Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento: recensione

Arrietty - Il mondo segreto sotto il pavimento

Non pensavo di poter rimanere deluso un giorno da un film dello Studio Ghibli ma il nuovissimo Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento ha centrato pienamente questo terribile bersaglio. Ero colmo di aspettative dopo Ponyo, storia che mi era piaciuta ma forse troppo indirizzata ad un pubblico infantile per i miei gusti e visto che il trailer di Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento mi aveva non poco intrigato credevo che la risalita fosse quasi scontata.

 

Niente di tutto ciò, anzi si tratta di un tonfo quasi inspiegabile e sicuramente del peggior film di sempre dello studio Ghibli. La storia è stata scritta da Hayao Miyazaki prendendo spunto dal racconto “The Borrowers” di Mary Norton e la regia affidata a Hiromasa Yonebayashi, giovane animatore trentenne alla sua prima esperienza da regista. La trama ci racconta le vicende di piccoli omini chiamati Borrowers, in italiano “Rubacchiotti”, esserini in tutto e per tutto uguali agli umani tranne l’altezza visto che stanno tranquillamente in un palmo di mano. Seguiamo quindi le vicende di una famigliola di rubacchiotti che vive nelle fondamenta di una casa di campagna in Giappone formata da una ragazzina quattordicenne chiamata Arrietty ed i suoi due genitori.

Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, il film

La loro particolarità è quella di vivere rubacchiando tutto quello che per un umano sarebbe difficile scoprire: una zolletta di zucchero, un biscotto, e così via ma comunque non facendosi mancare elettricità e gas attaccandosi ai cavi della famiglia umana piccoli elettrodomestici e mobili costruiti da loro stessi. La loro paura maggiore  è quella di farsi  scoprire dagli esseri umani, altrimenti i Rubacchiotti dovrebbe necessariamente cercare un’altra abitazione per paura di essere uccisi.

La loro vita scorre tranquilla tra un furto e un altro quando un giorno nell’abitazione arriva un nuovo essere umano: Sho, un ragazzo dodicenne malato di cuore che presto dovrà operarsi e vuole trascorrere qualche giorno di riposo in campagna prima del difficile evento. Sfortunatamente Arrietty viene vista e nonostante la ritrosia di lei alla fine diventano amici, Sho aiuterà lei e la sua famiglia a scappare da Haru, la cameriera dell’abitazione che cercherà di catturare la famigliola di Rubacchiotti una volta che li scoprirà nascosti sotto la camera del ragazzo. Faccio partire la mia analisi dall’unico punto a favore di Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, la musica: la canzone principale interpretata da Cecile Corbel è una splendida ballata folk molto toccante che dona alle scene in cui è presente un certo grado di sentimento; la colonna sonora in generale è ben fatta anche se non spicca come la canzone sopracitata ed è formata da brevi intermezzi sempre di matrice folk ma sempre piacevoli.

Per quanto riguarda ciò che non va inizio dalla storia: mai sceneggiatura così scevra di ritmo si era vista in un’opera dello studio ghibli, la cosa con più brio da vedere sono i Rubacchiotti che interagiscono con oggetti più grandi di loro: biscotti, zollette di zucchero, loro che si lanciano con la fune da comodini, cose così insomma e se per aspettare un po’ di divertimento devo vedere un corvo che si schianta contro una finestra allora la situazione non è delle più rosee. Le somiglianze maggiori sono con Totoro, indubbiamente segue uno sviluppo simile, solo che stavolta la storia la osserviamo attraverso gli occhi dell’essere soprannaturale.

I personaggi sono poco caratterizzati da punto di vista caratteriale, graficamente invece i colori sono bellissimi e vari e gli ambienti curati bene; la migliore è la protagonista Arrietty, si sente sola e vorrebbe conoscere qualche ragazzo della sua specie, per questo sente una certa attrazione e curiosità per l’umano Sho, una volta però che viene a conoscenza di un suo simile della sua età, il selvaggio e taciturno Shiller, quasi automaticamente se ne invaghisce solo perché è della sua stessa specie (anche perché non ha modo di conoscerlo approfonditamente). Questa è una delle lacune che indebolisce la pellicola e la rende sterile e lontanissima dalla profondità di una Principessa Mononoke o La città Incantata. Aldilà della protagonista, gli altri personaggi sono privi di nerbo, il padre di Arrietty ad esempio sembra non provare alcuna emozione, freddissimo anche quando la sua famiglia è in pericolo, ok farlo sembrare un uomo sicuro di sé e forgiato dalle difficoltà del tempo, ma così è esagerato.

Se la storia offre molto poco dal punto di vista drammatico con un finale telefonatissimo, men che meno offre qualche risata ma solo qualche sorriso abbozzato; non c’è nessuna situazione che offra un momento divertente, nei film passati questo tipo di momenti si sprecavano, come non ricordare la scena capolavoro della fermata del bus con Totoro ad esempio? Purtroppo non c’è la magia di Hayao Miyazaki, si sente tantissimo la mancanza della sua regia, allo studio ghibli dovranno lavorare parecchio per trovare un suo erede se vogliono mantenere una certa qualità nelle pellicole future. Mi dispiace richiamare spesso i vecchi lavori, ma visto che lo studio ghibli ci ha messo la faccia in questa nuova pellicola se ne deve prendere anche il peso del confronto col passato.

Quindi cosa resta alla fine all’ignaro spettatore? Una messaggio di rispetto per le specie vicine all’estinzione e un intelligente uso delle risorse che abbiamo a disposizione e poco altro; una storiella poco profonda che sembra essere stata scritta in fretta da Miyazaki forse impegnato anche in qualche altro progetto più ambizioso; in effetti nel 2011 è previsto l’adattamento di Taketori Monogatari, racconto popolare giapponese del decimo secolo che spero tenga fede al nome altisonante dello studio Ghibli, su Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento è invece il caso di stendere un velo pietoso perché più ne scrivo e più mi intristisco.

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