Dieci giorni tra il bene e il male: recensione del primo film sul detective Sadik

Disponibile dall'3 marzo su Netflix, il primo film tratto dalla trilogia thriller dello scrittore turco Mehmet Eroglu con per protagonista il detective Sadik interpreato da Nejat Isler

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Netflix, 2022. Fotografia: Şinasi Sparrow

Sadik indossa sempre un vecchio e logoro cappotto, gli piace dissetarsi di latte fresco direttamente dalla bottiglia di vetro, è un ex avvocato con un passato dietro le sbarre e ora da uomo libero si cimenta nell’arte dell’investigazione. Lui è un investigatore privato di Istanbul, protagonista di una nota trilogia di gialli dello scrittore Mehmet Eroglu, un vero e clamoroso caso letterario in Turchia, da cui è stato tratto quest’omonimo film Dieci giorni tra il bene e il male. Questo adattamento non è solo che il primo, di ben altri due, in arrivo nei prossimi mesi disponibili ovviamente sempre in streaming sulla piattaforma di Netflix che si occupa della distribuzione nel mondo.

 

La trama di Dieci giorni tra il bene e il male

Il detective Sadik (Nejat Isler) è stato ingaggiato per trovare un ragazzo scomparso da un mese, questa ricerca gli è stata affidata da Maide una vecchia amica di lunga data. Il giovane di cui si sono perse le tracce è Tevfik (Ata Artman), il figlio maggiore di Yeter, la tata della donna che incarito del difficile compito l’investigatore di questo film. Dieci giorni tra il bene e il male è diviso in dieci giornatequelle del titolo – ed è una storia di genere giallo hard boiled, proprio come quelli che guarda alla televisione di continuo Sadik con per protagonista il detective Philip Marlowe. Come in qualsiasi thriller che si rispetti la persona ricercata non è mai quella che viene raccontata dalla madre, ansiosa di riabbracciare il suo “passerotto”, ma si avvicina più a quella descritta dalla sorella minore, una studentessa ribelle Pinar (Ilayda Akdogan), escort nel tempo libero per guadagnare soldi per pagarsi vestiti, cellulari, e altre cose che un’adolescente potrebbe desiderare. Tevfik, non era affatto uno stinco santo anzi, era un protettore dedito ad un giro losco tra prostitute, immigrati clandestini fatti schiavi e anche di bambini orfani che nessuno cerca.

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Netflix, 2022. Fotografia: Şinasi Sparrow

Sadik, durante la sua investigazione, incontra tante persone sinistre e malavitose come “il capo”, che usa una strana chiave inglese a forma di artiglio, con la quale strappa le unghie e le dita ai suoi nemici che intanto tortura, un collega di Tevfik nella tratta degli esseri umani e pure un sicario. Per ultimi una coppia inquietante di gemelli albini ricchi, che sembrano i cosplay dei più noti Targaryen, che si dedicano a giochi sadici e criminali, forse il momento più assurdo di tutte le quasi due ore, ma che da la spiegazione alla scena iniziale del film, con la coppia mascherata durante una caccia dove uccidono sadicamente con un pugnale un ragazzo innocente. Nel frattempo il detective, raccolte tutte le prove scovate, risolve il caso, ritrova il giovane che consegna nelle mani sadiche dei gemelli e ci guadagna un sacco di soldi oltre a far liberare, dagli amici poliziotti, tutte le persone rapite, anche i bambini dal covo di Tevfik. 

Sadik sulla scia dei suoi colleghi detective televisivi

Uno dei tratti distintivi, quando si pensa ad un detective, è il suo abbigliamento e il suo immancabile cappotto. Sadik uscito dalla penna di Mehmet Eroglu, come ci ha insegnato lo Sherlock di BBC interpretato da Benedict Cumberbatch o forse di più il Cormoran Strike di Robert Galbraith – pseudomino di J. K. Rowling – anche il nostro affascinante investigatore privato di Istanbul ovviamente indossa sempre il suo amato soprabito pesante e marrone. Il regista Uluc Bayraktar consapevole del significato e dell’importanza visiva dell’indumento, gli dedica alla fine del film, l’ultima scena in cui Sadik finita la missione che gli era stata affidata, ha appeso il cappotto al chiodo e finalmente parte per la tanto desiderata vacanza al caldo, magari sull’isola tropicale che sogna da sempre con la nuova fidanzata, la vicina di casa Fàtima. 

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Netflix, 2022. Fotografia: Şinasi Sparrow

Il primo film sul detective di Sadik 

Questo poliziesco turco sceneggiato da Damla Serim, è un buon tentativo delle produzioni turche di mostrare che non sanno fare solo le commedie romantiche o le dizi. Il film ovviamente per la sua struttura guarda molto al cinema hollywoodiano, con tutta una raccolta di luoghi comuni del genere, tipo i vari personaggi che intralciano le ricerche del detective. Il protagonista, grazie al talento del suo interprete Nejat Isler, rende al suo detective quel tratto dell’uomo burbero, sarcastico ma che nasconde un lato gentile che dona esclusivamente alle giovani donne che gli girano intorno e che chiedono il suo aiuto.

Sadik ricorda molto i vari investigatori privati solitari, tratti da saghe crime letterarie famose, che hanno invaso nelle ultime stagioni televisive italiane ed europee. Dieci giorni tra il bene e il male – in originale İyi Adamın 10 Günü – è solo il primo film tratto dal capitolo uno che compone la trilogia letteraria, tanto che Netflix alla fine della visione di questo thriller, suggerisce la visione del trailer del secondo adattamento Altri dieci giorni tra il bene e il male, in arrivo in estate il 18 agosto di quest’anno.

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dieci-giorni-tra-il-bene-e-il-male-con-nejat-islerIl primo thriller tratto dalla trilogia letteraria di Mehmet Eroglu che presenta Sadik, un detective di Istanbul con un oscuro passato, che durante la ricerca di un ragazzo scomparso conoscerà una città piena di loschi individui ma troverà anche l'amore. Un film turco che guarda ai classici del genere americano ma anche alle produzioni televisive europee con per protagonista un investigatore privato.