Giffoni Experience 2015, Mark Ruffalo “Non ci dovrebbe essere l’ego in un’artista”

È stato un’incontro davvero speciale quello di Mark Ruffalo con le giurie del Giffoni Experience 2015: l’attore si è aperto totalmente con i ragazzi, raccontando molto di se stesso e divertendosi genuinamente con loro. Anche per il pubblico in attesa dalle prime ore del mattino, la soddisfazione è stata tanta, con Ruffalo che si è trattenuto a lungo sul blue carpet regalandosi totalmente ai fan tra foto e autografi. Da Hulk a The Normal Heart passando dall’inizio della sua carriera ai momenti difficili che ha avuto in passato, l’incontro è stato un momento davvero da ricordare. “Non avrei mai pensato di essere qui un giorno. Ho sempre voluto fare l’attore, ma ero molto timido non credevo molto in me stesso ma mi piaceva così tanto recitare che mi forzavo e partecipavo a piccole rappresentazioni teatrali con 20-30 persone come pubblico. Tutto questo mi faceva accettare la mia vita, anche se non avevo nulla e facevo il cameriere. Dicevo sì a tutto all’inizio della mia carriera e questo mi ha aperto tantissime porte e mi ha preparato molto. Non c’erano ruoli più brutti di altri, mi hanno portato qui. Non ci dovrebbe essere l’ego in un’artista!”

 

Se si pensa al curriculum di Mark Ruffalo si potrà notare che ha spaziato tutti i generi, eccellendo in tutti i ruoli e immedesimandosi alla perfezione con tutte le situazioni: “Ho sempre amato i ruoli difficili e siccome mi annoio facilmente, cerco sempre di cambiare e scegliere ruoli nuovi che mi stimolino, come quei ruoli nel cinema indipendente che sono delle vere e proprie sfide. Quando ho accettato di interpretare Hulk ovviamente ho avuto il pensiero che il personaggio mi si attaccasse troppo addosso e che magari sarà proprio ciò che scriveranno sulla mia lapide…ma può esserci di peggio! Io non ho la possibilità di controllare quello che le persone pensano di me, quindi la mia speranza è che facendo ruoli diversi, se proprio devono parlare male di me dovranno per forza constatare che ho fatto tantissime altre cose diverse.” Secondo la moglie, sempre al suo fianco in questa avventura italiana, Mark Ruffalo si porta a casa molto dei personaggio che interpreta, “Ogni tanto mia moglie me lo dice, ma io non vedo la differenza. È come quando passi tanto tempo con una persona, alla fine porti un pezzo di essa con te a casa e questo ti condiziona un po’.Non sono il tipo di persona che se interpreta un vampiro poi vai a dormire in una bara ma sicuramente tutti questi personaggi mi hanno cambiato in tanti modi diversi.”

mark ruffaloUn pensiero che si sposa bene con il tema del festival di quest’anno Carpe Diem e le sue ultime scelte di carriera: “La formula Carpe Diem è ingannevole perché presume che tu stia parlando di un giorno preciso o un momento preciso, ma per me ha un’altro senso. Questa filosofia è più un’atteggiamento che uno deve avere nella vita: è lanciarsi in certe esperienze con tutto te stesso, anche magari andando contro le opinioni degli altri. Ci vuole coraggio.” continua Ruffalo, “Vi racconto un’episodio divertente. Anni fa ero al ComiCon di San Diego e Robert Downey Junior doveva presentare per la prima volta il cast del film The Avengers e sul palco si sbagliò e disse ‘di nuovo nel ruolo di Hulk…’, quindi il pubblico subito pensò ad Edward Norton, ma uscii io e la delusione era evidente sui volti del pubblico! Il giorno dopo i commenti erano tutti sul tono ‘Perché Mark e non Ed?’ e questo un po’ mi colpì, ma penso che alla fine la cosa sia andata bene per me e ho avuto un buon responso dal pubblico una volta che il film è uscito. Sicuramente è stata una grande responsabilità ma è nel mio carattere lanciarsi e correre il rischio.

Conosciuto ai più per il suo ruolo negli Avengers, Mark Ruffalo non ha dubbi sulle parti che preferisce girare con i suoi colleghi, “Sono super-eroi, ma sono anche esseri umani. Quindi adoro quanto litigano, quando cercando di stare insieme, come persone normali insomma. E poi mi piace quando colpisco Loki. Mi spiace dirlo ma è così…che soddisfazione!e ripesca indietro a gli anni della sua formazione per prepararsi ogni volta al ruolo, “Il mio allentamento per lavorare con la tuta di Hulk è stato il teatro. È grazie all’antica arte teatrale che sono riuscito ad entrare nella parte. Lì sei costretto sempre ad usare l’immaginazione, così per Hulk ho passato mesi in un teatro al buio ad immaginare i vari scenari del film e 10 volte la mia taglia. Questo mi ha decisamente aiutato a lavorare con le nuove tecnologie.”

Se è un giornalista a fare una domanda, l’attore ha il diritto di non rispondere o anche arrabbiarsi perché magari indaga troppo nella vita privata. Ma quando la domanda arriva da un ragazzo, che di certo non ha secondi fini, è impossibile non rispondere con sincerità e per Mark Ruffalo ce ne sono stati tanti di momenti in cui senza pensarci due volte, si è aperto e ha raccontato di se stesso. Alla ragazza che gli ha chiesto Chi vorresti interpretare dell’universo DC?”, una domanda impensabile e non fattibile per tanti aspetti, lui se la cava con un perfetto “Sarei Bambi!” e all’altra giurata che gli chiede “Ma tu sei vegetariano? No perché porti scarpe di pelle…” lui, un po’ in imbarazzo confessa, “Lo sono stanno per molti anni, ora non più ma cerco di non mangiare troppa carne rossa”.

Ma il momento più bello dell’incontro è arrivato quando un giurato internazionale gli ha chiesto cosa lo avesse aiutato a non buttarsi giù a seguito della paresi facciale che lo aveva colpito nel 2001, commentando che anche lui si stava rimettendo da poco. Una domanda così personale e intima che lo ha davvero toccato. “Ti ringrazio per la tua domanda, ti voglio dire che tu sei il mio eroe e ce la farai a rimetterti. risponde Ruffalo, “Ho avuto un tumore al cervello e in seguito all’operazione una parte del viso si paralizzò: non sapevo se sarei potuto tornare a recitare, e questo fu molto deprimente per me. Come l’ho superata? Al tempo dell’operazione mio figlio aveva solo 2 settimane e avevo mia moglie e la mia famiglia ed ero determinato a tornare come ero prima. Magari non sarei potuto tornare a recitare, ma mi sarei reinventato nell’ambiente, magari nella scrittura o nella regia, che mi appassionano entrambe. Ho sicuramente iniziato ad immaginare la mia vita diversa ma dopo un po’ guarii e fu davvero un dono dal cielo. La vita è corta e questa esperienza mi ha dato la possibilità di apprezzare le piccole cose della vita e anche farmi chiedere se voglio davvero fare solo l’attore.”

E con questa affermazione ci lancia anche su un suo possibile futuro, oltre la recitazione: “Ho amato lavorare alla regia del film Sympathy for Delicious. Mi è piaciuto relazionarmi con tutte le figure professionali sul set, sentire le loro idee e inserirle nel lavoro finale. Dopo quel film avevo pensato di dedicarmi solo alla regia ma le cose sono andate diversamente, come sempre nella vita. Ma tornerò a dirigere!

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