African Women: In viaggio per il Nobel della Pace – recensione

Walking Africa è un progetto che vuole promuovere il lavoro quotidiano di ogni donna africana come oggetto di attenzione per la giuria del Nobel per fare in modo che venga loro assegnato un collettivo premio Nobel per la pace. Il documentario African Women testimonia come queste donne, di diversi paesi africani, ma il Senegal su tutti, siano la pietra angolare della società, attive nel lavoro, nell’attivismo sociale, nell’educazione, anche sessuale, e nella politica di sviluppo dei villaggi, anche quelli più remoti.

 

Sono donne forti e stanche, come più volte si sente ripetere nel documentario, ma essenzialmente sono donne che non si danno per vinte.

Gli uomini dormono mentre le loro donne con il figlio più piccolo infagottato e legato alla schiena, vanno a rimediare dell’acqua potabile al pozzo. Le donne si danno da fare, gli uomini si arrendono alla mancanza di un lavoro, questo è quello che emerge.

Un’associazione di donne che cerca di aumentare la consapevolezza delle giovani riguardo la contraccezione e le gravidanze indesiderate e il contagio da AIDS attraverso la promozione dell’uso del preservativo femminile come un diritto ma anche come un piacere, visto che “Dio ci ha fatto belle e quindi dobbiamo anche provare piacere”.

La situazione della popolazione africana, e delle donne, che di fatto versa verso il drammat, è resa colorata e vivace e più lieve sia dal montaggio ritmato ad opera di Diego Glickman, montatore italiano con laurea in cinematografia digitale e sperimentale all’università di Bedforshire, ha il suo lavoro supportato da una colonna sonora che reinterpreta le tradizionali melodie africane, grazie alla sensibilità di Louis Siciliano, presente durante le riprese sul posto e quindi esposto alla cultura e alla musica locale.

Sono ritratti di donne forti, che però sanno di combattere una guerra che sanno essere quasi senza speranza, ma non si arrendono, sono speranzose che tutto questo lavoro prima o poi verrà premiato o riconosciuto.

Il documentario di Stefano Scialotti è il risultato dell’impegno di molte istituzioni e ONG, primo fra tutti il Cispi, che coordina la cooperazione internazionale.

Ma è anche un lavoro voluto e promosso dallo stesso Senegal e dal mediatore dei rapporti internazionali, Alex Mustapha Sarr, e promosso anche dalla Regione Lazio.

Molte quindi le forze in campo che si spera riescano a sostenere questo progetto. Il fatto che il Nobel per la pace sia stato assegnato  quest’anno a due donne africane ed una yemenita è un segno che la direzione intrapresa è quella giusta.

Il documentario è stato presentato al Festival del Film di Roma dove verrà proiettato nuovamente il 29 Ottobre alle 18 ma anche successivamente in altri eventi tra cui il 6 Novembre in Parlamento.

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