Sylvia Hoeks: intervista alla villain di Quello che non uccide

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In molti la ricordano come il replicante al servizio di Niander Wallace (Jared Leto) in Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve, ma quelli con la memoria più lunga sanno che è stata lei a far dannare il Geoffrey Rush de La Migliore Offerta di Giuseppe Tornatore, facendolo scivolare nella spirale di un amore a senso unico.

 

A partire dal 9 novembre 2018, l’affascinante Sylvia Hoeks si ripresenta sul grande schermo in un ruolo ambiguo, per Millennium – Quello che non Uccide, il nuovo film di Fede Alvarez che si basa sull’omonimo romanzo che si pone come continuazione ideale della saga letteraria di Millennium, di Stieg Larsson. La Hoeks interpreta nel film Camilla Salander, sorella meno famosa e più cattiva di Lisbeth, personaggio iconico che, dopo essere stato interpretato da Noomi Rapace e da Rooney Mara, passa a Claire Foy (The Crown).

Abbiamo incontrato la bellissima Sylvia, ex modella, in occasione della premiere mondiale del film, nella cornice della Festa di Roma, e in questa occasione ha raccontato della sua Camilla, del lavoro con Alvarez e della partecipazione a un progetto tanto atteso, che corona il suo momento d’oro.

Il tuo personaggio può essere definito un villain? Come hai lavorato all’interpretazione, visto che Camilla è poco presente nei romanzi?

“È vero non è molto presente nel libro ma comunque c’è, Fede (Alvarez) aveva una visione molto chiara di cosa voleva dal personaggio, mi ha aiutata molto parlare con lui, ho provato a focalizzarmi sul mondo che lui voleva costruire nel film, come voleva raccontare la storia, renderla qualcosa di più internazionale. Camilla è una donna danneggiata, è una vittima, può assolutamente giocare a fare il villain, ma è ferita, ha dei traumi.”

È come se fosse un’altra faccia di Lisbeth?

“In un certo senso sì, credo sia quella che mostra al pubblico una parte di verità di Lisbeth, perché in fondo cosa sappiamo di lei? Che è una donna inafferrabile, ma attraverso Camilla vediamo un aspetto emotivo molto importante che viene fuori; tutto questo è parte di lei, è parte del suo essere vittima. Il problema è che se ti identifichi troppo con Camilla perdi Lisbeth, serve mantenere un equilibrio molto delicato nel film, anche perché nel momento di confronto fra le due, in cui emerge la verità, il pubblico ha bisogno di stare dalla parte di Lisbeth, è la sua storia e il mio personaggio aiuta semplicemente a raccontarla.”

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E il suo look?

“Per quel che riguarda il look è stato chiaro da subito che serviva per far capire che era una donna piena di dolore, che per sedici anni tutti i giorni viene torturata, è come se provenisse da un altro mondo dove non può trovare una soluzione, Lisbeth e Camilla si causano dolore a vicenda. Il look era davvero importante per crearla. Ho sentito dire che si ispira molto ai film di Bond, ma io credo sia un mix fra la mia voglia di avere una cicatrice e le sopracciglia bionde, e il potente outfit rosso.

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Tutto ciò la rende un’immagine forte che esalta il suo dolore. Per prepararmi al personaggio ho fatto delle ricerche ho letto tutto della vicenda di Natascha Kampusch, (la ragazza rapita per otto anni e costretta a vivere in una cantina), la sua storia era orribile, ma è stato l’unico modo per me di capire questo personaggio. Ci sono diverse cose interessanti del suo essere un villain, c’è uno scontro importante con Lisbeth dove viene fuori tutta la verità, lei può anche giocare a fare la cattiva ma è una persona ferita e tutto è racchiuso in quelle poche scene.”

DOMANDA SPOILER

Possiamo immaginare Camilla nel prossimo Millennium?

“Forse perché no? In realtà abbiamo girato una scena in cui si vedeva morta ai piedi della montagna, ma l’hanno tagliata. Chi lo sa. Nessuno può dirlo, non so immaginarla nel prossimo film ci sono così tanti modi in cui può evolvere la storia, ma ho amato interpretarla e mi piacerebbe farlo ancora.”

Cosa hai scoperto di te stessa diventando un’attrice?

“Ho sempre voluto diventare un’attrice, quando cresci in questa industria la cosa più importante che non devi mai dimenticare è sentirti sempre grata dell’opportunità che hai e di avere un occhio di riguardo nei confronti di te stessa, per restare con i pedi per terra, collegata ai miei amici, alla mia famiglia. Vorrei diventare mamma, ma è difficile viaggiando spesso per lavoro, ma questo mestiere è il mio primo amore. Andare in America a fare il mio lavoro mi ha aperto nuove strade e opportunità ma è stato come ricominciare dall’inizio. Con Denis Villeneuve (per Blade Runner 2049, ndr) è stato bellissimo lavorare, mi sono trovata benissimo ha così tanto rispetto per gli attori e ti fa sentire al sicuro.”

A cosa stai lavorando ora?

“Ho rasato i capelli per la prima serie prodotta da Apple, si chiamerà “See” scritta da Steven Knight e diretta da Francis Lawrence, con tanti fantastici attori, sarà incentrata sull’umanità che paga le conseguenze di essere diventata cieca. Andrà su Apple Tv, abbiamo iniziato già a girare.”

Si allontana con un sorriso e con la promessa che sentiremo ancora molto parlare di lei, sicuramente per la sua bellezza, ma anche per intelligenza di scelte professionali e carisma.

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