Dopo il successo travolgente di Non sposate le mie figlie, torna nelle sale italiane Philippe de Chauveron con Benvenuti a casa mia e, dopo i neri, gli ebrei, gli arabi e gli asiatici, prende a soggetti del suo nuovo racconto i Rom. Un’altra comunità nella Francia di oggi utilizzata come veicolo narrativo per raccontare una storia che, dietro l’intenzione di voler smascherare vizi e virtù della borghesia francese, sembra virare netamente verso una direzione politica precisa.
Jean-Etienne Fougerole, intellettuale di sinistra, sedicente progressista e di vedute ampie e comunitarie, promuove in televisione il suo ultimo libro (“A braccia aperte”). Durante il dibattito in diretta nazionale, incalzato dalla provocazione del suo rivale, un giovane candidato (anche lui scrittore) di destra, Fougerole afferma che, in linea con le sue ideologie, sarebbe disposto ad accogliere in casa sua una famiglia Rom se questa fosse venuta a bussare. La famiglia di Babik, simpatico Rom con tanto di madre, moglie figli e nipoti, riunita intorno al televisore, raccoglie l’invito e si presenta alla porta della lussuosa villa dell’intellettuale. Questi, per non venir meno alla parola data davanti alla nazione, invita la famiglia Rom ad accomodarsi in giardino, con roulotte, automobili sgangherate e animale domestico, un maiale.
Philippe de
Chauveron ha un approccio buonista e divertito, sia nei
confronti della borghesia intellettuale di sinistra, aperta ma non
troppo all’accoglienza dell’altro, sia nei confronti della rumorosa
famiglia Rom. A nessuna delle due parti si risparmiano cliché
fastidiosi, come l’esigenza di Fougerole di essere un intellettuale
attivo nella vita reale, che si scontra con la naturale avversione
nei confronti del diverso e colorito popolo Rom. Dall’altro lato
però Babik e famiglia sono un riassunto sgradevole dei luoghi
comuni legati ai Rom: misogini, ladri, sporchi, sgradevoli, con
denti di metallo e cattive abitudini igieniche.
Insomma, se con Non sposate le mie figlie de Chauveron realizzò una commedia sul pregiudizio “fatta in casa”, pur con le sue implicazioni sociali, con questo film dice male dei Rom, della sinistra intellettuale francese, sembra schierarsi, risolvendo le questioni prettamente narrative e cinematografiche con soluzioni populiste e semplicistiche.
Tuttavia Benvenuti a casa mia riesce a far sorridere, specialmente quando le vicende assumono pieghe surreali ma nel complesso è un lavoro poco ispirato, strutturato su cliché.