Ghost Stories

Arriva il 19 aprile uno degli horror più attesi della stagione: Ghost Stories. Il film è un’opera prima diretta a quattro mani da Jeremy Dyson e Andy Nyman, famosi in Gran Bretagna soprattutto in ambito teatrale.

 

E dalla pièce teatrale omonima deriva questo Ghost Stories, una sorta di antologia di racconti del terrore. La narrazione ad episodi è stata una scelta piuttosto azzardata da parte dei due registi, che hanno voluto omaggiare la vecchia “old age” del cinema horror. Dyson e Nyman si sono dichiaratamente ispirati ai vari film della Amicus Production degli anni ‘60, che ha partorito capolavori di genere come Le Cinque Chiavi del Terrore e La Bottega che Vendeva Morte.

Come da manuale, la Ghost Stories dipana i suoi racconti all’interno di una cornice. Il fil-rouge che li unisce è infatti il professor Philip Goodman (Andy Nyman, uno dei registi), alla la ricerca di una verità scientificamente accettabile circa tre avvenimenti apparentemente legati al mondo del paranormale. Ogni capitolo è una storia a sè, che riassume magistralmente i vari “stereotipi” del genere horror vecchia maniera. Abbiamo il manicomio abbandonato, il bosco stregato e la casa infestata.

Un vero parco giochi del terrore, che i due registi hanno messo in atto guardando proprio alle attrazioni di Disneyland come le case dell’Orrore. Il film spaventa, questo è certo. Rende suoi i vari espedienti tipici del genere: musiche incalzanti, effetti sonori improvvisi, mostri da manuale. Permeato del caratteristico black humor inglese, il film strappa anche qualche risata allo spettatore (si veda il secondo episodio in particolare), ma non manca di far riflettere.

Sì perché la vera gemma nascosta di Ghost Stories risiede nella simbologia di matrice ebraica disseminata lungo tutto il film. Razzismo, campi di concentramento, numeri di matricola. Non sono riferimenti smaccati, piuttosto indizi sparsi, allusioni velate.

Se l’elemento “orrorifico” urla e spaventa, in Ghost Stories l’aspetto morale è discreto, sussurrato a coloro che son disposti ad ascoltarlo, perché – come viene detto più volte nel film – la “mente vede solo ciò che vuole vedere”.

Ghost Stories è un’omaggio di puro amore nei confronti di un certo cinema del terrore degli anni che furono, che oggi sembrava completamente perso. Ma allo stesso tempo cerca di mettere del suo, facendosi portatore di una certa morale oltre che di un ottimo intrattenimento visivo.

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