Steven Spielberg a Milano, con Meryl Streep e Tom Hanks, per The Post: “La stampa libera è il guardiano della democrazia”

Attesi dai fan ma anche dagli addetti ai lavori, sono arrivati a Milano oggi, per presentare The Post, il regista Steven Spielberg, e gli interpreti Meryl Streep e Tom Hanks, un trio delle meraviglie per gli appassionati del cinema hollywoodiano, un totale di otto premi Oscar.

 

Il film racconta la battaglia che il Washington Post portò avanti, rivendicando il diritto di pubblicare i Panama Papers (documenti secretati in cui si rivelavano le verità sulla guerra in Vietnam, taciute agli americani dalle quattro amministrazioni precedenti, atteggiamento perpetrato da Nixon) dopo che il Governo bloccò le pubblicazioni già in atto del New York Times.

Un film sulla libertà di stampa, sull’importanza di tenere fede alla propria missione di giornalisti, ma anche un film su una delle donne più straordinarie del ‘900, Kay Graham, che diventando proprietaria dell’allora piccolo giornale locale, riuscì a trovare la sua voce e a dare al suo giornale la fama di cui gode adesso, facendolo diventare uno dei più importanti portavoce del Watergate.

The Post – il trailer

The Post, l’importanza della libertà di stampa

E proprio in merito ai rapporti tra stampa e Governo, Steven Spielberg non le manda a dire: “La stampa libera è il guardiano della democrazia. Questa è una verità incontrovertibile. Se guardiamo a posteriori i fatti del 1971 quando Nixon ha cercato di negare questo diritto di pubblicare e diffonde i Pentagon Papers e addirittura ci è voluta una sentenza della Corte Suprema, in quanto la corte d’appello, meno importante, aveva di fatto impedito al New York Times di proseguire con la pubblicazione, questo è stato un atto inaudito.

Era la prima volta che accadeva dalla Guerra Civile Americana. Oggi ci troviamo ancora ad osservare la minaccia reale, per quello che riguarda la libertà di stampa e questo fa sì che ci sia una rilevanza assolutadi quei fatti avvenuti nel 1971. Io la storia l’ho scoperta grazie alla sceneggiatura di Liz Hannah e Josh Singer nel 2017. Questa inversione causale di numeri è assolutamente attuale.”

La stampa americana ha accolto il film con favore

“Da parte della stampa abbiamo avuto tantissimo sostegno e manifestazioni di supporto al film – ha ammesso Spielberg – una stampa che quotidianamente deve respingere gli attacchi subiti dall’amministrazione, che deve lottare contro la disinformazione, che troppo spesso vede adottare etichette facili, come fake news nel momento in cui una storia che viene pubblicata non piace al Presidente. Ma il film ha incontrato consensi al di là del messaggio politico e della difesa della libertà di stampa. Lo ha fatto soprattutto per la figura di Kay Graham, questa donna così meravigliosamente interpretata da Meryl Streep, una donna che si è trovata ai vertici della sua professione, con una grande difficoltà nel trovare una voce che le permettesse di farsi avanti e di farsi valere in un mondo, nella professione e nella società, governato dagli uomini.

Finché in un momento così cruciale questa voce l’ha trovata, mettendo tutti al loro posto. Credo che il nucleo emotivo della storia riguardi proprio questa figura di donna che riesce a trovare una voce. Devo dire anche che per la prima volta nella mia carriera mi sono trovato a ritrarre un rapporto umano complesso come quello che è esistito davvero tra la signora Graham e Ben Bradlee. Ho avuto una enorme fortuna nell’avere Tom e Meryl per interpretarli.”

The Post è dedicato a Nora Ephron

Meryl Streep, amica della regista e sceneggiatrice scomparsa, ha commentato la dedica speciale del film: “Nora è stata colei che ci ha portati a lavorare insieme. Tom non lo conoscevo bene, ma lui e Nora erano molto amici, così come lo eravamo io e lei. È stato grazie a lei che abbiamo avuto l’opportunità di lavorare insieme e di conoscerci. È stato positivo il fatto di poterci conoscere sul set. Nora è stata una grandissima fonte di ispirazione e mi piacerebbe molto se lei potesse essere qui, a commentare il film e il momento attuale, che stiamo vivendo. Credo che nessuno meglio di lei potrebbe parlarne in maniera più divertente ma anche pungente, di come avrebbe potuto fare lei.”

La sceneggiatura del film era precedente alle elezioni di Trump

“La prima versione dello script, scritta da Liz Hannah, è stata comprata da Amy Pascal sei giorni prima delle elezioni presidenziali (novembre 2016, ndr). Pensavamo che potesse essere un nostalgico sguardo indietro rispetto a dove le donne erano effettivamente arrivate, dal momento che tutti immaginavamo che di lì a poco avremmo avuto il primo Presidente donna. Era una cosa che tutti quanti davano per scontato. Poi c’è stato l’esito delle elezioni e dopo, un aumento di ostilità nei confronti della libertà di stampa, un aumento di attacchi nei confronti delle donne, comportamenti che si verificavano al vertice del nostro Governo. Quindi il film si è trasformato in una riflessione su quanta strada non abbiamo fatto.”

