
Hamish Hamilton, regista di Back to front Peter Gabriel, conquesto documentario-concerto ha ripreso una delle tappe della tournèe che il cantante inglese ha fatto riproponendo in versione live il suo album più venduto e più pop: “So”, nel quale si trovano le canzoni probabilmente più conosciute di Gabriel, come “Sledgehammer”, “Mercy Street”, “Solsbury Hill” insieme ad altri classici e alcuni inediti, senza dimenticare la sua consistente vena “world” con l’intervento di Daby Tourè durante l’esecuzione di una delle canzoni.
Il set è la grande O2 Arena di Londra in cui inizialmente siede il pubblico. Sul palco ci sono delle grandi luci con telecamere ognuna posizionata su di un crane, una giraffa, e sono mosse manualmente da alcuni operatori con indosso maschere da apicoltore. Con il movimento le telecamere e le luci diventano protagoniste della coreografia delle canzoni insieme ai musicisti, il gruppo con cui Peter Gabriel suona da più di trenta anni che, tra gli altri, è composto da David Rhodes e dal mitico bassista Tony Levin.

Il percorso di Peter Gabriel inizia infatti più di quaranta anni fa con i Genesis, che abbandona nel 1975 per dedicarsi alla carriera solista; poi Gabriel studia e scopre le altre culture musicali del mondo, fondando l’etichetta Real world che distribuisce musica proveniente dai 5 continenti e creando anche il WOMAD (World of music Arts and Dance) che organizza festival in giro per il mondo.
Il tutto è intermezzato dalle interviste dei protagonisti che raccontano l’emozione di lavorare insieme da così tanto tempo, dall’empatia che ormai li lega e dal piacere di fare quel tipo di musica. Peter Gabriel ricorda anche i suoi “giorni dei Genesis” e l’importanza dell’album “So”, che non era sicuro di realizzare finchè non si fece due chiacchiere con Brian Wilson, la mente creativa dei Beach Boys.
Il documentario è visivamente eccezionale, il numero di camere utilizzate è innumerevole, ogni taglio segue il ritmo della musica, il tutto a celebrare una delle altre icone di un passato glorioso, musicalmente parlando, che ancora ha qualcosa da dire sui palchi di tutto il mondo.
Certo, l’esplosione scenica di Peter Gabriel è meno pop e incontenibile di quella dei Rolling Stones, ma in quanto a sperimentazione, vocale e musicale, è un artista irraggiungibile.
