mediatori di New York, Lionel si scontra con i teppisti, la corruzione e l’uomo più pericoloso della città, per onorare il suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la sua stessa salvezza.

La spiegazione del finale del film

Nel corso di Motherless Brooklyn – I segreti di una città, Lionel, fingendosi un giornalista interessato a un’inchiesta sull’urban renewal, approfondisce il legame con Laura, giovane donna legata al caso. La loro indagine li conduce in un locale che Frank stava monitorando, ma il padre di Laura, Billy, scambiando Lionel per un uomo al soldo di Moses Randolph, lo fa picchiare brutalmente. Salvato da un trombettista, Lionel scopre collegamenti compromettenti: Randolph sta intascando tangenti e i programmi di ricollocamento abitativo sono truffe. Emergono inoltre i legami familiari nascosti: Paul, fratello di Moses e ingegnere, è il vero padre di Laura, nato da un rapporto violento tra Moses e la madre della ragazza.

Quando Billy viene assassinato e la sua morte inscenata come suicidio, Lionel comprende che anche Laura è in pericolo e decide di proteggerla. Il confronto finale con Moses svela il cuore della cospirazione. L’uomo ammette di aver violentato la madre di Laura e di voler proteggere il proprio segreto a ogni costo. Lionel recupera prove decisive da un deposito di Pennsylvania Station: un atto di proprietà e il certificato di nascita di Laura. Con queste carte minaccia Moses, intimandogli di lasciare in pace la ragazza. Parallelamente, smaschera il corrotto Lieberman e affida le prove a un giornalista, mentre Laura viene messa in salvo con l’aiuto del trombettista.

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Paul, però, vede infrangersi i suoi progetti di rinnovamento urbano quando Moses li boccia per ripicca. Il film si chiude con Lionel che raggiunge Laura nella casa al mare ereditata da Frank, in un momento sospeso tra pace ritrovata e incertezze future. Sul piano tematico, questo finale racchiude il senso dell’intera opera: la verità come strumento di giustizia, ma anche come arma fragile in un sistema che tende a proteggere il potere. Lionel, investigatore afflitto dalla sindrome di Tourette, diventa metafora di una coscienza ostinata, capace di superare limiti personali e ostacoli sociali pur di arrivare alla verità.

La salvezza di Laura non rappresenta solo un atto di protezione, ma anche il rifiuto di lasciarla intrappolata nello stesso meccanismo di corruzione e violenza che ha distrutto altre vite. Metaforicamente, il film riflette dunque sul volto oscuro della modernizzazione e sull’ipocrisia dei grandi progetti urbani, spesso mascherati da progresso ma radicati in interessi predatori. La figura di Moses incarna il potere incontrollato, capace di piegare la città e le persone alla propria volontà. Lionel, pur non potendo abbattere l’intero sistema, riesce a strappare una vittoria parziale: proteggere un’innocente, onorare la memoria di Frank e far emergere almeno una parte della verità.

Cosa ci lascia il film Motherless Brooklyn – I segreti di una città

È un epilogo che unisce amarezza e speranza, lasciando intendere che il cambiamento, seppur minimo, è possibile quando qualcuno sceglie di non voltarsi dall’altra parte. Motherless Brooklyn – I segreti di una città ci lascia così l’immagine di una lotta solitaria contro un sistema corrotto, in cui la verità è fragile ma preziosa. Attraverso Lionel, un investigatore imperfetto ma determinato, il film mostra come la perseveranza possa scalfire anche il potere più radicato. La salvezza di Laura diventa simbolo di resistenza personale, mentre la denuncia delle ingiustizie suggerisce che ogni piccolo atto di coraggio conta. È un racconto amaro e malinconico, che invita a non arrendersi di fronte all’ingiustizia e a credere nel valore della coscienza individuale.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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