Nato dalla collaborazione con Giorgio Valente, presidente dell’Associazione di cultura cinematografica “Centro Ricerche Spettacolo- Il Labirinto”, Fratelli d’Italia, girato da Claudio Giovannesi, si inserisce nel progetto Educinema che, pratrocinato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lazio, ha attivato una decina di laboratori di produzione assistita nelle scuole superiori di Roma e del Lazio, affidati a giovani registi diplomati del Centro Sperimentale di Cinematografia.
Come afferma lo stesso regista, Fratelli d’Italia nasce dalla
volontà di proseguire il documentario Welcome Bucarest, dove si
parlava esclusivamente di Alin, che aveva avuto grande successo
sopratutto in Francia. Consapevole che in Italia il genere
documentario non suscita molto interesse, Claudio ha girato i due
episodi di Masha e Nader così come aveva fatto con Alin, mettendo
le telecamere nella scuola, a casa dei ragazzi e seguendoli nelle
loro giornate. Dopo i provini, fatti in una stanzetta della scuola
di Ostia che, con il 30% di ragazzi immigrati, rappresenta
pienamente la cultura multipla dell’Italia, il regista sceglie i
nuovi protagonisti degli episodi quasi per caso. Per quanto
riguarda Nader la scelta è stata quasi obbligata, come dice
Giovannesi: “un egiziano razzista mi faceva impazzire, era
completamente assurdo, essere di destra per un immigrato ed avere
amici di destra”. Mentre per Masha tutto è scattato quando,
improvvisamente, riceve la telefonata del fratello che non sentiva
ormai da anni.
“Ho provato a considerare il concetto di integrazione al di là
della sua astrattezza utopica, ma calcolandolo all’interno della
realtà. Mi sono accorto che l’ntegrazione, anche quando è
fortemente desiderata, non sempre è realizzabile: è un percorso di
esperienza e di formazione che non ha termine, e che necessita una
difficile e responsabile ridefinizione dell’identità, in uguale
misura, in entrambe le parti, quella autoctona e quella straniera”
ad essere d’accordo con Claudio sono i due protagonisti che
affermano di volere far conoscere le loro realtà per spiegare quali
siano veramente i problemi che devono affrontare ogni giorno e
magari per essere maggiormente capiti ed aiutati.
Gli interessi del documentario sono quindi molteplici come
afferma Giula Rodano (Assessore alla Cultura, Spettacolo e Sport
della Regione Lazio), si vuole promuovere non solo la produzione di
giovani registi emergenti ma anche dare rilevanza ad un tema che è
sempre più presente nell’Italia di oggi per riuscire ad affrontarlo
anche in campo politico: la cultura multipla con tutti i suoi
problemi e con tutte le sue sfaccettature. D’altronde anche la
professoressa Cannarella sottolinea come insegnanti e scuole siano
soli nell’affrontare i problemi di integrazione di ragazzi
immigrati che rischiano di essere abbandonati a loro stessi; nel
lavoro, infatti, i docenti vanno al di là del loro ruolo tentando
di fare anche da consiglieri e da “amici”. Far capire le difficoltà
di giovani immigrati, i loro problemi con la società, con la
scuola, con i compagni e con le loro famiglie; cercare di capire
come si comporta la scuola e quali misure adotta per aiutare questi
ragazzi…obiettivo che risulta difficile sopratutto per la poca
distribuzione che avrà il film, infatti, come afferma Luciano
Sovena (Amministratore delegato dell’Istituto Luce) verranno create
solo 500 copie.