Dopo il grande successo di Sul più Bello che, nonostante la turbolenta uscita in sala (tra improvvise chiusure e riaperture delle strutture a causa della pandemia), è riuscito ad arrivare al cuore degli spettatori, arriva, sempre al cinema, Ancora più bello, il primo di due sequel già annunciati dalla Eagle Pictures, o, per chiamarlo altrimenti, il secondo capitolo di una trilogia che racconta la storia di Marta.
La trama di Ancora più bello
Ludovica Francesconi torna infatti a vestire i panni della giovane donna affetta da mucoviscidosi che, nonostante la condizione medica molto grave in cui versa, affronta la vita con un grande sorriso e con un contagioso ottimismo. Con lei tornano Jacopo e Federica (Jozef Gjura, Gaia Masciale), i suoi migliori amici, la sua unica famiglia, visto che è rimasta orfana da bambina. Archiviata la storia d’amore a sorpresa con il bello e impossibile Arturo, in questa seconda avventura Marta incontra Gabriele (Giancarlo Commare, visto in Skam Italia), un artista sensibile e appassionato, totalmente preso da lei, galante e gentile, che non si risparmia per questa relazione che ritiene importantissima e per la quale è pronto a rinunciare anche alla sua carriera.
Claudio Norza raccoglie il testimone di Alice Filippi, che aveva diretto Sul più Bello, e si impegna ad amalgamare una storia molto più densa e stratificata rispetto a quella del primo film. È importante tenere a mente che se nel primo capitolo si era immaginata una storia unica e coesa, per questo secondo appuntamento (strettamente legato a un terzo capitolo, Sempre più bello, annunciato per il 2022), l’operazione che è stata fatta è stata quella di sviluppare delle trame a partire da un concept concluso.
Tante storie in una
Questo è il primo elemento che si evidenzia in questa recensione di Ancora più bello: la necessità di raccontare tante cose, concetti, problematiche, temi e situazioni, e la poca attenzione nel renderli effettivamente parte di un’unica storia. La coralità di questo film si rivela episodica, dal momento che le trame secondarie non influiscono assolutamente su quella principale legata a Marta, e sembrano (quello che in effetti sono) dei riempitivi per dare spazio ad altri personaggi e argomenti la cui introduzione nella storia risulta forzata.
Dividendo il terzetto protagonista si incorre poi in un altro problema del film, perché si rinuncia a ciò che nel primo capitolo aveva funzionato davvero, cioè l’alchimia tra Francesconi, Masciale e Gjura. I tre giovani interpreti hanno dimostrato di essere in grande sintonia, e questo ha permesso loro di dare un’anima al primo film. Quest’anima, in questo secondo capitolo, si annacqua e viene fuori come un fiotto d’acqua fresca nel deserto, solo nelle scene in cui i tre compaiono a schermo insieme.
La grande alchimia del trio protagonista
Forse sono proprio questi i momenti per i quali vale davvero la pena ritrovare questi personaggi, perché nonostante il film sia debole e farraginoso da un punto di vista della storia, con sotto-trame che sembrano davvero superflue, l’energia che si forma sullo schermo trai tre protagonisti è un’esperienza rara, degna dei più celebri coming of age che il cinema ci abbia mai raccontato.
Il finale aperto su un cliffhanger inaspettato ma ben costruito lascerà senza dubbio gli spettatori affezionati con il bruciante desiderio di sapere “come va a finire”, e questo, dopotutto, è tutto quello che viene chiesto a prodotti cinematografici di questo genere: fare breccia nel cuore del pubblico di riferimento. Da questo punto di vista, Ancora più bello è un’operazione da manuale.