Una commedia nera in salsa aioli, l’intingolo che fa litigare le coppie. Un gazpacho sballato, come quello di Donne sull’orlo di una Crisi di Nervi, che mescola generi cinematografici e cita tanti autori, da Alex De La Iglesia a Pedro Almodovar, ma anche in maniera bizzarra e irriverente lo Scorsese di Taxi Driver, o ancora La Febbre del Sabato Sera e L’esorcista. O come la definisce il regista Pablo Berger, Abracadabra è una commedia ipnotica.
In un barrio popolare alla periferia di Madrid, Carmen e Carlos portano avanti in maniera stanca e senza un via di uscita il loro matrimonio. Hanno una figlia adolescente, fissata con Madonna e dai modi alquanto veraci. Carlos è un autentico bifolco, che fa del calcio una ragione di vita e che non degna Carmen neanche di uno sguardo. Lei è una bella donna, devota al marito, ma avrebbe certamente sognato una vita completamente differente. Un giorno, obbligato dalla moglie a partecipare a un matrimonio, Carlos si sottopone ad un esperimento di ipnosi. Si offre volontario per beffarsi del cugino di Carmen, Pepe, da sempre invaghito della donna e mentalista dilettante.
Durante lo spettacolo però succede qualcosa di totalmente imprevisto, che movimenterà non poco la grigia esistenza di Carlos, Carmen e Pepe.

Con Abracadabra Berger spiazza, perché la confezione è apparentemente assai simile a molte pellicole di Alex De La Iglesia, come La Comunidad o Crimen Perfecto. D’altronde aveva esordito proprio al fianco di De La Iglesia. Però mantiene poi una sua straniante originalità e organizza la baraonda cafona dei tanti personaggi con eleganza, puntellando il grottesco con inquadrature che lasciano interdetti, composte con una prospettiva particolare, una simmetria ricercata, inusuale a una commedia; arriva addirittura a inserire dei time-lapse sul traffico caotico di Madrid, per dare un’idea visiva dello scorrere del tempo.
Abracadabra è pieno di trovate e invenzioni bislacche, come i churros cosparsi di zucchero che divengono oggetto del desiderio, le mutande di superman infilate a forza ad un moribondo, la coppia erotomane che ricostruisce fedelmente le esposizioni dell’Ikea, l’agente immobiliare che inscena l’agghiacciante ricostruzioni di un omicidio.
Gli attori sono azzeccatissimi, ben concertati e caratterizzati alla perfezione, sia nei volti che nell’abbigliamento e sono inseriti in un contesto kitsch ormai divenuto stilema di una nuova onda di commedia grottesca iberica. Maibel Verdù spicca su tutti e riesce ad alternare una gamma infinita di registri recitativi, muovendosi con naturale disinvoltura dalla commedia al dramma, tuffandosi a capofitto anche nel sovrannaturale, senza mai perdere di credibilità.
Abracadabra è una baraonda chiassosa e colorata, che diverte etiene incollati allo schermo, talmente assurda e imprevedibile da non lasciare mai nulla per scontato. È autentico cinema “cabrón”, e funziona!


