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Crawl – Intrappolati, la recensione del film di Alexandre Aja

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Crawl – Intrappolati, la recensione del film di Alexandre Aja

D’estate niente è meglio di un bel brivido cinematografico con un film che aspira a proporre una nuova variante del capolavoro Lo Squalo, di Steven Spielberg. Con Crawl – Intrappolati, in sala dal 15 agosto, il regista francese Alexandre Aja torna proprio su questi binari dopo il successo di Piranha 3D, affidando stavolta il ruolo di protagonisti ad un branco di feroci alligatori. A produrre il film vi è invece la firma di Sam Raimi, garante di un cinema horror di qualità.

Quando un enorme uragano colpisce la sua città natale in Florida, Haley (Kaya Scodelario) ignora gli ordini di evacuazione per cercare il padre scomparso (Barry Pepper). Trovandolo gravemente ferito e bloccato in un’intercapedine della loro casa di famiglia, i due restano rapidamente intrappolati e sommersi. Mentre il tempo stringe e fuori la tempesta è sempre più forte, Haley e suo padre scoprono che il livello dell’acqua che sale è l’ultimo dei loro problemi.

La scelta del titolo originale Crawl è particolarmente eloquente per la storia di questo film. Come verbo, esso indica il muoversi degli alligatori sulla terraferma, ma allo stesso tempo è anche il modo in cui si indica lo stile libero nel nuoto, sport praticato dalla protagonista. Si evidenzia dunque come il conflitto tra i protagonisti, umani e non, si basi prevalentemente su qualcosa che sembra accomunarli. Questa vicinanza tra Haley e gli alligatori risulta così particolarmente funzionale nella costruzione degli ostacoli da superare.

Il regista sembra infatti sapere bene che film di questo genere possono facilmente risultare prevedibili, e pur non riuscendo sempre a sfuggire a questa trappola, assesta una serie di sequenze ben orchestrate che costruiscono un crescente senso di inquietudine, per sfociare in alcuni casi nel puro horror splatter. Gli jump scare presenti, benché siano un trucco facile, risultano efficaci per questo genere di film, dettando il ritmo, che rimane particolarmente teso fino alla fine. La cupa messa in scena, inoltre, mira a generare un senso di claustrofobia dato grossomodo dall’unico, angusto, ambiente e dal disastro ambientale che lo circonda.

In realtà ciò che avviene all’interno del film è ben più interessante di un semplice disaster movie con presenza di feroci predatori. Il vero cuore del film appare essere, esplicitato sin dalle prime immagini del film, il rapporto tra padre e figlia. Incastrati da circostanze estreme nel seminterrato della casa di famiglia in cui sono cresciuti, i due personaggi umani intraprenderanno un percorso di espiazione che li porterà a scavare fino alle radici dei loro conflitti.

La scenografia della casa assume così un significato metaforico ben più affascinante del previsto, con una lenta risalita dei livelli dell’abitazione che indica non solo una progressiva speranza di salvezza, ma anche il riaffiorare di un rapporto che sembrava ormai spento. Aja costruisce i due personaggi e la loro relazione anche grazie ad alcune inquadrature e alcuni dettagli che in un film del genere potrebbero risultare superflui, ma che qui svelano una profondità adeguata e funzionale al vero nucleo narrativo del film.

Non mancano certo le ingenuità in un film come Crawl – Intrappolati, forzando in più di un caso la credibilità di alcuni eventi, ma nel suo complesso Aja riesce a dar vita ad un buon prodotto d’intrattenimento estivo, capace tanto di spaventare quanto di raccontare una storia di genere sui rapporti familiari.

Gli alligatori, pur non sfoggiando una CGI particolarmente brillante, riescono a risultare minacciosi, e la loro entrata in scena è spesso efficace e letale. Infine, benché prevedibile su molti aspetti, nel finale riesce a trasparire in modo genuino quanto fin qui esposto, ovvero che, inaspettatamente, ci si ritrova davanti ad un film sulla riconquista di un legame umano.

Crawl – Intrappolati, il trailer