Ken Loach è venuto alla conferenza stampa di La parte migliori degli angeli accompagnato dallo strascico di polemiche e articoli che ci sono state durante l’ultimo Torino Film Festival, poiché ha deciso di rifiutare il Gran Premio Torino come gesto di solidarietà nei come confronti dei lavoratori del Museo Nazionale del Cinema.

 

Il regista britannico, è figlio di operai e ha dedicato tutta la filmografia alle condizioni della classe operaia. Quindi ha tenuto in particolar modo a ribadire quello che è successo nei giorni scorsi: “Sono contento di incontrarvi, il premio è un onore non solo per me ma per tutti coloro che hanno lavorato al film e mi è dispiaciuto non poterlo accettare ma c’era una questione di principio. È stato triste quando uno dei direttori del museo ha detto che ero un megalomane, non lo sono e sono sicuro che neanche lui lo è. Mi dispiace anche che hanno detto che non volevo incontrare i lavoratori, io ci sarei andato al festival per presentare il film, ma hanno ritirato il loro invito e questo è un peccato. Ma la questione importante non è che io vada o meno al festival, ma lo sono le persone che perdono il lavoro in un momento di grande disoccupazione.

Per il resto della conferenza Loach ha parlato molto apertamente di come sia diverso questo suo nuovo film rispetto al film precedente L’altra verità. “Era un film molto duro, riguardava la guerra in Iraq e quindi abbiamo pensato che era venuto il momento di sorridere, volevamo anche raccontare una storia su milioni di persone in tutta Europa che non hanno né un lavoro né un futuro. Quindi abbiamo pensato che il modo migliore per raccontare la storia è vedere il lato complesso del loro personaggio- ed aggiunge –volevamo una storia in cui potevamo ridere con loro e non vederli come semplici vittime, poi è stata un idea di Paul Laverty di introdurre il Whiskey. Perché questo elemento è pieno di contraddizioni, è la bevanda nazionale scozzese ma molti giovani non lo bevano perché è molto costoso e si ubriacano con qualcosa di molto più economico,inoltre è un arte molto raffinata quella della fabbricazione del whiskey. Abbiamo visto un lato comico tra questi ragazzi di Glasgow, e abbiamo pensato che ci fosse un elemento comico con gli intenditori”.

Spiccano molto gli attori in questi film, tutti con delle caratteristiche forti da sceneggiatura:  “Gli attori erano fondamentali,sono persone a cui il pubblico crederà – e sul protagonista, Paul Branningan aggiunge – il personaggio di Robbie, lo ha incontrato Paul Laverty, suggerendomi di incontrarlo. Ci ha raccontato la sua infanzia difficile, era senza tetto a 13 anni e da adolescente è finito in prigione. Quando lo abbiamo incontrato aveva trasformato la sua vita. Io l’ho incontrato 10 o 12 volte e ogni volta faceva delle improvvisazioni diverse, mi accorgevo che ogni volta era bravissimo”. Per questo progetto ha preferito lavorare anche in maniera diversa rispetto alla fase di produzione: “Iniziamo a fare le riprese dall’inizio alla fine della storia, è importante che gli attori ti possano sorprendere, che si possano affidare al loro istinto. Non gli dici sempre quello che devono fare così da portare la loro creatività nella situazione. Quello che provavano oggi lo giravamo il giorno successivo. Ed è una maniera molto appassionante di lavorare, mentre invece se andiamo a fare le riprese per scena, sei già bloccato e l’attore non puoi scoprire niente nel corso della produzione.”

E alla domanda se verrebbe a girare un film sociale in Italia risponde: “Abbiamo girato in Spagna, Nicaragua e Irlanda, il protagonista generalmente era britannico. E ad essere onesti devo dire che non so se sono in grado di raccontarle. Se vuoi esprimere bene una determinata cultura ne devi fare parte. Quando lavoro nel mio paese capisco sottigliezze e particolarità della lingua e dei rapporti, se io e Paul Laverty venissimo qua ad ascoltare le vostre storie, non sapremmo come comportarci non le comprenderemmo, credo che servano buoni sceneggiatori e registi, ed in Italia ne avete molti”.

Dopo aver ringraziato la BIM per l’ottima alchimia che hanno avuto per questo film ha affermato che non è la persona più adatta a parlare dell’argomento, ha dichiarato che la magia del grande schermo è un emozione forte: “E’ bello stare insieme al pubblico vedere la loro risposta e come reagiscono al film e per i giovani andare al cinema significa uscire di casa e questa è una cosa positiva, ogni film è un industria, è una professione, e mi dispiacerebbe che quest’industria fallisse, ma, scambiare immagini e comunicare è un idea brillante e bisogna esserne felici”.

- Pubblicità -