
Il regista inaugura la conferenza stampa, definendo il suo film, “un film di genere, un poliziesco come quelli che si vedevano negli anni ’70. Un film che affronta, in maniera intelligente, alcuni dei temi che caratterizzano la nostra società.” La trama di ACAB, infatti, tratta da una storia vera, racconta la quotidianità intrisa di aggressività in cui ogni giorno si trovano a vivere i celerini, citando alcune delle pagine storiche più violente della cronaca recente: dalla morte brutale di Giovanna Reggiani a quella di Gabriele Sandri, passando per il poliziotto Filippi Raciti, e la rabbia verso gli immigrati. Nessuno è colpevole, nessuno è innocente e tutte le categorie della società fanno parte di questo gioco dannoso. “Non abbiamo avuto nessun contributo dal reparto mobile della Polizia dello Stato” – interviene Marco Chimenz, produttore per Cattleya – “Non ha messo a disposizione caserme, però non abbiamo neanche avuto alcun tipo di ostruzionismo o contestazione ufficiale.” I protagonisti, in particolare i tre celerini, interpretati da Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro e Marco Giallini, ammettono che la preparazione del film non è stata affatto semplice, né dal lato fisico, né mentale. 
Presente in sala Carlo Bonini, autore del romanzo che ha ispirato il film, il quale spiega che il suo desiderio era di raccontare una realtà che la letteratura non aveva mai affrontato. Una storia spesso contaminata dai media, a sua volta strumenti del potere che vuole spingere la violenza e l’odio verso i più deboli.
ACAB, in accordo con il romanzo, è un film che ha la pretesa, riuscitissima, di raccontare un mondo di violenza, sempre più familiare, dove non c’è un solo colpevole, e il marcio è così difficile da combattere perché si trova dentro la società. “Non abbiamo criminalizzato la polizia, né creato un profilo unico del celerino”, afferma con determinazione Stefano Sollima, sostenuto poi da Favino: “L’atteggiamento del film è morale, perché ci racconta una verità. Non è moralista e non divide i buoni dai cattivi, ma consente di interpretare liberamente la storia. Questa violenza appartiene a tutti.”
Come Sollima, lascio a voi l’interpretazione di questa storia; dal 27 gennaio nei cinema italiani, distribuito in 300 copie.
A.C.A.B.,la società dell’odio: intervista al cast
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