Kay Graham è una donna che impara il coraggio

“Questa storia nasce dal grande scoraggio di Daniel Ellsberg, una persona che aveva lavorato per il Governo e per il Dipartimento di Stato, un soldato e poi un giornalista che aveva deciso poi di lottare contro la legge per lo spionaggio e di trafugare i documenti che era riuscito a far arrivare al New York Times. Tutto è cominciato con un atto di coraggio, perché con questa pubblicazione gli americani sono venuti a conoscenza di cose tremende, ovvero che ben quattro amministrazioni avevano mentito al popolo americano e che il quinto Presidente coinvolto stava facendo di tutto per sopprimere la libertà di stampa. Ed è stato l’atto di coraggio di questa donna, a capo di questo giornale. Era una donna che sentiva di non essere al suo posto.

La rappresentazione della redazione del Post è accurata, all’epoca non c’erano donne, al massimo segretarie. C’erano solo maschi bianchi. In un certo senso la Graham sfida Nixon e prende questa decisione così importante, pur non essendo ancora consapevole del suo potere. È stata poi una donna che è stata capace di vincere un premio Pulitzer con la propria autobiografia, insomma una delle donen più importanti dello scorso secolo. Un’icona. Quindi, per rispondere alla domanda, il coraggio si può imparare, e Kay lo ha imparato, ma noi non lo insegnamo abbastanza alle nostre ragazze. Ben Bradlee, così meraviglisamente interpretato da Tom Hanks, è stato un uomo di grandissimo coraggio, spietatamente coraggioso, ha deciso e accettato di rischiare tutto, pur di raccontare la verità.”

Tom Hanks, mirabile interprete dell’impetuoso Ben Bradlee

“Ben Bradlee  era una bestia – ha dichiarato invece l’attore alla sua ennesima collaborazione con Spielberg – Nel giungo del 1971, il Washington Post era in diretta concorrenza con il Washington Star, che era all’epoca il quotidiano numero 1 di Washington DC. L’idea che il New York Times potesse avere una storia che invede il Post non aveva, teneva sveglio Ben Bradlee di notte, questa cosa lo faceva impazzire.Una delle scene più divertenti del film è quella in cui tutti stanno leggendo il Times e lui dice ‘Siamo gli ultimi a sapere le cose a casa nostra’. Era una scena molto divertente da fare perché mostrava tutta la passione ma anche il senso di sfida che guida il personaggio per tutto il film.”

“Il Post era all’epoca il secondo giornale di Washington – ha aggiunto Spielberg – ma Ben Bradlee aveva una tale fame e un tale appetito che questa spinta lo ha alimentato tanto al punto di spingerlo a sfidare il New Yorks Times che allora come ora era il più grande quotidiano degli Stati Uniti. È stato questo suo appetito, questa sua fame a spingerlo a cercare di immaginare un futuro grandioso per il Washington Post, facendo emergere lui come il giornale che si meritava Ben Bradlee come direttore. Questo suo modo di essere, durante il Watergate, lo ha spinto a togliere tutti i freni, tanto da convincere Kay Graham, il suo editore, a credere che il Post potesse diventare un grande quotidiano, cosa che è accaduta con la pubblicazione dello scandalo Watergate che ha portato alle dimissioni di Nixon.”

#TimesUp, Meryl Streep: “L’aria è cambiata”

Meryl Streep ha commentato, come da attese, il movimento Time’s Up e il fermento a Hollywood: “Non so perché ci è voluto tutto questo tempo, ma per qualche motivo l’aria è cambiata, non solo a Hollywood, ma in ogni posto di lavoro. C’è stata questa grande apertura perché i grossi nomi di Hollywood sono stati chiamati in causa, ma le donne hanno sempre lottato in ogni ambiente di lavoro. Solo quando è stata coinvolta Hollywood, le cose si sono mosse. Prevedo che ci sarà qualche passo indietro, ma poi si continerà, si ripartirà e sono molto ottimista. Questi sono momenti molto interessanti.”

Chiamato in causa sulla disparità di trattamento tra uomo e donna, Steven Spielberg è stato illuminante. Il regista ha spiegato che nel corso della storia le donne hanno “dimostrato più volte di avere la forza per spezzare lo stampo in cui gli uomini le costringono”. L’esempio è la Seconda Guerra Mondiale, quando con gli uomini al fronte, le donne divennero titolari dell’indistria e del Paese, salvo poi tornare in cucina alla fine della Guerra, senza ricevere credito per quella pagina di storia che loro stesse avevano contribuito a chiudere.

“Io non ho la competenza giusta per poter fornire delle risposte esaustive e corrette, ma in base agli esempi che riporta la Storia mi sento di dire che il problema è principalmente degli uomini. Sono loro che non hanno ancora mostrato la volontà di controllarsi, di riuscire a comportarsi in maniera adaguata, ad accettare un NO come risposta. Finché gli uomini non sono in grado di accettare un NO, questa lotta di potere continuerà. Io mi auguro anche che il film sia un piccolissimo passo, possa essere un’ispirazione per molte donne, che possano trovare il coraggio di far sentire la propria voce.”Steven Spielberg the post

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