Futura, recensione del film di Lamberto Sanfelice

FUTURA film 2021
Credits Foto Adele Pozzali

Futura è il secondo lungometraggio di Lamberto Sanfelice, dopo Cloro di sei anni fa che aveva portato al Sundance e al Berlino Film Festival, e che gli fece aggiudicare le candidature ai David di Donatello e ai Globi d’oro.

 

Ora Sanfelice si cimenta con una tematica del tutto nuova, e non solo dal punto di vista dell’ambientazione (in Cloro si trattava di nuoto), ma anche da quello del suono. L’ispirazione per il soggetto del film gli è venuta quando ha conosciuto un tassista che suonava la tromba: ne è nata un’amicizia e la passione per il jazz.

La trama di Futura

Così inizia a prendere forma la storia di Futura: Louis (interpretato dall’attore francese Niels Schneider) accompagna di notte sul suo taxi la spacciatrice trans Lucya (Daniela Vega) che appuntamento dopo appuntamento distribuisce con solerzia bustine di coca per tutta Milano. Lui, nel frattempo, ha abbandonato il sogno di diventare musicista, e tenta invece di fare il papà con scarsi risultati, cercando di mantenere un rapporto almeno decente con l’ex compagna Valentina (Matilde Gioli).

In una delle notti in giro con Lucya, inizia forse a cambiare tonalità il suo panorama incupito, quando incontra Nico (Stefano Di Battista) con cui parecchio tempo prima suonava jazz in giro per locali.

Da quel momento il regista inizia a sbizzarrirsi usando la musica come codice narrativo, che descrive personaggi e andamenti umorali delle scene. Stefano Di Battista, che ha anche composto le musiche, dà il suo contributo artistico facendo calare il film, e l’atmosfera suscitata da Milano, in un clima tenue e vagamente trasognato. E anche la fotografia di Luca Bigazzi incornicia sempre colori e luci con classe e fine maestria.

Il punto però è che non è sufficiente. La struttura del film, nella scrittura e nel modo in cui gli attori la incarnano, è tendenzialmente traballante. Il susseguirsi degli eventi e la loro esecuzione sono naturalmente prevedibili, con pochissimo spessore e quasi nessuna affezione che ne conseguono.

Futura – la conferenza stampa di presentazione

Parrebbe a volte che Lamberto Sanfelice si fosse dedicato a mettere in fila i fatti, confezionarli in un’estetica raffinata, ma non a conferirgli la presa che questi dovrebbero sancire all’interno del racconto. Il vero peccato è la ovvia conseguenza sullo smarrimento che a tratti emerge dai personaggi: le azioni compiute e i dialoghi restano su una superficie che non si compie mai. E la musica, nel sopperire quanto può a questi vuoti, racconta la propria bellezza e tenta di mettersi al posto degli attori, restando però inevitabilmente incompresa.

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