Elysium film Matt Damon

Ci sono due possibilità nel 2154: o si è ricchi o si è poveri. I ricchi vivono in una specie di colonia incontaminata, una stazione orbitante nello spazio chiamata Elysium. I poveri, ossia gran parte della popolazione, continua a vivere sull’ormai sovraffollata e disastrata Terra. Criminalità e povertà dilagano sul pianeta ma più di ogni altra cosa è l’assenza di vere e proprie cure mediche a scarseggiare e a rendere la vita insostenibile.

 

Di contro in Elysium la classe ricca, staccatasi dalla Terra per mantenere il proprio status e perpetuare uno stile di vita che ha portato alla devastazione (degli altri), è riuscita ad ideare delle cabine mediche che, tramite un dispositivo fuso con il DNA, identificano il soggetto e guariscono qualsiasi tipo di malattia, spingendosi anche a ricostruire interi arti. C’è una sola condizione da soddisfare: per accedere alle cabine mediche bisogna essere cittadini della colonia. E in Elysium le leggi anti-immigrazione sono a dir poco rigide e non permettono contaminazioni esterne.

Elysium, il film

Elysium recensione

In queste due antitetiche realtà, eroe e anti-eroe tengono ben saldi i piedi: da una parte Max (un Matt Damon in piena forma), uomo dal passato difficile e con un disperato bisogno di entrare in Elysium (non solo per se stesso); dall’altra il Segretario Delacourt (una Jodie Foster strepitosa nei panni della tiranna arrivista, camaleontica dopo la sua ultima apparizione al cinema nei panni della madre nevrotica disegnata da Polanski in Carnage), fredda e spietata donna di potere pronta a tutto pur di mantenere lo status quo.

Dopo l’enorme successo di District 9, Neill Blomkamp torna con ottimi risultati alla fantascienza per parlare in realtà di tematiche estremamente attuali. Giustizia sociale, razzismo, immigrazione, un pianeta vessato dalle angherie di ingordi esseri umani e una separazione sempre più evidente tra ricchi e poveri con la totale scomparsa della middle class sono gli elementi che il regista decide di portare in scena avvalendosi della fantascienza e di un futuro lontano ma non troppo per gettarsi in un’aspra critica contro l’ingorda società del benessere effimero.

Elysium recensione Jodie Foster

Girato quasi interamente a Città del Messico per avere un’idea di come potrebbe apparire Los Angeles nel 2154, ciò che colpisce del film è la maestria con cui il regista riesce a intridere la pellicola di realismo senza mai lasciare da parte androidi, esoscheletri o viaggi nello spazio in 19 minuti. Così come fu per District 9 in cui scene drammatiche, spezzoni di falsi documentari e spezzoni di telegiornali veri davano l’idea di iper-realismo, in Elysium pur non avvalendosi delle stesse tecniche stilistico-narrative il regista riesce comunque a coinvolgere totalmente lo spettatore e a rendere credibile una delle storie più americane che ci siano in circolazione fatta di buoni sentimenti e riscatto sociale.

Perché di un lieto fine, seppure un po’ amaro, c’è sempre bisogno.

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